Le siepi

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view post Posted on 17/7/2013, 15:12     +1   +1   -1
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Cos’è una pianta da siepe?



Occorre innanzitutto considerare che non esistono, in termini assoluti, piante geneticamente da siepe, ma esemplari che vengono utilizzati a siepe, cioè piantati fittamente e potati con regolarità, così da ottenere un effetto pieno, a muro verde. Per esempio il lauroceraso (Prunus laurocerasus), il principe delle piante da siepe, può crescere benissimo come esemplare isolato: nei giardini di Milano o di Roma, se ne possono ammirare esemplari isolati, quasi dei veri e propri alberi, che in età adulta producono fiori bellissimi e profumati.

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Il buio oltre la siepe?



Siamo noi uomini che obblighiamo queste piante a vivere strette strette (di solito se ne piantano due ogni metro), per i nostri scopi, che possono essere diversi: per delimitare i confini dei nostri giardini, per nascondere zone particolari (l'orto il capanno degli attrezzi), o per sostituire o coprire altri elementi antiestetici, come muri o reti metalliche. L'origine delle siepi probabilmente risale a quando l'uomo ha sentito il bisogno di difendere dagli animali la terra che cominciava a coltivare. Il senso della proprietà, unito ad una sempre più diffusa esigenza di privacy, ce le fa usare per isolarci e nasconderci dalla vista di curiosi vicini. Oggi l'utilizzo a fini ornamentali (si pensi ai bellissimi giardini all'italiana delle ville dei laghi, patrimonio verde e turistico mai abbastanza valutato), è superato di gran lunga dalla esigenza di isolamento e demarcazione che si ritrova nei nuovi canoni edilizi delle recenti costruzioni (villette a schiera), in un momento come quello attuale in cui sempre più spesso le nuove coppie si allontanano dalle città preferendo spazi più ampi e vita meno caotica.

Un suggerimento per chi abita in una villetta a schiera: accordatevi con i vostri vicini in modo da sfruttare un lato comune della siepe di confine.Ognuno risparmierà il costo di piantumazione di uno dei due lati, pur approfittando della siepe del vicino, della quale dovrà però impegnarsi a curare la manutenzione. E' un modo intelligente di andare d'accordo, risparmiando nel contempo la superficie del vostro giardino.

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Protezione e ornamento



Un' altra funzione che si è data alla siepe è quella di frangivento: vi sono piante molto adatte per tale utilizzo, come ad esempio:

- Cupressus sempervirens (cipresso)

- Taxus baccata (tasso)

- Laurus nobilis (alloro)

- Quercus ilex (leccio)

- Eucaliptus pauciflora (eucalipto).

Si tratta in genere di esemplari adatti a raggiungere altezze notevoli (a volte fino a 10 metri).

L'utilizzo più bello è quello architettonico, di armonizzazione e creazione del paesaggio; pensiamo ad esemplari enormi, a cipressi o cedri (Cedrus atlantica o deodara). In tal caso le siepi diventano vere e proprie "quinte", e possono celarci interi chilometri di territorio:col risultato di spingere a cercare cosa ci sia al termine del muro verde. Col premio, talvolta, di scoprire radure immense e bellissime, spazi aperti ed ambienti ariosi che mai più si pensava di trovare nascosti dietro le grandi siepi. Se ne trovano esempi in grandi parchi anche in Italia, come il bellissimo parco Sigurtà di Valeggio sul Mincio, nel quale si trovano silenzi austeri ed ambienti da meditazione nascosti dalle siepi. E dove c'è forse la più lunga ed invitante doppia siepe di rose basse in mezzo a cui passare: un vero e proprio lento e lungo sorriso profumato.

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Le specie più comuni



Il settore "siepi" in tutti i vivai è costituito da non più di una decina di specie, benché, come già accennato, ogni pianta possa essere usata per creare una barriera. Vediamo pregi e difetti delle specie più usate.

Il lauroceraso, che in termini proporzionali rappresenta forse i tre quarti delle siepi esistenti nei piccoli giardini, ha grandi pregi: basso costo, rusticità, ottima copertura, foglie lucide e coriacee, velocità di crescita. Tuttavia tende a portare via molto spazio al giardino (anche 1-2 m dal confine dopo pochi anni), e non va quindi consigliato in giardini troppo piccoli. Comporta inoltre negli anni un discreto onere manutentivo, con almeno due tagli annui. Diversamente tende a lignificare, e si pota poi con molta difficoltà.

Con caratteristiche simili, e adatto se siete in clima mite, sono l’alloro (Laurus nobilis), che vi consigliamo in particolare se siete amanti delle carni arrostite, per il noto uso culinario delle sue foglie coriacee, e il pitosforo (Pittosporum tobira), amante del sole con i suoi fiori bianchi profumati.

Completano la famiglia di piante a foglia spessa il laurotino (Viburnum tinus) dalla lunga fioritura invernale, l’eleagno (Elaeagnus angustifolia), con o senza spine, e dalla elegante foglia grigio-dorata, l’agrifoglio (Ilex aquifolium), più costoso ed elegante, il bosso (Buxus sempervirens), perfetto per le sculture topiarie per via della sua crescita contenuta, e la Photinia, per una siepe di sicuro effetto a causa del suo colore rosso fuoco.

Più contenute in spessore, e con foglie più piccole e morbide, sono invece il ligustro (Ligustrum ovalifolium) e il Pyracantha. Il primo ha il pregio di produrre in primavera dei fiorellini bianchi profumatissimi (ed esistono tra l’altro varietà a foglia dorata molto eleganti), mentre il secondo, dotato di buone spine atte a scoraggiare gli intrusi, benché di crescita un po’ disordinata, produce in estate numerosissime bacche di colore giallo, rosso o arancione. Entrambi sono piuttosto facili da potare, e lignificano molto più lentamente del lauroceraso.

Fin qui i sempreverdi, anche se talvolta vengono utilizzati càrpini (Carpinus betulus) e faggi (Fagus sylvatica), per la loro caratteristica di conservare a lungo le foglie secche sui rami.

Tra le conifere, spesso vengono usate le Cupressocyparis leylandii, i Cupressus sempervirens, i tassi (Taxus baccata) e alcune tuie (Thuja occidentalis ed orientalis), le Chamaecyparis lawsoniana ‘columnaris glauca’ ed ‘ellwoodi’, e i Cupressus arizonica (per i toni azzurri), e le Thuja plicata ‘aurea’ (per i toni dorati). Talvolta queste essenze vengono utilizzate anche per interessanti siepi miste.

Se poi si ha l’esigenza di occupare pochissimo spazio, è anche possibile utilizzare per la copertura di una rete divisoria, delle piante rampicanti. Tra i sempreverdi sono consigliabili il falso gelsomino (Trachelospermum jasminoides) e il caprifoglio (Lonicera caprifolium) o anche l’edera bianca, gialla o verde, ma è possibile sbizzarrirsi anche con miscele fantasiose di sempreverdi e non sempreverdi (edera + vite canadese, lonicera + clematis, rose + passiflora ecc.).

Siepi da fiore

Quando desideriamo che la nostra siepe ci regali anche una fioritura decorativa, accentuata dalla presenza di più piante poste a dimora vicine, possiamo scegliere delle piante da fiore; anche in questo caso in genere si scelgono delle essenze di facile coltivazione, ed esenti da malattie. Possiamo anche porre a dimora piante che producono bacche decorative, in modo da avere una siepe piacevole anche durante i mesi invernali.

Siepi di latifoglie di grandi dimensioni

Anticamente nella pianura Padana si dividevano gli appezzamenti di terreno con siepi costituite da latifoglie, generalmente pioppi, frassini, platani o altre essenze autoctone, utilizzate anche per consolidare le rive dei canali di irrigazione; questo tipo di siepi, presenti anche oggi in molte zone d'Italia, hanno crescita rapida, offrono un buon ombreggiamento e un'elevata protezione dai venti forti. Per un buon mantenimento di una siepe di alberi ad alto fusto è però bene praticare periodicamente il taglio di tutte le piante a 50-100 cm dal terreno, in modo da formare una densa ceppaia. Un tempo i trattamenti periodici di potatura delle ceppaie lungo i canali fornivano anche una buona riserva di legna da ardere. Oggi questo tipo di siepi, generalmente di grandi dimensioni, vengono utilizzate nel caso di grandi appezzamenti di terreno, viste le dimensioni finali che possono raggiungere: 3-5 metri di altezza; da sempre presenti in molte zone, se ne sta anche favorendo il reinserimento nelle campagne, vista anche l'importanza che assumono quali ripari per moltissime specie animali, soprattutto uccelli che nidificano tra i rami delle ceppaie.

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Spoglianti o sempreverdi?


Di solito si pensa alla siepe come a qualcosa di sempreverde, che spesso si è portati a preferire per il maggiore effetto coprente. Le sempreverdi però, hanno spesso fioriture banali o "piatte". Qualora non vi sia un'esigenza assoluta di copertura si può tentare qualcosa di innovativo, che rompa la ripetitività monocorde del sempreverde. Guardiamo le piante delle nostre campagne, le piante autoctone. Certo d'inverno sembrano spoglie, però il giardino in Gennaio si vive poco. Al massimo lo si osserva, avvolto nella nebbia, o coperto dalla neve. In questa atmosfera si perde la voglia di sempreverde, e si capisce come le piante caducifoglie siano in armonia con l’ambiente: in più ci assicureremo fioriture tumultuose e una variabilità stagionale ricca di sorprese.

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Siepi alternative


Perché dunque non pensare a siepi concepite come successioni di piante differenti a fioriture scalari, con diversi colori autunnali, e magari ricche di bacche in inverno? Sono le siepi più belle, e vivacizzano angoli sterili dei nostri giardini. Pensiamo agli innumerevoli cespugli da fiore a colori diversi, che possono tranquillamente essere usati in una siepe originale: Forsythia, Amelanchier (pero corvino), Prunus da fiore, Chaenomeles japonica (cotogno del Giappone), Lagerstroemia indica, viburni, Hibiscus syriacus, Cytisus e altre ginestre, Hamamelis, calicanto, spiree, Buddleia, tamerice, weigelia e molte altre, secondo fantasia e creatività.

Un'altra alternativa può essere rappresentata da altre essenze, questa volta monotematiche, come le intramontabili ortensie (ricordiamoci che vogliono l’ombra), le profumatissime lavande, i talvolta invasivi bambù.

In alcuni casi si possono creare siepi che abbiano un valore diverso da quello squisitamente estetico. Ricordo, ad esempio, particolari essenze che avevo pensato, nell' ambito di un progetto di riqualificazione floro-faunistica di una cava nei pressi di Milano, scegliendo specie idonee come fornitrici di cibo per gli uccelli, e quindi meritevoli di inserimento come attrattiva faunistica: agrifoglio (Ilex aquifolium), olivello spinoso (Hippophae rhamnoides), palla di neve (Viburnum opulus), pero corvino (Amelanchier ovalis), sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia), biancospino (Crataegus oxyacantha), ginestrone (Ulex europaeus), sinforina (Symphoricarpus racemosus) e molte altre.

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Come fare una siepe: le solite cose... e qualche trucco



In fase d’impianto dovremo scavare per ogni pianta una bella buca, concimarne il fondo, posare la zolla, richiudere il buco con la terra, e, magari, sparpagliare in superficie un po’ di sostanza organica.

Quando piantiamo una siepe possiamo cercare di risparmiare tempo, se abbiamo la fortuna di disporre di un piccolo escavatore, scavando, ad esempio, un unico lungo solco entro cui ospitare le piante, oppure aiutandoci con del gesso od altre sostanze traccianti, segnalando preventivamente i punti di collocazione sul terreno. Attenzione anche al concime: quello chimico rende immediatamente disponibili gli elementi chimici alle piante. Stiamo attentissimi a non esagerare con la distribuzione: gli eccessi sono all'ordine del giorno. D'inverno le piante sono poco attive, per cui è inutile usare concimi chimici: preferiamo, invece, gli organici (stallatico, cornunghia, pellicino), che ci mettono più al riparo dai pericoli di eccessi di concimazione ed in più posseggono anche un effetto ammendante, cioè di miglioramento della struttura del terreno. Per andare più diritti possibile, possiamo piantare dei picchetti in corrispondenza dell'inizio, di metà o della fine della siepe, allineandoli a vista e tirando delle corde tra un picchetto e l'altro.

Una volta scelte le piante è consigliabile porle a dimora tutte assieme; prima di tutto è bene lavorare il terreno, aggiungendo dello stallatico e della sabbia, per migliorare ed arricchire il substrato, in modo da renderlo fertile e ben drenato; se abbiamo scelto delle piante che amano terreni a ph acido è necessario aggiungere al terreno anche della torba.
Quindi predisponiamo il luogo in cui sistemare il filare di piante: con una cordicella e due bastoni prepariamo la linea di riferimento, in modo che la siepe risulti ben dritta ed ordinata; quindi procediamo preparando uno scavo sufficientemente profondo da contenere il pane di radici delle piante; in genere arbusti da siepe, alti 40-50 cm, si pongono a dimora ad una distanza di 65-75 cm; se disponiamo di piante più piccole dovremo porle a dimora a distanza minore. Una volta poste a dimora le piccole piante che comporranno la siepe premiamo ben il terreno attorno ai fusti e procediamo con una annaffiatura abbondante, che bagni il terreno bene in profondità.

Si consiglia quindi di pacciamare il terreno attorno ai fusti delle piante, in modo da evitare l'eccessivo sviluppo di erbacce e per mantenere il piede degli arbusti fresco e leggermente umido anche durante le calde giarnate estive; a questo scopo si possono utilizzare le cortecce di pino, oppure foglie secche o lapillo.

Se il terreno è ben drenato e ricco di materiale organico in genere le nostre piante non ci daranno grandi problemi, anche se sarà bene ripetere la concimazione ogni anno, a fine inverno.

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Siepi e problemi



"Dottore, come mai la mia siepe ha poche foglie in mezzo?". Tutte le siepi gia formate sono vuote al centro. La presenza periferica di foglie impedisce la penetrazione della luce e quindi la formazione di verde lungo i rami coperti. Quando potate generosamente una siepe che magari per anni non è mai stata toccata, non preoccupatevi del senso di desolazione che proverete finito il lavoro. I rami vuoti rimasti si riempiranno presto di foglie nuove. A patto, naturalmente, che qualche foglia sia risparmiata: la pianta non deve essere mai privata della possibilità di fabbricarsi gli zuccheri con la fotosintesi.

Spesso si possono verificare, specialmente negli impianti nuovi, morie improvvise di alcune piante. Non date la colpa sempre al fornitore (".. mi hanno dato delle piante sofferenti!"). La causa è spesso da ricercare in uno squilibrio da carenza o da eccesso idrico. La prima ipotesi si può verificare nelle messe a dimora eseguite in stagioni calde, in assenza di impianto di irrigazione e spesso con esemplari in zolla, quindi più sensibili alla poca disponibilità d’acqua. Il verificarsi della seconda ipotesi, molto più comune di quanto si possa pensare, è legato invece alla presenza di terreni asfittici, compattati e molto argillosi. Circostanza piuttosto frequente nei giardini delle case in costruzione, nei quali gli scavi dei cantieri, i passaggi frequenti di ruspe e gru, e i riporti di terra sterile presa da scavi profondi, contribuiscono alla formazione di una suola di compattamento. Tale suola causa un difficile sgrondo delle acque, creando condizioni di anaerobiosi ed insorgenza di anomale fermentazioni, spesso accompagnate da malattie fungine (marciumi, botriti, tracheomicosi ecc.).

Nel caso delle siepi, inoltre, questi problemi vengono accentuati dalla presenza di basamenti in cemento dei muretti di confine, che sono ulteriore ostacolo al deflusso delle acque. Non potete immaginare quanto comuni siano questi problemi che quotidianamente ci troviamo ad affrontare nella pratica del nostro lavoro!

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E la potatura?



Potare le siepi non è così facile come possa sembrare Non bastano forbicioni e buona volontà. Occorre sapere il quando, il come e il quanto.

Un tempo i giardinieri "fissi" delle grandi ville private, potavano le siepi squadrate quasi settimanalmente. E anche oggi, potendolo fare, questo resta il metodo migliore, perché crea il minor danno possibile alle piante che, come tutti sappiamo, non amano affatto essere potate, tanto meno capitozzate.

La necessità di ridurre a uno o due interventi nell’anno la potatura, ha fatto quasi scomparire dal mercato alcune piante (come i Cupressus arizonica), che in assenza di continua potatura tendono a diventare disordinate, e sensibili alle intemperie. Esistono poi diversi sistemi di cura: lasciando la siepe un po’ libera e spontanea, oppure tenendola perfettamente squadrata, come nei tradizionali giardini all’italiana.

Se si segue il sistema formale, è necessario aiutarsi con il filo, per seguire la linea di taglio in altezza. Così facendo si evitano le antiestetiche "onde", tipiche dei giardinieri inesperti.

E’ necessario poi, se l’intervento è stato fatto a macchina, ritoccare a forbice i rami mal potati, onde evitare la possibile insorgenza di malattie attraverso ferite o tagli sfrangiati.

Una considerazione di costo si rende necessaria: se è vero che una piantina di lauroceraso costa molto poco, è anche vero che, negli anni, il costo di manutenzione sarà elevato. Consiglio quindi di rivolgersi a piante dalla crescita non troppo vigorosa, anche a costo di spendere qualche lira in più.

Per uno sviluppo ottimale è bene intervenire con le potature, con le prime si modellano le piante fino ad ottenere la forma desiderata, con le potature successive si contiene lo sviluppo della siepe e si arieggiano e si illuminano le parti più interne delle piante, in modo da evitare la perdita del fogliame nei rametti più vicini al tronco.
Nei vivai sono disponibili piante da siepe già sviluppate, con buona crescita in altezza e molte ramificazioni laterali; ponendo a dimora questo genere di piante si produce facilmente una siepe, avendo l'accortezza di potare le piante di circa un terzo, o della metà, in altezza una volta all'anno per i primi 2-3 anni: in questo modo le piante si infoltiranno velocemente, producendo molte ramificazioni nella parte bassa.

Per le siepi di conifere è consigliabile evitare le potature nella parte alta, fino a che non avrà raggiunto l'altezza da noi desiderata; a questo punto si cimano le piante, in questo modo si eviterà uno sviluppo eccessivo in altezza nel corso degli anni.

Se possiamo attendere alcuni anni possiamo ottenere una siepe più economica partendo da piccole piante; in questo caso si procede in maniera diversa a seconda del tipo di pianta scelta:

- Piante pollonanti

Si tratta delle piante che tendono a formare larghi cespugli costituiti dal fusto principale, affiancato nel tempo da numerosi polloni. Le giovani piante in primavera, dopo l' impianto, si tagliano a circa 15-20 cm dal suolo, negli anni successivi si procede accorciando la parte alta della siepe e potando le ramificazioni laterali.

- Piante non pollonanti

Sono le piante che sviluppano un solo fusto principale con molte ramificazioni laterali; in questo caso si procede accorciando di un terzo in altezza la pianta e potando i rami laterali.

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Potature successive



A seconda della specie da noi scelta e dalla tipologia di siepe che intendiamo ottenere, le operazioni di potatura negli anni saranno diverse, e dipendono anche dalla vigoria delle piante.
E' possibile preparare una siepe lineare e geometrica, che va conformata avendo cura di lasciare la base un poco più larga dell'apice, in modo che le piante godano di più luce. Una siepe lineare si pota a fine inverno, quindi si procederà ad alcune potature nell'arco della stagione vegetativa, ma molto dipende dalle piante scelte: una siepe di lauroceraso o di ligustro verrà potata 3-4 volte all'anno, una di bosso solo due o tre. In genere si tende a controllare la crescita delle piante ogni 2-3 mesi, da marzo fino a novembre.

Volendo si può anche decidere di lasciare alla siepe un portamento più naturale, lasciando che ogni singola pianta si sviluppi liberamente; anche in questo caso è però consigliabile una potatura all'inizio della primavera, per infoltire le ramificazioni.

Le siepi costituite da piante da fiore si potano, in linea di massima, dopo la fioritura, ma è bene valutare il giusto periodo per ogni singola specie scelta: per esempio le rose rampicanti si potano a fine inverno.

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Piante con un fine



Non scegliamo, dunque, una siepe, solo per nasconderci o proteggerci, ma soprattutto per mostrarla. E cerchiamo di valorizzare le nostre coperture verdi, attribuendo loro un significato che possa andare al di là di un puro scopo funzionale. Non limitiamoci alla funzione decantata dal Leopardi ("..che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude..."), ed osiamo qualcosa di originale.

Vi sono essenze che coprono, è vero, ma anche profumate, a fioriture differenziate, dagli splendidi colori autunnali, ricche di bacche utili per noi e per l’avifauna, con foglie lucide o brillanti, o adatte all’uso di cucina. Facciamo entrare a far parte del progetto del giardino anche la nostra siepe. Non rimane che lasciare mano libera alla nostra fantasia di giardinieri creativi.

Non consideriamole solo piante di confine, ma, per una volta, piante con un fine.


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Legislazione



Il posizionamento di piante, siepi o arbusti lungo le zone di confine tra due terreni è regolato da norme che variano da zona a zona; è sempre consigliabile consultare la polizia locale per ottenere informazioni su tali norme prima di porre a dimora una siepe. Se non esistono norme locali tali operazioni sono regolate dal codice civile, e precisamente dagli articoli 892-896. Nel codice civile italiano sono riportate le seguenti norme:

- Gli alberi ad alto fusto si pongono a tre metri dal confine; si intendono alberi ad alto fusto quelle piante che raggiungono agevolmente i 6-7 metri di altezza, o che hanno fusto con ramificazioni che cominciano al di sopra dei tre metri.

- Le piante non ad alto fusto, ovvero che ramificano al di sotto dei tre metri di altezza, vanno poste a 150 cm dal confine.

- Gli arbusti, le viti, le piante rampicanti, le siepi vive, le piante da frutto, possono essere piantati a mezzo metro dal confine.

Ma ricordiamo che le siepi di ceppaie vanno poste a un metro dal confine, e le siepi di robinie, anche se a ceppaia, ad un metro e mezzo dal confine.

Se sul confine è posto un muro si possono piantare siepi ed alberi rasente il confine, purché abbiano un'altezza inferiore a quella del muro.


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Fonti:
vivaioclorofilla.it - giardinaggio.it


Edited by francesina63 - 14/1/2016, 17:43
 
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Siepe di Alloro



Le siepi sempreverdi sono le più usate in giardino, ma anche in campagna. Non è difficile trovarle anche nei giardini e negli spazi pubblici o intorno ai parcheggi di ristoranti e negozi. Tra le siepi sempreverdi più gettonate vi è sicuramente quella di alloro. Il perché di questo successo è presto detto: l’alloro è una pianta resistente e tipicamente mediterranea. Per queste caratteristiche è anche la pianta più usata per le siepi. L’alloro non richiede, infatti, eccessive cure e attenzioni e si adatta bene anche a lunghi periodi di siccità. Essendo un sempreverde, inoltre, tende a non perdere le foglie in inverno, regalando una siepe verde anche durante i mesi invernali. Nella bella stagione la pianta produce anche piccoli fiori bianchi che possono avere un discreto effetto ornamentale. Tutti questi “requisiti” depongono a favore della scelta di una siepe di alloro. Prima di metterla a dimora bisogna però individuare gli obiettivi della stessa e l’area dove sarà collocata. Per la sua rusticità e semplicità, la siepe di alloro viene prevalentemente usata per recintare, schermare e proteggere piccoli giardini privati o di campagna. Questa siepe è ideale quando si vuole separare dalla vista un’ara confinante con lo spazio dei vicini o quando si vuole delimitare, in assenza di box o garage, un’area da destinare a posto auto.

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Caratteristiche



La siepe di alloro è costituita da filari della pianta omonima. Arbusto sempreverde tipicamente mediterraneo, l’alloro è uno stretto parente del lauroceraso, con cui si contende il primato della costruzione di siepi pubbliche, private e di campagna. Il nome scientifico della pianta è “laurus nobilis”, comunemente abbreviato in lauro. L’alloro è il lauro sono dunque la stessa cosa e non vanno confusi con il lauroceraso, specie sempreverde da siepe con un ritmo di crescita leggermente superiore a quello dell’alloro. La siepe di alloro è semplice da realizzare e non richiede eccessive cure o attenzioni. Calibrando le potature e le irrigazioni, una siepe di alloro può durare anni senza mostrare segni di “cedimento” o malattie. La messa a dimora avviene lavorando il terreno e scavando delle buche a una certa distanza l’una dall’altra. Per creare una siepe di altezza regolare , magari media e non più alta di un metro e venti, si possono impostare dei paletti di legno all’inizio o alla fine della siepe. Questi paletti, alti secondo l’altezza che si desidera per la siepe, fungeranno da guida e consentiranno di tagliare tutte le foglie e i rami che superano l’altezza prestabilita. La siepe di alloro può anche raggiungere un’altezza di due metri e se lasciata al naturale, anche di tre. Ma senza controllo, la pianta tende a crescere eccessivamente e disordinatamente rendendo impossibili le potature. Durante la creazione della siepe bisogna tener conto delle distanze da rispettare con la proprietà dei vicini. La legge stabilisce, infatti, che per le siepi alte fino a due metri e mezzo si debba rispettare una distanza minima di mezzo metro. Se la siepe dovesse sporgere troppo verso il confine del vicino, potrebbero sorgere controversie e fastidi di natura legale.

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Irrigazione



La siepe di alloro non richiede eccessive irrigazioni, ma solo la giusta quantità di acqua necessaria a sopportare siccità o carenza idrica. Al contrario, un eccesso di acqua potrebbe appesantire le radici e causare malattie fungine gravi come il mal bianco. In genere la siepe di alloro va irrigata distribuendo l’acqua ogni due o tre settimane. Superata questa fase, la siepe va lasciata libera di drenare e assorbire l’acqua nelle radici. L’irrigazione calibrata consente alla siepe di resistere bene a qualsiasi avversità. Se il clima dovesse essere particolarmente arido e poco piovoso (specie in estate), le irrigazioni si possono aumentare. Di solito è semplice capire quando la siepe di alloro va irrigata: in caso di carenza idrica le foglie diventano marroni e il terreno assume una consistenza pietrosa.

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Potatura



La siepe di alloro non cresce come quella di lauroceraso. Tuttavia, per mantenerla sempre sana, curata e in buone condizioni, conviene potarla regolarmente. Questa siepe va potata due volte l’anno: a giugno e ad ottobre. La potatura consiste solo nella rimozione delle foglie e dei rami secchi o danneggiati e nell’asportazione delle parti che superano l’altezza prestabilita o che scavalcano il confine dei vicini. La potatura non deve essere eccessiva e nemmeno troppo aggressiva. La siepe di alloro va potata per contenerne la forma e la crescita. In assenza di questo intervento, tende a crescere troppo e a diventare enorme nel giro di pochi anni. Una siepe di alloro non potata da anni sarà poi più difficile o addirittura impossibile da potare. Con le giuste cure e attenzioni, dunque, la siepe di alloro saprà fare al meglio il suo dovere: proteggerà, schermerà e recinterà qualsiasi spazio desideriate. Una siepe di alloro sana permette anche di usare alcune foglie della pianta per aromatizzare arrosti e grigliate di carne o pesce. L’alloro è infatti una pianta aromatica dalle foglie strette e verdi usate anche per preparare tisane digestive.


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Fonte:
giardinaggio.net


Edited by francesina63 - 8/7/2015, 14:01
 
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view post Posted on 25/5/2014, 21:49     +1   -1
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Photinia siepe



Realizzare una siepe di photinia per pigrizia o per passione? Chi sceglie questa pianta di solito lo fa per entrambi i motivi. La photinia, infatti, ha poche necessità colturali e presenta una particolare colorazione delle foglie che rende la siepe molto decorativa. Per le sue caratteristiche, la photinia è l’arbusto più usato per la creazione di siepi private o pubbliche. Nelle nostre zone ormai quasi sempre miti e temperate, la pianta trova il suo habitat ideale, anche se non disdegna le zone fredde. L’unica cosa che infastidisce la photinia è l’umidità e il ristagno idrico. Per il resto, con questa pianta si possono anche creare bordure, siepi basse, siepi di media altezza o alte, ma anche singoli alberelli in vaso o composizioni di alberi su grandi fioriere.

L’uso principale della photinia è comunque nella siepe, dove la pianta esprime la sua massima bellezza e il suo più intenso vigore. La photinia viene preferita ad altre specie perché in primavera si colora di foglie rossastre e di piccoli fiori bianchi, dando un vivace tocco di colore e di contrasto all’ambiente circostante. La creazione di una siepe di photinia è dunque un’esperienza da fare non solo per “pigrizia”, ma anche per passione. Curando attentamente la siepe di photinia, si avrà sempre una barriera sana, compatta, schermante ed altamente decorativa.

Sfruttata per realizzare siepi, questa pianta arbustiva offre uno sviluppo rigoglioso e fitte foglie in grado di creare una barriera naturale, che pur non opprimendo svolgono perfettamente la funzione di delimitare il giardino e occludere la vista, garantendo la massima privacy per godere in tutta tranquillità dei momenti di relax.

Il fascino della photinia è proprio quello di cambiare volto durante l'anno, mostrando diverse sfaccettature e sottolineando la ciclicità dei ritmi naturali, per una siepe mai uguale a se stessa.

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Caratteristiche



photiniasiepe2 La photinia è un arbusto o un piccolo albero sempreverde di origine asiatica. In commercio si trovano ormai tanti ibridi di questa pianta, ibridi che sono in grado di resistere a parassiti, malattie e ad altre avversità di natura ambientale o climatica. La photinia sopporta bene anche l’inquinamento ed assorbe senza danni le polveri sottili e inquinanti emesse dalle fabbriche o dalle auto. In questo senso, la siepe di photinia svolge un importante ruolo di conservazione e di protezione dell’ambiente. Per questa sua caratteristica, la siepe di photinia trova sempre piùspazio negli ambienti urbani e nei contesti pubblici. L’uso continuato e ripetuto di photinia da siepe sta forse inflazionando la fama di questa bellissima pianta, ma ciò non esclude che la stessa possa essere usata anche per creare una normale siepe da giardino. La photinia, infatti, viene usata per creare siepi miste, rustiche, informali e decorative. La pianta è in grado di raggiungere un’altezza di tre, quattro metri,. Morfofologicamente si presenta con foglie ovali lanceolate, non troppo abbondanti, che a primavera, nella fase del germoglio, si colorano di rosso, per poi diventare verde scuro. Il fenomeno si verifica a marzo, mentre a maggio, proprio alla fine della primavera, la pianta produce piccoli fiori bianchi riuniti in sottili rametti.

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Creazione siepe



La photinia è l’arbusto ideale per creare siepi semplici, ornamentali e protettive. Le piante di photinia da siepe si piantano su buche scavate nel terreno. Il terreno che dovrà accogliere la siepe va vangato, zappato e lavorato alla stessa maniera di quando si prepara quello per il prato. Si procede dunque a togliere detriti e sassi e si effettua una concimazione di fondo. Le buche devono permettere di piantare le piante a una distanza di circa sessanta od ottanta centimetri l’una dall’altra. La pianta non va collocata troppo in profondità, per evitare l’accumulo di ristagni idrici nelle radici. Il terriccio ideale per la siepe di photinia può essere quello normale da giardino, anche se è meglio aggiungere della sabbia per evitare l’accumulo di ristagni idrici. La photinia ama, infatti, i terreni ben drenati, soffici e ricchi di sostanza organica. La photinia da siepe ( da mettere a dimora in primavera) può essere collocata in posizione soleggiata o all’ombra; l’ideale sarebbe una posizione a mezz’ombra che garantisca alla pianta una certa esposizione al sole per qualche ora del giorno.

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Cura



La photinia da siepe non richiede cure particolari: la pianta, infatti, non ha particolari esigenze colturali e si adatta bene a qualsiasi condizione climatica. In inverno, in caso di stagione troppo rigida, conviene effettuare una pacciamatura alla base della siepe. La tecnica consiste nel ricoprire di foglie secche , terriccio o corteccia, la zona attorno alle radici. In tal modo, il gelo o la neve non intaccheranno l’apparato radicale e non lo faranno marcire. La photinia, comunque resiste bene anche alle basse temperature e a quelle alte. La pacciamatura invernale va effettuata solo a titolo precauzionale. La photinia va innaffiata ogni dieci giorni quando è giovane, mentre quando è adulta può essere innaffiata anche solo tramite la pioggia. In caso di stagione estiva arida e secca, conviene sempre distribuire un po’ d’acqua anche alla pianta adulta. La photinia resiste bene anche ai parassiti e alle malattie. Per prevenirle, basta somministrare a fine inverno un insetticida ad ampio spettro. La photinia va potata in tarda primavera, dopo la fioritura, eliminando i fiori e i rami appassiti e tagliando i rami troppo lunghi. La photinia da siepe può anche essere concimata con fertilizzante organico o compost. Da ricordare, che la varietà di pianta più usata per le siepi è la Photinia Fraseri Red Robin.

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I benefici della potatura



Photinia potatura Per la photinia la potatura è un procedimento praticamente indispensabile: la pianta ha uno sviluppo molto rapido ed è quindi importante poterlo contenere per fare in modo che le radici e il terreno possano rispondere a tutte le sue esigenze nutrizionali. I principali scopi della photinia sono quindi il controllo e il contenimento della sua crescita e la crescita sana, anche se a queste funzioni si accompagna quella ornamentale: la photinia, dal momento che viene utilizzata di frequente per dare vita a siepi e simili strutture, viene potata affinché assuma una forma regolare e mostri un contorno ben definito, senza invadere gli spazi e portando un tocco di equilibrio e armonia nel giardino. Anche per le photinie in vaso la potatura è molto importante: non solo per conferire alla pianta una forma gradevole alla vista, ma anche per evitare un eccessivo sviluppo della chioma e per contenere le dimensioni della pianta, garantendo allo stesso tempo il giusto ricambio tra rami giovani e rami ormai secchi e improduttivi, che se non eliminati sottraggono nutrimento alla pianta stessa e causare in questo modo una scarsa fioritura.

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Periodo di potatura



Photinia potatura La potatura è un'operazione assolutamente benefica per le piante, se però viene effettuata con la dovuta attenzione e cura: è importante saper riconoscere i rami da tagliare e quelli che invece devono ancora essere conservati, perchè produttivi e robusti, ma anche riconoscere il periodo adeguato è fondamentale. La potatura viene solitamente effettuata in marzo o comunque all'inizio del periodo primaverile, prima della fioritura, per eliminare i rami più vecchi, ma una più lieve potatura può seguire anche in autunno, dopo che la fioritura è già terminata, per eliminare quei rami che non sono più in grado di essere produttivi e comportano un rallentamento nella crescita della pianta, nonché un indebolimento. Una pianta che presenta molti rami secchi e ormai vecchi sarà anche una pianta più debole, e dunque più facilmente soggetta agli attacchi da parte degli insetti e dei parassiti, e delle malattie di varia natura che possono compromettere la salute e la vita della pianta stessa. Una leggera potatura può essere effettuata anche a fine autunno o inizio inverno, senza però eccedere: il rischio, altrimenti, è quello di eliminare troppi germogli e di ritrovarsi con una scarsa fioritura la primavera successiva.

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Tecniche di potatura



Photinia potatura Potare una pianta significa eliminare, di essa, le parti meno utili e che costituiscono una dispersione dei nutrienti fondamentali ricavati dal terreno: è fondamentale, dunque, saper riconoscere quali rami selezionare e quali mantenere affinché producano una adeguata fioritura. I rami da eliminare saranno, naturalmente, quelli che presentano un aspetto secco e vecchio e che non producono più germogli. Dal momento che la photinia ha uno sviluppo ampio e rapido, gli interventi saranno decisi soprattutto in primavera, mentre una leggera potatura potrà avvenire anche nel periodo invernale. Ad essere eliminati saranno innanzitutto i rami più vecchi o deboli che si sviluppano dalla parte bassa della pianta, facendo attenzione a non tagliare troppo vicino alla base per evitare ferite aperte o danni alla pianta stessa. Salendo in altezza, la photinia necessiterà di un intervento mirato anche al contenimento del suo sviluppo sia in verticale sia in orizzontale: verranno quindi taglia i rami laterali in modo tale che la pianta abbia un aspetto ordinato e si provvederà al taglio dei rami che si sviluppano eccessivamente in altezza. Anche alleggerire le fronde interne della photinia è importante, per garantire attraverso esse un sufficiente ricambio d'aria e il filtraggio dei raggi solari: in questo modo si eviterà di creare un ambiente umido e ombroso favorevole alla proliferazione degli insetti e dei microrganismi infestanti.


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Fonti:
giardinaggio.net


giardinaggio.org


Edited by francesina63 - 8/7/2015, 14:02
 
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