La Chiaroveggenza

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view post Posted on 8/1/2013, 09:07     +1   -1
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Insieme in Armonia

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Nel suo significato proprio é la visione paranormale (e quindi indipendente dal canale dei sensi) di oggetti, fatti o persone lontane nello spazio o nel tempo dal soggetto chiaroveggente. La chiaroveggenza comprende anche la retro-cognizione e la precognizione che tuttavia presentano problemi più complessi.

La chiaroveggenza si può manifestare nelle condizioni più varie: in stato di veglia, durante il sonno normale, in stato ipnotico provocato o auto-indotto o trance, può essere spontanea o sperimentale; può affermarsi indipendentemente da ogni volontà o essere favorita da varie pratiche.
E’ un fenomeno molto antico e già Platone aveva riconosciuto il suo frequente insorgere nel sogno. Sia la chiaroveggenza che molti altri fenomeni magici abbondarono nel Medioevo e nel Rinascimento, ma i primi studi iniziarono negli ultimi due decenni del Settecento e soprattutto in Francia con le esperienze del medico austriaco Franz Mesmer che magnetizzava, ossia ipnotizzava, i suoi pazienti per guarirli dalle loro malattie.

Molti altri si accostarono a queste esperienze e nel 1840 l’Accademia di Medicina di Parigi (la stessa che aveva condannato il Mesmer, per poi concludere che la condanna di trent’anni prima era stata troppo affrettata) decise di interessarsi della fenomenologia che riteneva comunque dovuta ad impostura. Ma proprio in quel periodo apparve sulla scena quello che forse fu uno dei più grande chiaroveggenti dell’Ottocento, Alexis Didier che, in stato sonnambolico leggeva libri chiusi, ritrovava oggetti perduti, giocava a carte e a biliardo con gli occhi bendati, descriveva ambienti che non aveva mai visto indicandone tutti i particolari, anche quelli che erano ignoti ai presenti. I fenomeni che produceva erano così strabilianti che lo stesso Houdini, grande illusionista dell’epoca, dichiarò che non avrebbe mai potuto ripeterli con pratiche illusionistiche.

Nella seconda metà del secolo la chiaroveggenza viene messa in ombra dalla telepatia, anche se gli americani continuano a studiarle entrambe. Comincia a manifestarsi una chiaroveggenza cosiddetta viaggiante: il sensitivo, in questi casi in stato di trance, sembra trasportarsi in un dato luogo e lo descrive esattamente agli sperimentatori. Studiano questo fenomeno il Cox, il Myers, lo Schrenck-Notzing, il Richet.
Ai primi del Novecento la chiaroveggenza e la telepatia vengono studiate con eguale interesse. I sensitivi più famosi sono ora Elisabeth D’Espérance, Gladys Leonard Osborne, Ludwig Kan, Pascal Fortuny, Stefan Ossowiecki che vengono studiati anch’essi da scienziati illustri quali Geley, Richet, Lodge, Osty.
Questi concludono che alcuni casi di chiaroveggenza possono essere riferiti a fenomeni telepatici, altri invece, come per la Leonard e l’Ossowiecki, che non rientrano in questa casistica. Essi manifestano caratteristiche diverse che consentono loro di leggere libri chiusi, scelti a caso in una libreria, di cui spesso gli astanti non conoscono neppure il titolo che quindi non può essere stato trasmesso telepaticamente.

Questi studi si diffondono anche in Russia ed assumono un’importanza, per la loro applicazione pratica, non inferiore a quella della bomba atomica.

Il primo studioso ufficiale é Leonid Vasilev, il quale cerca le basi della telepatia e della chiaroveggenza in un’energia psichica affine alle energie fisiche conosciute. Nel 1962, in una clinica per malattie nervose viene scoperta una giovane donna, Rosa Kuleshova, la quale è giunta a leggere con il solo tatto la scrittura stampata e sa distinguere al tatto i colori, anche se proiettati su una lastra di vetro. Sempre negli anni sessanta il dott. A.S. Novomeyshy inserisce questi esperimenti nell’ambito accademico cominciando ad allenare i suoi studenti del Collegio Pedagogico a distinguere colori diversi su superfici lisce.

Un esame e una classificazione della fenomenologia possono essere fatti soltanto da un punto di vista esteriore, che tenga conto delle affinità e delle diversità più appariscenti, in quanto non si conosce la natura della chiaroveggenza.
Una delle classificazioni é quella che si può stabilire in base alle diverse condizioni ambientali che la chiaroveggenza deve superare per affermarsi. In conformità con la definizione che abbiamo dato, possiamo allora dividere la fenomenologia in tre grandi gruppi:

1)- chiaroveggenza attraverso corpi opachi; 2) - chiaroveggenza nello spazio; 3) - chiaroveggenza nel tempo.

Nel primo gruppo rientra tutta la fenomenologia cosiddetta criptoscopia, che può significare tanto visione occulta, quanto visione di ciò che é nascosto e cioé la visione di oggetti chiusi in scatole o comunque celati, la lettura di libri chiusi o suggellati, la percezione extrasensoriale di carte ESP, insomma di tutti questi casi in cui né il sensitivo, né i presenti sono a conoscenza della natura del bersaglio.

Anche la visione degli organi interni altrui (autoscopia), la diagnosi chiaroveggente, che può consistere in fenomeni di autoscopia ed eteroscopia con in più la percezione di una malattia e a volte dei necessari mezzi di cura, oppure limitarsi al riconoscimento del male senza la visione dell’organo malato, la radiestesia in senso lato, rientrano in questo gruppo.
In questo tipo di chiaroveggenza una domanda importante é se la natura o la sostanza dell’ostacolo possa influire sul fenomeno. La scuola quantitativa del Rhine afferma di no, mentre in Francia Pierre Duval giunge alla conclusione opposta.

La chiaroveggenza nello spazio comporta il problema se la distanza influisca o meno sul fenomeno. La quasi totalità degli studiosi afferma che, nella chiaroveggenza come nella telepatia, la distanza non influisce. Il Duval , anche qui, é di parere contrario in base ad un’esperienza da lui fatta. Egli si valse di 60 buste di carta nera in una sola delle quali era inserito un leggerissimo foglietto di carta rossa. Mescolate le buste in modo che neppure lui era più a conoscenza di dove si trovasse il foglietto, ne dispose una trentina davanti al soggetto ed altre trenta ad una distanza di circa 600 metri. I risultati ottenuti furono più considerevoli quando la busta era lontana che quando era vicina.

Infine la chiaroveggenza nel tempo può presentarsi sia come chiaroveggenza del passato (o retro-cognizione) che del futuro o precognizione. Il problema principale é quello della reale presenza dell’oggetto così conosciuto che nel passato non dovrebbe esistere più e nel futuro non dovrebbe esistere ancora.
Sulla chiaroveggenza si é molto discusso e si continua ancora a discutere anche perché è molto difficile isolare l’atto chiaroveggente e considerarlo in sé in un suo processo sempre uguale per tutti i casi. Per questo oggi molti parapsicologi tendono a dare alla parola chiaroveggenza un significato molto vasto e senza limiti precisi.

Comunque molte ipotesi, alcune delle quali strutturate in vere e proprie teorie, sono state avanzate e sempre in maniera contrapposta.
Le ipotesi più recenti mirano ad una conciliazione e in genere si fondano sul concetto di campo: si tratterebbe di un campo affine a quelli conosciuti - gravitazionale, magnetico, ecc. - ma costituito da forze psichiche, tale da occupare tutto l’universo non solo spaziale, ma anche temporale, e da formare una sorta di rete attraverso la quale il tutto comunica con il tutto.

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Fonte:
centroitalianoparapsicologia.net


Edited by francesina63 - 4/5/2016, 22:54
 
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