Linfoma di Hodgkin: Alice Pyne, un addio senza rimpianti

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view post Posted on 14/1/2013, 17:23     +1   -1
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Linfoma di Hodgkin



Linfoma di Hodgkin – Tumore maligno del sistema linfatico* a eziologia sconosciuta caratterizzato dalla presenza di rare e isolate cellule neoplastiche** dette cellule giganti di Reed-Sternberg. In passato era anche noto come malattia di Hodgkin o come morbo di Hodgkin.

Il linfoma di Hodgkin (LH) è un particolare tipo di linfoma che deve il suo nome a Sir Thomas Hodgkin (1798-1866), il medico inglese che lo descrisse per la prima volta nel 1832 in un articolo intitolato On Some Morbid Appearances of the Absorbent Glands and Spleen. Le principali differenze tra i linfomi di Hodgkin e le altre tipologie di linfoma (i cosiddetti linfomi non Hodgkin) sono essenzialmente tre:

◾presenza di cellule tipiche, le Reed-Sternberg; il che costituisce un elemento determinante ai fini diagnostici
◾partenza unifocale (ovvero da un'unica sede linfonodale)
◾decorso generalmente prevedibile (con stadiazione ben determinata) e prognosi solitamente fausta grazie all'efficacia dei trattamenti chemio- e radioterapici.

Il linfoma di Hodgkin è una neoplasia relativamente rara (annualmente vengono diagnosticati tre casi di LH ogni 100.000 abitanti), ma è il più comune tra i linfomi, di cui rappresenta circa il 30-40%. La patologia interessa più frequentemente i soggetti di sesso maschile (rapporto 1,5:1); i periodi di vita maggiormente interessati sono quelli che vanno dai 15 ai 35 e dai 55 ai 70 anni; il linfoma di Hodgkin può comunque presentarsi anche nei bambini, sebbene quest'ultima evenienza sia piuttosto rara.

La patologia origina tipicamente da un'unica sede linfonodale e poi procede attraverso i vasi linfatici interessando man mano le sedi linfonodali contigue. Sono possibili anche localizzazioni a distanza che sono provocate da una diffusione della patologia attraverso i flussi linfatico e sanguigno.

Nel caso in cui la patologia si presenti al di fuori del sistema linfatico (evenienza rara, ma pur sempre possibile) siamo in presenza di una forma extralinfonodale. Tra le forme extralinfonodali del linfoma di Hodgkin che si verificano con maggiore frequenza si ricordano quella polmonare e quelle ossea ed epatica. Rarissime le localizzazioni ai livelli cutaneo, cerebrale e viscerale.

Linfoma di Hodgkin: classificazioni



Esistono varie modalità di classificazione del linfoma di Hodgkin; la più utilizzata è quella basata su esami istologici e sul tipo di cellule tumorali presenti nel tessuto affetto. Questo approccio consente di distinguere fra forma classica e forma a predominanza linfocitaria. La classificazione OMS aggiunge una terza forma: linfoma di Hodgkin inclassificabile (fanno parte di questa categoria i linfomi di Hodgkin con non rientrano con certezza nelle altre due tipologie).
La forma classica viene a sua volta suddivisa in quattro sottoclassi:

◾linfoma di Hodgkin ricco in linfociti
◾linfoma di Hodgkin a sclerosi nodulare
◾linfoma di Hodgkin a cellularità mista
◾linfoma di Hodgkin a deplezione linfocitaria.

La sottoclasse che viene riscontrata più frequentemente è quella a sclerosi nodulare, seguita da quella a cellularità mista. La terza sottoclasse in ordine di frequenza è quella del linfoma di Hodgkin ricco in linfociti (circa il 5-6% dei casi). Più rara è invece la forma a deplezione linfocitaria che interessa generalmente le persone più anziane. Quest'ultima tipologia di tumore può essere a volte confusa con il linfoma non Hodgkin anaplastico a grandi cellule, uno dei più frequenti tumori delle cellule T che costituisce circa il 2% di tutti i linfomi non Hodgkin.

Cause e fattori di rischio



Come detto in apertura, la causa del linfoma di Hodgkin è tuttora sconosciuta; sono stati però identificati alcuni fattori di rischio, in particolar modo le infezioni da EBV (Epstein-Barr Virus, ovvero il virus di Epstein-Barr, riscontrato nel 40% dei pazienti e in più del 90% dei casi pediatrici***) o da HIV (Human Immunodeficiency Virus, virus dell'immunodeficienza umana). Altri fattori di rischio sono rappresentanti dalla debolezza del sistema immunitario, dai precedenti familiari (nei familiari di un soggetto affetto da linfoma di Hodgkin, in particolar modo nei fratelli e nelle sorelle, si registra un maggior rischio di contrarre la malattia; è stata osservata inoltre una certa concordanza nei gemelli monozigoti) e dall'età (vedasi il paragrafo precedente).

I sintomi del linfoma di Hodgkin



linfoma di HodgkinDi norma il linfoma di Hodgkin si presenta con una tumefazione indolente di uno dei linfonodi superficiali; di solito i linfonodi interessati sono quelli del collo (70-80% dei casi), ma il problema può riguardare anche quelli di inguine o ascelle.

In diversi casi il quadro clinico del linfoma di Hodgkin è caratterizzato da quelli che vengono comunemente denominati come sintomi B, ovvero febbre prolungata inspiegabile, sudorazione notturna piuttosto profusa e dimagramento (si considera come tale un calo ponderale del 10% in 6 mesi) apparentemente non spiegabile.

La sintomatologia risente anche della localizzazione della patologia; nel caso in cui i linfonodi ingrossati siano quelli localizzati a livello del mediastino (ovvero lo spazio mediano della cavità toracica compreso tra i due polmoni) si possono avere sintomi quali dispnea e tosse. Se l'ingrossamento linfonodale interessa la zona addominale si possono avere dolenzia, tumefazione palpabile e sensazione di ingombro. Nel caso in cui le cellule neoplastiche invadano il midollo osseo, si possono registrare anemia, piastrinopenia con conseguente incremento della tendenza a emorragie e aumentato rischio di infezione a causa dell'alterazione della funzione leucocitaria.

Fra i sintomi che molti soggetti affetti da linfoma di Hodgkin riferiscono, ma che non viene inserito nell'elenco dei sintomi B, è il prurito diffuso; tale sintomo può manifestarsi indipendentemente dal fatto che siano presenti o no localizzazioni cutanee della patologia. Non esiste una spiegazione a tale manifestazione clinica che in genere viene a cessare dopo idonea terapia.

Diagnosi



linfoma di HodgkinLa diagnosi di linfoma di Hodgkin non è sempre facilissima in quanto questa patologia presenta spesso sintomatologia simile a quella di malattie piuttosto frequenti quali, per esempio, le sindromi influenzali. In diversi casi, poi, i soggetti affetti dalla patologia in questione sono asintomatici. In qualche caso si arriva alla diagnosi in seguito ai sospetti generati dal riscontro di anomalie rilevate dopo controlli radiografici al torace eseguiti per altre motivazioni.

Nel caso in cui si sospetti la presenza di linfoma di Hodgkin è necessario ricorrere a una biopsia di un linfonodo intero oppure di un campione di tessuto prelevato da un linfonodo patologico. Il patologo ricerca nel tessuto sia la presenza di modifiche strutturali del linfonodo sia la presenza delle cellule di Reed-Sternberg. Una volta diagnosticata con certezza la presenza di linfoma di Hodgkin, il soggetto viene sottoposto a esami clinici di vario tipo: analisi del sangue, biopsia osteo-midollare, radiografie, TAC, RMN o PET allo scopo di verificare il grado di diffusione della neoplasia. Al termine delle indagini diagnostiche si attribuisce la stadiazione che va dal grado I al grado IV dipendentemente dal numero di sedi infiltrate e dalla presenza di localizzazioni extralinfonodali. Allo stadio si associa il suffisso A o B a seconda che dell'eventuale presenza di sintomi sistemici (ricordiamo che i sintomi B sono tre: febbre, sudorazione profusa e calo ponderale). Per i dettagli sulla stadiazione si consulti comunque il paragrafo successivo. A seconda della stadiazione i medici stabiliscono l'approccio terapeutico.

La diagnosi differenziale del linfoma di Hodgkin si pone con diverse altre patologie, sia di tipo infettivo sia di tipo neoplastico sia di tipo autoimmune. L'ingrossamento di un singolo linfonodo, per esempio, può essere causato da diverse malattie infettive di tipo acuto oppure, anche se più raramente, da patologie croniche quali la tubercolosi, la sifilide o la toxoplasmosi, ma anche dalla malattia da graffio del gatto. La tumefazione linfonodale singola può essere legata inoltre a processi metastatici relativi ad altre neoplasie (per esempio tumore del seno, tumore del polmone o tumori gastrointestinali).

In caso di ingrossamento linfonodale multiplo si deve differenziare la malattia in questione da patologie quali la sarcoidosi o dalle adeniti relative a patologie quali mononucleosi, brucellosi ecc.

In definitiva, è solo la verifica istologica che può dare la certezza diagnostica.

Stadiazione del linfoma di Hodgkin

Come detto, una volta posta con certezza la diagnosi, si procede alla stadiazione del tumore. La procedura di stadiazione segue il sistema di Ann Arbor:

Stadio I: coinvolgimento di una singola regione linfonodale (I) oppure di una sede singola extranodale (IE)

Stadio II: coinvolgimento di due o più regioni linfonodali dalla stessa parte del diaframma (II) o coinvolgimento localizzato di una sede extralinfatica (IIE)

Stadio III: coinvolgimento di regioni linfonodali da entrambe le parti del diaframma (III) o coinvolgimento localizzato di una sede extralinfatica (IIIE) o della milza (IIIE) o entrambe (IIIES)

Stadio IV: coinvolgimento diffuso o disseminato di uno o più organi extralinfatici con o senza coinvolgimento nodale. Anche il coinvolgimento di fegato o midollo osseo è considerato IV stadio.

I soggetti affetti dalla patologia vengono poi suddivisi in due sottogruppi in base alla presenza (B) o alla assenza (A) di sintomi sistemici. La presenza di una massa bulky, cioè di una lesione di diametro massimo superiore o uguale a 10 cm, viene indicata con la lettera X .

Trattamento del linfoma di Hodgkin



Il linfoma di Hodgkin, come accennato nella parte iniziale dell'articolo, è un tumore che in moltissimi casi può essere trattato con successo attraverso il ricorso a chemioterapia seguita da radioterapia. I protocolli terapeutici attuali consentono di arrivare a un tasso di sopravvivenza a cinque anni del 65-90%.

La scelta della terapia varia in base a diversi parametri: stadiazione, localizzazione e condizioni generali del soggetto.

La terapia negli stadi iniziali della malattia senza sintomi B consiste solitamente in 4 cicli di chemioterapia seguiti da radioterapia limitata alle sedi iniziali della patologia. Lo schema chemioterapico maggiormente adottato è il cosiddetto schema ABVD (Adriamicina, Bleomicina, Vinblastina, Dacarbazina); l'ABVD ha sostituito lo schema MOPP (Mecloretamina, Vincristina, Procarbazina, Prednisone), efficace, ma gravato da maggiori effetti collaterali a lungo termine; tuttavia lo schema MOPP viene ancora adottato in quei soggetti che non possono assumere Adriamicina a causa di pre-esistenti problematiche di natura cardiaca e in coloro che hanno subito recidive della malattia.

Un altro approccio rivolto a ridurre la tossicità del trattamento è lo sviluppo di farmaci più specifici per le cellule tumorali; ne è un esempio l'utilizzo di anticorpi monoclonali contro CD30, una proteina presente principalmente nelle cellule di Hodgkin e di Reed-Sternberg (HRS), per veicolare farmaci chemioterapici. A questa categoria appartiene Brentuximab vedotin, un farmaco che si trova ora in una promettente fase di sperimentazione clinica.

La terapia dei linfomi di Hodgkin agli stadi intermedi e avanzati consiste solitamente in 6-8 cicli chemioterapici con schema ABVD. Il trattamento chemioterapico viene poi seguito da radioterapia nel caso di presenza di una lesione bulky (vedasi paragrafo precedente).

Per quanto lo schema ABVD sia considerato lo standard di riferimento, si stanno progressivamente diffondendo altre soluzioni chemioterapiche.

In buona parte dei casi i trattamenti di prima linea portano alla guarigione completa dal linfoma di Hodgkin. Non mancano però i casi di recidive o addirittura di non risposta al trattamento (si parla in quest'ultimo caso di malattia refrattaria). In caso di recidiva e se il soggetto ha meno di 60 anni, la malattia viene trattata attraverso quella che viene definita chemioterapia di salvataggio; scopo della prima fase del trattamento (che si avvale di farmaci non utilizzati in precedenza) è indurre una riduzione della massa neoplastica dopodiché si passa a un trattamento chemioterapico ad alto dosaggio; la somministrazione di questi farmaci viene poi seguita da quella di fattori di crescita che hanno lo scopo di stimolare la produzione e la liberazione in circolo di cellule staminali; si procede quindi alla raccolta di tali cellule prelevandole da sangue periferico. A questo punto si procede con un trattamento chemioterapico volto alla distruzione del midollo osseo dopodiché, come ultimo step, si procede alla re-infusione delle cellule staminali precedentemente prelevate dal soggetto.

Nei soggetti nei quali non è possibile effettuare trattamenti chemioterapici ad alti dosaggi si ricorre, generalmente con buoni risultati, a un trattamento con schema MOPP.

Com'è facilmente immaginabile, i trattamenti per il linfoma di Hodgkin non sono esenti da effetti collaterali; si hanno sia effetti collaterali di tipo acuto (generalmente alopecia, nausea, vomito, mucosite, stanchezza, parestesie, problemi cutanei, leucopenia, piastrinopenia e, a volte, ipoemoglobinemia) che sono tutti transitori ed effetti collaterali a medio e lungo termine quali scompenso cardiaco, fibrosi polmonare, infertilità transitoria o permanente e, nelle donne, accelerazione della menopausa.

Nel corso dei trattamenti chemioterapici, e per circa due anni dal termine delle terapie, è sconsigliata la gravidanza in quanto i chemioterapici utilizzati per la terapia del linfoma di Hodgkin sono teratogeni.

Dal momento che nei soggetti trattati per linfoma di Hodgkin è stato osservato un incremento del rischio di contrarre determinate patologie neoplastiche (leucemia secondaria, linfoma aggressivo, tumore del seno, tumore della tiroide, tumore del polmone e melanoma) è opportuno che i pazienti si sottopongano annualmente a indagini cliniche volte a rilevare l'eventuale presenza di tali patologie.

Una volta terminata la terapia, il soggetto viene sottoposto a controlli ambulatoriali che per i primi due anni hanno periodicità tri- o quadrimestrale; dopodiché si passa a controlli semestrali nei successivi tre anni; infine si passa a controlli annuali fino a che non si arriva al decimo anno dal termine del trattamento. I controlli effettuati sono TAC con mezzo di contrasto (sia toracica che addominale) ed esami ematochimici completi. Nel caso la TAC ponga dei dubbi, è opportuno effettuare una PET.

Trascorsi dieci anni dal termine del trattamento è necessario un controllo annuale dei parametri di funzionalità tiroidea e di funzionalità cardiaca. Opportuni anche controlli mammari e cutanei.


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Fonte:
albanesi.it


Edited by francesina63 - 27/4/2018, 15:57
 
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Alice Pyne, un addio senza rimpianti: se n'è andata dopo aver realizzato tutti i suoi sogni

ALICE_PYNE_UN_ADDIO_SENZA_RIMPIANTI

"La vita è una", questo il motto della diciassettenne inglese, colpita da un grave linfoma,
che col suo blog ha ispirato molti, pubblicando tutti i desideri realizzati prima di morire



Tutti i desideri espressi sono stati completati prima che fosse troppo tardi. Lo ha riportato Alice Pyne sul suo blog personale, nel quale aveva dato inizio ad una "bucket list" , letteralmente cose da fare prima di morire. E pensare che aveva solo 17 anni, Alice, quando sabato sera ci ha lasciati, vinta da una sindrome contro la quale combatteva, seppur invano, da quando ne aveva 13.

A comunicare la notizia della morte, è stata la famiglia della ragazza su Twitter, social network che la stessa Alice usava abitualmente per dare forza e ispirazione ai ragazzi che si trovavano nella medesima condizione. Alice soffriva del linfoma di Hodgkin, rara forma di cancro che colpisce 3 persone su 100.000 nei paesi Occidentali.

Una ragazza nata in una piccola comunità, nella contea di Cumbria, Inghilterra del Nord, che con le sue coetanee condivideva sogni ed aspirazioni da teenager, sebbene lei fosse diversa: Alice si era trovata faccia a faccia con un destino già scritto, aveva preso coscienza di dover morire, ma non si era scoraggiata, anzi, aveva lottato per realizzare tutti, uno ad uno, i suoi desideri più grandi.

Ha conosciuto star del calibro di Paul McCartney, Robbie Williams, i Take That… ha partecipato alla prom night, la famosa serata di gala organizzata dai licei americani, ha dato il via ad un’associazione benefica a suo nome (che ha già raccolto più di 100mila dollari), e, per ultimo ha espresso il desiderio di veder nuotare dal vivo le balene: anche questo, fatto.

L’intero percorso di Alice è stato accompagnato in primis dalla famiglia, composta da madre, padre e l’inseparabile sorella, ma è stato seguito anche virtualmente da milioni di utenti che, tramite il suo blog e le pagine sui social network, si sono affezionati alla storia della ragazza, fino ad apprenderne la fine annunciata proprio dai genitori su Twitter.

Da allora anche molte star, sul web, le hanno reso omaggio e, neanche a dirlo, la sua pagina personale si è riempita di commenti dei followers uniti in un cordoglio collettivo. E infine c’è il blog “dei desideri”, quello che manterrà per sempre in vita il ricordo di Alice, anche se non sarà più lei ad aggiornarlo.


addio_senza_rimpianti_di_alice_pyne



Fonte:
tgcom24.mediaset.it


Edited by francesina63 - 27/4/2018, 16:00
 
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