La Vita e le Opere di Giuseppe Verdi

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 3/2/2013, 19:14     +1   -1
Avatar

Insieme in Armonia

Group:
Administrator
Posts:
185,123
Reputation:
+776

Status:


40Ia2K2




Giuseppe Fortunino Francesco Verdi, uno dei massimi compositori italiani dell'Ottocento, autore di pagine musicali indimenticabili e di melodrammi molto amati che fanno parte stabilmente del repertorio operistico odierno, nacque da povera famiglia a Roncole di Busseto (ora Roncole Verdi), dell'allora Stato di Parma governato dalla Francia, il 10 Ottobre 1813.

Dotato di una precoce inclinazione musicale, ebbe come primo maestro l' organista del paese, Don Pietro Baistrocchi, Verdi, da ragazzo, si esercitava su una vecchia spinetta ed aiutava i genitori nella bottega, una modesta osteria di paese.

A dodici anni si recò a Busseto per aiutare negli affari il suo futuro protettore Barezzi, ed a Busseto frequentò il ginnasio, studiò musica con il maestro Ferdinando Provesi, direttore della Società Filarmonica e latino con il canonico Seletti.

Fu in seguito a Milano con una borsa di studio del Monte di Pietà e con un sussidio del Barezzi.

Nel 1828, a 15 anni, compose una sinfonia ispirata a “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini, a diciannove anni tentò di entrare in Conservatorio, ma non vi fu ammesso perché non aveva più l’età adatta e decise di proseguire privatamente gli studi con il maestro al cembalo della Scala Vincenzo Lavigna, che era anche professore di solfeggio del Conservatorio.

Tornato a Busseto, venne nominato maestro di musica del Comune e Direttore della Banda.

Nel 1835 sposò la figlia del suo protettore Margherita Barezzi, da cui ebbe due figli e si trasferì a Milano dove, ottenuto nel 1838, un contratto con la casa di edizioni musicali Ricordi, Verdi esordì come compositore di opere.

La sua prima opera "Oberto Conte di San Bonifacio", commissionata dall’impresario del Teatro La Scala di Milano Bartolomeo Merelli, andò in scena con successo il 17 novembre del 1839, ma la seconda opera "Un giorno di regno", a soggetto comico, rappresentata il 5 settembre dell‘anno dopo, cadde rovinosamente, fu duramente fischiata e non ebbe neppure una replica, aggiungendo così sconforto a Verdì già provato per la scomparsa della moglie e dei due figli.

Ma si era solo agli inizi della instancabile e prodigiosa attività di Verdi che proseguì di successo in successo con “Nabucodonosor” (o Nabucco) rappresentata il 9 Marzo del 1842, seguita da “I Lombardi alla Prima Crociata“, andata in scena sempre alla Scala l'11 febbraio 1843, “Ernani” (Teatro La Fenice di Venezia, 9 marzo 1844), “I due Foscari” (Teatro Argentina di Roma, 3 novembre 1844),“Giovanna d'Arco” (Teatro alla Scala di Milano, 15 febbraio 1845), “Alzira” (Teatro San Carlo di Napoli, 12 agosto 1845), “Attila” (Teatro La Fenice di Venezia, 17 marzo 1846), “Macbeth” (Teatro della Pergola, 14 marzo 1847), “I Masnadieri“ (Teatro Her Majesty di Londra, 22 luglio 1847), “Il corsaro” (Teatro Grande di Trieste, 25 ottobre 1848), “La battaglia di Legnano” (Teatro Argentina di Roma, 27 gennaio 1849), “Luisa Miller” (Teatro San Carlo di Napoli, 8 dicembre 1849), “Stiffelio“, rappresentato al Teatro Grande di Trieste il 16 novembre 1850.

Verdi aveva trentasette anni e le sue opere erano ormai rappresentate nei teatri di tutta Europa, aveva affrontato anche l'esperienza del Grand Opéra parigino mettendo in scena “I Lombardi” sotto la nuova veste di “Jerusalem“.

Nella primavera del 1851 Verdi si trasferì insieme alla sua nuova compagna, Giuseppina Strepponi (che viveva con lui dal 1849 e che sposerà nel 1859) ,in una tenuta nel Piacentino a Sant'Agata, una frazione di Villanova sull'Arda (Piacenza), poco lontano da Busseto, dove si dedicò con passione all'agricoltura, coltivò il suo interesse per l'arte, la poesia, l'economia e la politica, fu anche eletto consigliere nella giunta della provincia di Piacenza e continuò a comporre opere che ebbero ancor più successo delle precedenti, come: “Rigoletto” (Teatro La Fenice di Venezia, 11 marzo 1851), “Il Trovatore” (Teatro Apollo di Roma, 19 gennaio 1853), “La Traviata” (Teatro La Fenice, 6 marzo 1853), “I Vespri Siciliani” (Teatro de l'Operà di Parigi, 13 giugno 1855), “Simon Boccanegra” (Teatro La Fenice, 12 marzo 1857), “Un ballo in maschera” (Teatro Apollo di Roma, 17 febbraio 1859).

In quegli anni Verdi si dedicò anche alla politica : dal 1861 al 1865 fu deputato del primo Parlamento del Regno d’Italia , di questa esperienza ci resta l’”Inno delle Nazioni“, composto per l'Esposizione Universale di Londra nel 1862.

Dopo la rappresentazione de “La forza del destino” al Teatro Imperiale di Pietroburgo, il 10 novembre 1862, Verdi rallentò il ritmo della sua produzione e compose ancora “Don Carlos” (Teatro de l'Operà di Parigi, 11 marzo 1867), “Aida” (Teatro dell'Opera del Cairo, 24 dicembre 1871), commissionata per l'inaugurazione del canale di Suez e l'unica composizione di genere cameristico il “Quartetto in mi minore per archi” nel 1873.

Nel 1874, sebbene Verdi si fosse ormai allontanato (deluso) dalla politica venne nominato Senatore, scrisse una “Messa di Requiem” per la morte di Alessandro Manzoni, rappresentata nella Chiesa di San Marco a Milano il 22 maggio e, negli anni seguenti, le ultime opere “Otello” (5 febbraio 1887) e “Falstaff “(9 febbraio 1893) che furono rappresentate a Milano, dove si era trasferito, dove compose quattro pezzi di musica sacra “Ave Maria”, “Laudi alla Vergine”, “Te Deum” ed il “Pater noster”, e dove il 16 Dicembre 1899 istituì l'“Opera Pia Casa di Riposo per i Musicisti“ volendo generosamente assicurare una vita decorosa a coloro che si erano dedicati all' Arte Musicale e che si trovavano in condizioni precarie.

Giuseppe Verdi morì a Milano, nel compianto dei suoi tanti ammiratori, il 27 gennaio 1901 ed è sepolto nella Casa di Riposo dei Musicisti di Milano da lui fondata.
Quest' anno ricorre il centenario della sua morte.

UVkH8lZ



Fonte:
windoweb.it


Edited by francesina63 - 19/12/2015, 16:01
 
WWW  Top
view post Posted on 4/2/2013, 08:42     +1   -1
Avatar

Insieme in Armonia

Group:
Administrator
Posts:
185,123
Reputation:
+776

Status:


verona-opera-nabucco

divisore_dorato1_3

NABUCCO

di Giuseppe Verdi su libretto di Temistocle Solera

divisore_dorato1_3



Personaggi

Nabucco (Baritono), re dei Babilonesi
Ismaele (Tenore), nipote di Sedecia re di Gerusalemme
Zaccaria (Basso), gran pontefice degli Ebrei
Abigaille (Soprano), schiava, figlia adottiva di Nabucco
Fenena (Soprano), figlia di Nabucco innamorata di Ismaele
Abdallo (Tenore), vecchio ufficiale del re di Babilonia
Anna (Soprano), sorella di Zaccaria
Soldati babilonesi, soldati ebrei, Leviti, vergini ebree, donne babilonesi, Magi, grandi del regno di Babilonia, popolo (coro)


divisore_dorato1_3

Introduzione

divisore_dorato1_3



Melodramma in 4 atti di Giuseppe Verdi, su libretto di Temistocle Solera.

Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 9 marzo 1842

Originariamente era Nabucodonosor, nella partitura autografa di Verdi e nella prima edizione a stampa, ma lo stesso Verdi usò sempre in seguito il titolo abbreviato, Nabucco, per la sua terza opera nonché primo dei numerosi trionfi che segnarono la sua lunga carriera. L’impresario della Scala, Bartolomeo Merelli, nel periodo successivo alla composizione di Oberto, conte di San Bonifaci , offrì a Verdi un contratto per tre opere da scrivere in otto mesi, tra cui un’opera buffa, Un giorno di regno, che cadde clamorosamente alla prima esecuzione; Merelli non diede peso a questo evento e confermò comunque la sua fiducia in Verdi, offrendogli di musicare un libretto – Nabucodonosor appunto – che era stato rifiutato dal giovane compositore prussiano Otto Nicolai.

Prima fonte del libretto di Temistocle Solera è naturalmente la Bibbia, letta nella traduzione di Giovanni Deodati, come testimoniano le citazioni apposte a capo delle varie sezioni del libretto. I riferimenti alla Bibbia riguardano in particolare il regno di Giuda e la sua invasione da parte del re babilonese Nabucodonosor nel 587-586 a.C., quando fu saccheggiato il tempio di Gerusalemme, cui seguì la deportazione dei vinti in Babilonia, dove circa mezzo secolo dopo furono liberati; nel racconto biblico non figurano però né Ismaele – nipote di Sedecia re di Gerusalemme – né Abigaille, e neppure Fenena. Altre fonti più vicine al libretto di Solera sono il dramma francese Nabuchodonosor di Auguste Anicet-Bourgeois e Francis Cornu, rappresentato nel 1836 al Théâtre de l’Ambigu-Comique di Parigi, tradotto dopo circa due anni in italiano, e Il ballo storico Nabuccodonosor di Antonio Cortesi, rappresentato alla Scala il 27 ottobre 1836. Frutto della fantasia di Solera è invece l’amore non corrisposto di Abigaille per Ismaele, che non trova riscontro in alcuna delle fonti citate.

L’opera andò in scena il 9 marzo 1842 con un successo tale da venire ripresa settantacinque volte solo alla Scala entro la fine dell’anno.


divisore_dorato1_3

Trama

divisore_dorato1_3



ATTO I - Gerusalemme

Nel tempio di Salomone, Ebrei e Leviti invitano le vergini ebree a pregare per la salvezza di Israele, poiché Nabucco, il re d’Assiria, li ha invasi.
Entra Zaccaria, profeta ebraico, dicendo che Dio ha tratto in suo potere Fenena, figlia di Nabucco: lei forse potrà far ritornare la pace; invita perciò gli Ebrei a confidare nel loro Dio.

Improvvisamente si sentono urla: giunge quindi Ismaele, nipote di Sedecia re di Gerusalemme, per annunciare che Nabucco si sta avvicinando furibondo. Zaccaria affida Fenena a Ismaele, predicendo rovina al Dio di Belo. Rimasti soli Ismaele e Fenena, ricordano quando, nelle vesti di ambasciatore di Giuda, Ismaele andò in Babilonia e fu imprigionato. Fu Fenena a salvarlo sia dalla prigione sia dall’amore furente della di lei sorella, Abigaille.

Fenena gli rammenta la sua attuale condizione di schiava, e Ismaele, follemenente innamorato, le giura che le renderà la libertà. Mentre sta per aprire una porta segreta da cui fuggire, entra Abigaille, schiava creduta figlia primogenita di Nabucco, seguita da alcuni guerrieri babilonesi travestiti da Ebrei.

Sorpresi i due amanti, ella accusa Ismaele di tradire la patria per una donna babilonese e grida vendetta, confessando di averlo amato e di avergli offerto anche il regno di Babilonia; sentendosi schernita, ha mutato ora il suo amore in odio, ma si dichiara pronta a salvarlo se Ismaele cambierà partito.
Gli Ebrei sono in preghiera nel tempio, quando giunge la notizia che Nabucco a cavallo si sta avvicinando. S’avanza anche Abigaille, inneggiando a Nabucco: è lei che ha aperto il passo ai guerrieri babilonesi, che ora fanno irruzione nel tempio. Segue anche Nabucco, che viene affrontato da Zaccaria; questi minaccia di uccidere Fenena, che tiene in pugno, se Nabucco osasse profanare il tempio. Mentre Zaccaria sta per vibrare il colpo su Fenena, Ismaele ferma il pugnale; la fanciulla corre fra le braccia di Nabucco, che annuncia tremenda vendetta.

ATTO II - L'empio

Abigaille ha in mano uno scritto, sottratto a Nabucco, nel quale scopre le sue origini servili.
Per questa ragione Nabucco destina il trono alla figlia minore, Fenena, mentre Abigaille è tenuta in schiavitù.
Questa sua condizione la rende furente contro tutti, al punto da minacciare di morte Fenena, il finto padre Nabucco e il regno.
Il gran sacerdote di Belo avverte Abigaille che Fenena sta liberando gli Ebrei, per cui il popolo assiro acclama regina Abigaille.

Nella reggia Ismaele incontra i Leviti che gli intimano di fuggire, maledicendolo perché ha tradito il suo popolo. Sopraggiunge Anna, che dice di aver pietà di Ismaele: ha salvato un’ebrea, Fenena, che si è infatti convertita al dio di Israele.

Entra Abdallo dicendo che è stata annunciata la morte di Nabucco e che Abigaille è invocata regina.
Abigaille intima a Fenena di renderle la corona; ma entra Nabucco e, strappata la corona dalle mani di Abigaille, la sfida a prenderla dal suo capo.
Nabucco ripudia il dio di Babilonia, che ha reso i babilonesi traditori, e quello degli Ebrei, che li ha posti in suo potere e, in un impeto d’orgoglio, dichiara se stesso dio. A questa affermazione viene colpito da un fulmine e Nabucco sembra avere sul volto le tracce della follia: sconvolto, cade, invocando l’aiuto di Fenena, mentre Abigaille raccoglie la corona.


ATTO III - La profezia

Negli orti pensili di Babilonia Abigaille è sul trono. Il sacerdote di Belo invoca la morte per tutti gli Ebrei e per Fenena per prima, perchè traditrice di Belo.

Entra quindi Nabucco, trasandato e con abbigliamento lacero. Abigaille ordina di rinchiuderlo nelle sue stanze, poiché ha perso il senno, ma Nabucco rivendica il suo trono e affronta Abigaille chiedendole come osa sedervi.
La donna dice di averlo occupato per il bene di Belo quando lui era demente e lo informa dell'imminente sterminio degli Ebrei. Nabucco è stupito, Abigaille rincara la dose e lo accusa di essere un vile e Nabucco, messo alle strette, firma allora l’ordine, ma quando si rende conto che in questo modo ha condannato anche Fenena vorrebbe tornare sui suoi passi. Abigaille non lo permette, e dice che avrà lei come figlia. Infuriato, Nabucco la definisce "schiava" e cerca il foglio che attesta la sua nascita servile, ma Abigaille lo estrae dal seno lo distrugge.

Abigaille fa rinchiudere Nabucco in prigione, ed egli disperato, le chiede di rendergli almeno Fenena.

Intanto, sulle sponde dell’Eufrate, gli Ebrei incatenati e costretti al lavoro pensano con nostalgia alla loro patria Va pensiero sull’ale dorate. Subito dopo giunge Zaccaria, che profetizza la futura liberazione del suo popolo.

ATTO IV- L'idolo infranto

Negli appartamenti della reggia Nabucco sta dormendo. Si ode il suono di guerra e Nabucco si sveglia ansante credendo che Belo stia cadendo in mano agli Ebrei. Si affaccia alla finestra e vede la figlia Fenena tratta a morte in catene. Cerca di liberarsi, ma si rende conto di essere rinchiuso; disperato, si tocca la fronte e invoca il perdono al Dio di Giuda. Sentendosi guarito e rinvigorito riesce ad aprire con violenza la porta, ruba la spada ad Abdallo e corre a salvare Fenena. Intanto negli orti pensili il sacerdote di Belo attende Fenena, che si prepara al martirio. Irrompe Nabucco, con Abdallo e i guerrieri; cade l’idolo, e Nabucco spiega come il Dio di Giuda lo rese demente quand’era tiranno, facendo anche impazzire Abigaille che nel frattempo ha bevuto il veleno.

Tutti si inginocchiano e rendono grazie a Dio. Entra Abigaille, in fin di vita, sorretta da due guerrieri: chiede perdono a Fenena, benedicendo il suo amore con Ismaele; muore implorando la pietà di Dio, mentre Zaccaria saluta Nabucco re dei re.


Brani celebri
•Sinfonia (parte I)
•Mio furor, non più costretto, (finale atto I)
•Ben io t'invenni, o fatal scritto!... Anch'io dischiuso un giorno, recitativo e aria di Abigaille (atto II)
•Vieni, o Levita, preghiera di Zaccaria (atto II)
•S'appressan gli istanti!, concertato (atto II)
•È l'Assiria una regina, introduzione (atto III)
•Va', pensiero, sull'ali dorate, coro degli ebrei (atto III)
•Dio di Giuda preghiera di Nabucco (atto IV)


QNZ0wak

Nabucco opera completa

Video

QNZ0wak



Edited by francesina63 - 12/1/2019, 12:43
 
WWW  Top
view post Posted on 4/2/2013, 17:23     +1   -1
Avatar

Insieme in Armonia

Group:
Administrator
Posts:
185,123
Reputation:
+776

Status:


jA1Nu8r

divisore_dorato1_4

LA TRAVIATA



Personaggi

divisore_dorato1_4



-VIOLETTA VALÉRY (soprano)

-FLORA BELVOIX amica di Violetta (mezzosoprano)

-ANNINA serva di Violetta (soprano)

-GIORGIO GERMONT (baritono)

-ALFREDO GERMONT figlio di Giorgio Germont (tenore)

-GASTONE Visconte di Letorières (tenore)

-IL MARCHESE D’OBIGNY (basso)

-IL BARONE DOUPHOL (baritono)

-IL DOTTORE DI GRENVIL (tenore)

-GIUSEPPE servo di Violetta (tenore)

-UN SERVO DI FLORA (basso)

-UN COMMISSARIO (basso)

-CORO Signore e Signori amici di Violetta; Zingarelle e Matadores

divisore_dorato1_4

Introduzione

divisore_dorato1_4



Melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piavetratto da La dame aux camélias di Alexandre Dumas.
La prima rappresentazione fu al "Teatro La Fenice" di Venezia il 6 Marzo 1853.


divisore_dorato1_4

Trama

divisore_dorato1_4



ATTO I

L’azione si svolge a Parigi a metà dell' '800.
C’è una gran festa nell’elegante casa parigina di Violetta Valéry, una mondana famosa amante del barone Douphol: è un modo per soffocare il dolore e le pene che le dà la sua malattia.
Il visconte Gastone De Letorières le presenta un giovane, Alfredo Germont, suo ammiratore. Questi invita Violetta a ballare, ma dopo pochi passi la donna, colta da una violenta crisi di tosse, è costretta a fermarsi.
Alfredo le dichiara il suo amore e Violetta gli dona una camelia, il suo fiore preferito, promettendo di rivederlo quando sarà appassita.
Partiti gli invitati e rimasta sola,si rende conto di essere per la prima volta veramente innamorata.


ATTO II

Quadro Primo.

Violetta e Alfredo vivono felici in una villa di campagna.
Il giovane, venuto a sapere dalla cameriera Annina che Violetta ha venduto i gioielli per pagare le loro spese, si precipita a Parigi per procurarsi del denaro. Violetta, rimasta sola, riceve la visita di Giorgio Germont, il quale le chiede di troncare la relazione che minaccia di portare alla rovina il proprio figlio.
Violetta, sdegnata, gli dimostra che è stata lei a vendere i suoi gioielli e afferma di non aver mai chiesto denaro all’amante.
Germont sembra convinto, ma non rinuncia al proposito di separarli e la scongiura di rinunciare ad Alfredo per non rovinare il fidanzamento della figlia a causa dello scandaloso legame. Violetta senza parenti né amici e provata dalla tisi non può accettare.
Germont le fa notare che, quando il tempo avrà cancellato la sua avvenenza, Alfredo si stancherà di lei.
Violetta accetta di lasciare Alfredo e scrive dapprima al barone Douphol poi all’amante per comunicargli la sua decisione.
Quando Alfredo ritorna, Violetta parte: il giovane crede che si assenti solo per una visita, ma, quando apprende che è partita per Parigi su invito di Flora, si ingelosisce e decide di raggiungerla, nonostante le suppliche del padre.

Quadro secondo.

Alla festa in casa di Flora Bervoix Violetta giunge accompagnata dal barone; Alfredo è al tavolo da gioco e, alla richiesta della giovane, risponde che se ne andrà solo se lo seguirà. Violetta è costretta a rivelargli di aver giurato a Douphol di non rivederlo mai più: lascia credere di aver fatto questo giuramento per non raccontare del colloquio avuto con il padre del giovane.
Alfredo allora, indignato, getta il denaro vinto al gioco ai piedi di Violetta che sviene in braccio a Flora; il padre, sopraggiunto, lo rimprovera per il gesto, ma non li svela la verità.


ATTO III

La tubercolosi si fa più acuta e il dottor Grenvil rivela ad Annina che la sua padrona è in fin di vita. Violetta, sola nella stanza, rilegge la lettera nella quale il vecchio Germont le annuncia di aver rivelato la verità ad Alfredo che sta per raggiungerla.
Annina porta la buona notizia: è arrivato Alfredo, che entra, abbraccia Violetta e le promette di portarla con sé a Parigi.
Arriva anche Giorgio Germont, che manifesta il proprio rimorso.
Violetta sembra riacquistare le forze, si alza dal letto, ma subito muore.

divisore_dorato1_4

Brani celebri

divisore_dorato1_4



Atto Primo

-Libiam ne’ lieti calici Violetta, Alfredo e coro
-Un dì felice, eterea Alfredo e Violetta
-È strano!....Follie, FOllie!, Violetta

Atto Secondo

-De’ miei bollenti spiriti, Alfredo
-Pura siccome un angelo, Germont e Violetta
-Che fai?/ Nulla / Scrivevi? Alfredo e Violetta
-Di Provenza il mar, il suol, Germont
-Noi siamo zingarelle… Coro
-Mi chiamaste?che bramate?.. Alfredo e Violetta

Atto Terzo

-Teneste la promessa… Violetta
-Parigi, o cara Alfredo e Violetta
-Gran Dio! Morir sì giovane, Violetta

QNZ0wak

La Traviata Opera Completa