chioggia

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view post Posted on 25/2/2013, 21:25     +1   -1
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È importante aggiungere più vita agli anni, non più anni alla vita.

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Con i suoi 52 mila abitanti è la sesta città più popolosa del Veneto. Situata nell’estremo lembo meridionale della Laguna di Venezia, occupa una posizione geografica singolare: tra mare e laguna, quasi sospesa tra diverse tonalità di azzurro del cielo e dell’acqua.

Divisa dal mare da una lunga striscia di arenile, il lido di Sottomarina, che va dalla bocca di porto di San Felice alla foce del Brenta. La sua “forma urbis”, ovvero la struttura della città, ha sempre incuriosito studiosi, viaggiatori e scrittori, al punto da considerarla un esempio classico e citatissimo di pianta urbana, sintesi incomparabile di morfologia naturale e di funzionalità rispetto al mestiere tipico, la pesca. Le linee verticali della piazza e dei canali si intersecano con quelle orizzontali delle calli scandite con regolarità e in un ordine quasi perfetto a formare la classica “spina di pesce”. E’ un isola artificiale: da quando, alla metà del 1500, fu scavato il canale della Cava per ragioni di sicurezza militare della Repubblica Serenissima, del cui dogado risultava essere la seconda città. Dalla metà del 1700 ha ritrovato la sua naturale continuità con la terraferma attraverso un antico ponte a 43 arcate, oggi ristrutturato e reso conforme alle moderne esigenze della mobilità, un luogo da cui è possibile ammirare straordinari tramonti di fuoco in laguna.

ACCENNI STORICI

Chioggia esisteva certamente già in epoca romana. L’antico nome Clodia diede origine ad altri toponimi come Cluza, Clugia, Chiozza e infine Chioggia. L'isola si popolò con l'afflusso degli abitanti del retroterra veneto, fuggiti dalle invasioni degli Unni (452) e dei Longobardi (568). Chioggia subì due distruzioni: una ad opera di Pipino il Breve, re dei Franchi (810) e un'altra ad opera degli Ungheri (902). Nel 1110 divenne sede vescovile, trasferendo le reliquie dei Santi patroni Felice e Fortunato da Malamocco, che a sua volta le aveva ereditate da Acquileia. Clugia Major (Chioggia) e Clugia Minor (Sottomarina) divennero in seguito l'XI e la XII isola della Serenissima, sottoposte all'autorità del dogado veneziano. In periodo medioevale la città divenne famosa per la produzione del pregiato sal Clugiae, esportato un tempo in tutta Italia. Chioggia fu teatro della storica Guerra di Chioggia (1379-80) tra le Repubbliche marinare di Genova e di Venezia. Dopo aver raso al suolo Sottomarina, ricostruita solo nel 1700, i genovesi strinsero d'assedio Chioggia, liberata poi dalla flotta veneziana. Ne seguì un lungo periodo di crisi tra il '400 e il '500 con pestilenze e carestie, portando gli abitanti a scoprire la pesca come fonte di sostentamento primaria. Attività che col tempo divenne peculiare al punto da essere ancor oggi conosciuta come una delle capitali della pesca italiana. Dopo i tramonto della repubblica Veneta, la città venne occupata nel 1797 dai Francesi e, dopo il trattato di Campoformio nel 1798, dagli Austriaci, alla cui dominazione i chioggiotti tentarono di ribellarsi invano con la storica 'sollevazione del Cristo' del 20 Aprile 1800. Le dominazioni francesi e austriache si alternarono per un'altra cinquantina d'anni. Importante il contributo che diede alla lotta risorgimentale, al punto di ottenere la medaglia d’oro: furono una settantina i chioggiotti che parteciparono alle lotte per raggiungere l’unità d’Italia. Fra tutti si ricorda il ragazzo undicenne Giuseppe Marchetti, il più giovane dei Mille. Chioggia divenne italiana il 15 ottobre 1866. La prima guerra mondiale fece sentire le sue terribili conseguenze, anche perché Chioggia, soprattutto in seguito all’arretramento del fronte sulla linea del Piave, divenne proprio l’immediata retroguardia e trasformò molti istituti civili e religiosi, in ospedali militari. Anche durante del fasi finali della seconda Guerra mondiale della liberazione dell’Alta Italia, Chioggia ebbe un’importanza strategica: nei piani degli alleati, infatti era considerata il luogo di un possibile sbarco che, con l'appoggio delle forze partigiane, avrebbe consentito l'occupazione delle fortificazioni del litorale e in seguito del Veneto nel suo complesso. L’ipotesi di uno sbarco prese concretezza, in particolar modo dopo la liberazione di Ravenna (4 dic. 1944). Epica fu la sera della liberazione, il 27 aprile 1945, quando la città si illuminò a giorno per evitare l’annunciato bombardamento dell’aviazione alleata, deci

antico palazzo .con il tipivo camino chioggiotto

VISITA ARTISTICA DELLA CITTA'

Potrete accedervi attraverso la PORTA DI SANTA MARIA (1530), come si faceva un tempo quando Chioggia era una città murata e questo era l’unico accesso disponibile per chi vi giungeva dalla terraferma.

Subito sulla vostra sinistra sul lato sud della Cattedrale, nel cosiddetto Sagraéto (piccolo sagrato) si può ammirare il complesso del REFUGIUM PECCATORUM: uno degli angoli più suggestivi della città. L'interessante gruppo marmoreo di cui si compone, raffigurante la Madonna col Bambino, è sormontato da una cupola dorata. La statua, assieme alla balaustra, era posta fino al 1814 sulla scalinata dell'antico palazzo comunale, successivamente demolito. Si racconta che proprio di fronte ad essa i condannati a morte sostavano per recitare l'ultima preghiera. Immortalato da un quadro di Luigi Nono.

Subito dopo si può ammirare la maestosa CATTEDRALE eretta, sul progetto di Baldassarre Longhena. All'interno si ammirano il battistero (1700) di A. Cattajapietra, il pulpito (1677) e l'altar maggiore del Tremignon. In una cappella laterale sono conservate le reliquie dei SS. Patroni Felice e Fortunato con alle pareti pregevoli tele di Palma il Giovane, Piazzetta, Tiepolo, Cignaroli, Diziani e Liberi.

Il CAMPANILE È DI STILE ROMANICO ed è visibile, al di sopra della porta, un bassorilievo detto 'Madonna del Riposo: ricorda la sosta notturna a Chioggia del Papa Alessandro III nel 1178 sugli scalini del campanile stesso.

Accanto IL TEMPIETTO DI SAN MARTINO in stile tardogotico con una cupola esagonale all'esterno e semisferica all'interno, fu costruito dagli abitanti di Sottomarina rifugiatisi a Chioggia dopo la distruzione del loro borgo ad opera dei Genovesi nel 1379.

Procedendo sulla destra su PALAZZO POLI una targa ricorda che per qualche anno fu la CASA DI CARLO GOLDONI padre della commedia italiana ed autore delle famose “BARUFFE CHIOGGIOTTE”.

Al centro della piazza si trova la BASILICA DI S.GIACOMO, che conserva l’effigie della Madonna della Navicella, ritrovata dopo un'apparizione della Madonna sulla riva della spiaggia di Sottomarina nel 1508. Numerose le 'tolele', e gli ex voto a testimoniare la radicata religiosità popolare. Tra le opere più notevoli il vastissimo affresco del soffitto di 223 mq. opera settecentesca del pittore locale Antonio Marinetti detto il Chiozzotto, allievo di Giovanni Battista Piazzetta (1682-1754).

Sulla Piazzetta XX Settembre si affaccia la CHIESA DELLA TRINITÀ realizzata nella forma attuale nel 1705 da Andrea Tirali (1660-1737), con pianta a croce greca nell'attiguo oratorio dei Battuti, detti i 'Rossi' per il colore del saio penitenziale uno dei più importanti cicli pittorici del manierismo veneto (Paolo Piazza, Palma il Giovane, Andrea Vicentino, Alvise Banfatto .

Nella piazzetta notevole anche lo STENDARDO, il pennone portabandiera sostenuto da tre prigioni opera del Zemignani (1713).

Oltre il Palazzo comunale ricostruito in puro stile asburgico, si trova PALAZZO GRANAIO, uno degli edifici più antichi della città anteriore alla guerra di Chioggia, di stile gotico molto sobrio, è stato costruito nel 1328. Aveva la funzione di conservare il grano necessario alla comunità e poggiava originariamente e fino al secolo scorso su 64 colonne, che solo in questo secolo sono state cementate ricavando un piano terra. Sulla facciata è visibile un'edicola con un'immagine della Madonna col Bambino, opera attribuita a Jacopo Sansovino (1486-1570). Sotto si può ammirare la suggestiva PESCHERIA cittadina, tappa obbligata per chiunque venga in visita a Chioggia. L'accesso principale è costituito dal 'Portale a Prisca', opera dello scultore padovano Amleto Sartori

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portale della pescheria al minuto

Lungo il Corso del Popolo s'incontra la CHIESA DI S. ANDREA. Di antica fondazione (esisteva già nel XV secolo), la chiesa venne rifatta nel 1743 con la facciata è di tipo barocco. Conserva opere ragguardevoli tra cui nella sacrestia una tela raffigurante la crocifissione del Marescalco (Giovanni Buonconsiglio). Accanto la TORRE-CAMPANILE di stile romanico risalente al XI-XII secolo e, un tempo, torre di difesa e di avvistamento militare, che conserva l’orologio da torre più antico al mondo, esistente già nel 1386, contemporaneo di quello della cattedrale inglese di Salisbury.

L OROLOGIO PIU ANTICO DEL MONDO

Conclude la passeggiata nel corso la stupenda visione che offre la PIAZZETTA VIGO dove si erge da 1786 la colonna con il Leone Marciano (chiamato con ironia dai chioggiotti per le sue fattezze non proprio maestose 'el gato'). E il maestoso ponte di Vigo che rappresenta il balcone della città sulla laguna costruito in muratura nel 1685 sotto il podestà Morosini ed abbellito nel 1762 con marmi d'Istria.

Per completare il nostro itinerario è necessario spostarsi nelle fondamenta del Canal Vena dove si possono ammirare alcuni tra i più importanti palazzi cittadini tra cui PALAZZO GRASSI, ora sede universitaria.

E da ultimo giungere fino all’isoletta di SAN DOMENICO dove sorgeva un antico convento domenicano. Nel tempio settecentesco si possono ammirare opere di grande valore del Carpaccio (S. Paolo, ultima opera conosciuta al 1520), di Jacopo Tintoretto di Pietro Damini, Lendro Bassano e del Brustolon. Ma l’oggetto più prezioso è senz’altro il gigantesco Crocefisso ligneo, alto più di quattro metri, che risale al XIV sec. Ed è riconosciuto come uno dei più interessanti esemplari esistenti di Cristus dolorosus, di chiara derivazione nordica, che si impone tra tutti per la sua espressività e per la sua grandezza.

RIVA VENA PARTE SUD

Chioggia, capitale della pesca marina e lagunare (pesci, molluschi e crostacei) e centro orticolo con produzioni tipiche riconosciute a livello europeo (il radicchio, la cipolla bianca, la zucca…) vanta una tradizione culinaria di tutto interesse. Sono in gran parte di piatti nati poveri, all’insegna della necessità di conservare gli alimenti e di preparare i piatti adattando porzioni limitate dello stesso prodotto o riciclando cibi già cotti in precedenza. Il tutto naturalmente cadenzato con i tempi delle stagioni e delle festività del calendario.

Questi i piatti più peculiari:

* le “sardelle o sardoni salài”: le sardine o acciughe crude conservate sotto sale e poi in olio crudo, utilizzate come sugo dei “bìgoli in salsa”;
* le “bibarasse, caparossoli o peòci in cassopipa”, le vongole di mare o di laguna o le cozze cotte con un soffritto di cipolla, usato sia come antipasto che come condimento con gli spaghetti.
* il “broeto”: specie di zuppa con tranci di svariati pesci e molluschi cotti su una salsa di olio, cipolla e aceto e serviti con crostini di pane, nato proprio per recuperare da parte dei pescatori in un piatto unico anche il prodotto pescato in quantità non commerciabili.
* il “saore”: piatto nato per recuperare sardine ed altri tipi di pesce fritto in eccedenza conservandolo in un abbondante strato di cipolle bianche appena soffritte: il tutto in un bagno di aceto.
* il “pesse rosto incovercià”: nasce invece come una forma di riscaldare in un tegame coperto il pesce cotto alla brace con una salsa a base di olio e aceto. (tra i più rinomati la lucerna incovercià)
* Tra la varietà di frittura, ricordiamo le “schile e i marsioni”, gamberetti di laguna, servite su crema di polenta e soprattutto le “moleche”, granchi in muta. Le “masanete” sono invece i granchi femmina, cotti in acqua bollente e servite con olio e limone.
* Molti i piatti a base di seppie: le “sepe seche”, il “risotto de sepe”, le “sepe in tecia”, i “risi e vuovi” bolliti.
* Molti i tipi di minestre a base di verdura: “risi e bisi”, “risi e cavoli”, risi e verse, risi pomodoro, risi e patate, risi e latte. Una variante della minestra con i fagioli erano i “basari”, fatta con farina di polenta, zucca, fagioli e lardo.
* Tra le verdure, oltre al radicchio di Chioggia, servito crudo, ma anche cotto al forno o alla brace, sono tipiche le “castraure scaltrìe”, carciofi novelli e i “fundi de articiòco” i fondi del carciofo, la “succa baruca” la zucca di Chioggia cotta al forno, la “polenta fasiolà”, crema di mais cotta in un impasto unico coi fagioli.
* Anche i “bossolà”, conosciuto anche come pane di Chioggia, a forma di anello fragrante e croccante nasce dall’esigenza della lunga conservazione nelle lunghe campagne dei pescatori in mare.
* La partita dei dolci scandisce ancor meglio i vari periodi dell’anno, perché strettamente legati alle feste.
* La “smegiassa”, focaccia a base di miele nero, farina, zucca, uva passa pinoli e zucchero è il tipico dolce delle feste natalizie;
* i “berolini”, fatti con farina, melassa e anice con le forme degli oggetti più svariati erano un tempo i dolci della Befana;
* i “papini”, fatti a ciambelline dal gusto leggermente di vaniglia e dall’impasto piuttosto duro, erano il classico dolce pasquale, come pure il “pan conso”, dolce più tipico di Sottomarina, e il “pan dolse” e le “bissiòle”.
* Altri dolci tipici i “pevarini col miele” fatti con farina, melassa, anice e pepe e i “zaleti”, biscotti fatti anche con la farina di mais. E ancora i sugoli, crema di uva nera e farina
* Più recente è la Ciosòta, la torta a base di carote e radicchio.

Non ho resistito, ho trovato su youtube questo video su chioggia con l'acqua alta...Spero che qualcuno di voi lo guardi...Pensate che quest'anno questa situazione è successa quasi tutti i giorni per più di un mese...





Edited by francesina63 - 25/8/2022, 16:48
 
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