Il Favismo

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view post Posted on 27/2/2013, 08:45     +1   -1
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Il Favismo malattia genetica eriditaria



Che cos'è il favismo

Il favismo è la carenza congenita (ereditaria) di un enzima, il "glucosio-6-fosfato-deidrogenasi-G-6-PDH", normalmente presente nei globuli rossi e in tutte le cellule dell’organismo, essenziale per la vitalità degli eritrociti e in particolare per i processi ossidoriduttivi che in essi si svolgono.

Sono note oltre 300 varianti strutturali dell’enzima: la maggior parte delle varianti sono rare, mentre sono molto frequenti le varianti africana (nota con la sigla GdA) e mediterranea (G-6DPH).

Nei soggetti carenti di questo enzima si può avere un'improvvisa distruzione dei globuli rossi (emolisi) e quindi la comparsa di anemia emolitica con ittero, se e quando ingeriscono fave (esistono molte specie di fave: la "Faba Major" è il tipo che ci interessa), piselli, Verbena Hybrida, varie droghe vegetali o alcuni farmaci (ad esempio sulfamidici, salicilici, chinidina, menadione, ecc.), che agiscono da "fattori scatenanti ossidanti ", inibendo cioè l'attività del glucosio-6-fosfato-deidrogenasi eritrocitario, impoverendo ulteriormente i globuli rossi che sono già poveri dell'enzima.

Il difetto enzimatico si trasmette ereditariamente con il cromosoma X del sesso; poiché la sintesi (produzione) è legata a questo cromosoma. I maschi che geneticamente hanno la coppia dei cromosomi sessuali (XY), avendo un solo X, quando presentano il difetto la carenza di produzione enzimatica è in forma grave “omozigote”.

Mentre il sesso femminile, invece, è colpito in forma meno grave “eterozigote”, poiché essendo l’assetto cromosomico sessuale XX, difficilmente la mutazione genetica colpisce entrambi i cromosomi e il difetto su un solo X determina lo stato di portatrici del gene anomalo che può essere trasmesso ai propri figli. La presenza del gene anomalo su ambedue i cromosomi XX determina lo stato “omozigote”.

I portatori del difetto genetico hanno valori intermedi fra quelli dei soggetti normali e quelli carenti (in questi ultimi omozigoti il livello di glucosio-6-fosfatodeidrogenasi è di pochissime unità); possibili portatori del gene anomalo sono le madri e le sorelle dei bambini affetti da favismo.

Tuttavia nel sesso femminile le manifestazioni cliniche da alterazione enzimatica non sono limitate ai soli casi omozigoti, ma si possono osservare anche in femmine sicuramente eterozigoti (perché aventi figli maschi sia sani sia carenti) che presentano livelli bassi di enzima.

Sintomi e Segni clinici

Nel mondo oltre cento milioni di persone, tra maschi omozigoti e femmine etero / omozigoti, è affetto dal difetto enzimatico nella glucosio-6- fosfato deidrogenasi.

La malattia si manifesta in modo improvviso, 12-48 ore dopo l’esposizione al polline delle piante di fave o dall'ingestione di questi legumi (o degli altri alimenti o medicinali summenzionati).

I segni e sintomi sono: anemia grave, crisi emolitica acuta, ittero, emoglobinuria, urine ipercromiche, febbre, dolori addominali, vomito e nausea. L’anemia grave, l’emolisi e l’ittero consequenziale, sono i segni clinici, talvolta gravissimi, più evidenti.

Il bambino diventa di colorito giallo intenso su fondo pallido. Nei casi gravi, circa la metà dei globuli rossi è distrutta; la cute e le mucose diventano allora intensamente pallide, oltre che itteriche, le urine ipercolorate, e possono comparire i segni di un collasso cardiocircolatorio.

Come si fa la diagnosi

La determinazione dell’enzima G-6PDH nei globuli rossi, esame eseguibile in molti laboratori, è l’indagine che, determinando la concentrazione dell’enzima, ne permette di evidenziare lo stato dell'alterazione o meno e di stabilire se il paziente è affetto o no da favismo.

La presenza di sintomi iniziali quali anemia, con aumento della bilirubina indiretta, reticolocitosi e dell’enzima LDH (spia di emolisi), sono indici di anemia emolitica che devono indirizzare verso la determinazione dell’enzima.

Questo esame è indispensabile per la diagnosi ed è utile anche per identificare i portatori del difetto, che hanno valori intermedi fra quelli dei soggetti normali e quelli carenti (in questi ultimi, se omozigoti, il livello di glucosio-6-fosfato-deidrogenasi è di pochissime unità).

Oggi la biologia molecolare permette nei casi particolari lo studio del DNA e la mappa genetica del cromosoma X (responsabile della sintesi dell’enzima).

Evoluzione e i Rischi

Il difetto di glucosio-6-fosfato-deidrogenasi consente una vita perfettamente normale e non comporta in genere alcun disturbo, purché il soggetto colpito non ingerisca fave o determinati farmaci che possono provocare la crisi emolitica acuta.

È perciò indispensabile che la condizione di favismo sia nota per prevenire questi rischi.

In fase acuta il difetto è invece una condizione piuttosto pericolosa, perché l'anemizzazione può essere rapida (poche ore) e drammatica, mettendo in serio pericolo la sopravvivenza del bambino.

Il favismo è diffuso soprattutto in Africa (nei bantù raggiunge una frequenza del 20% circa) ma si riscontra spesso anche nelle popolazioni dell'Asia meridionale e del bacino mediterraneo, dove in alcune zone (Grecia, Sardegna) raggiunge una frequenza variabile dal 4 al 30%. Il difetto enzimatico non risparmia nessuna parte del mondo (Cina, India, ecc…).

In Italia l’incidenza media è dello 0.4% al nord, nel centro e nel sud è di circa 1%, mentre in Sardegna raggiunge un picco del 15%. L’immigrazione tende a livellare ogni forma di differenza.

Le fave contengono Levodopa, la medesima sostanza chimica contenuta nel Sinemet, Madopar e Larodopa, e in altri farmaci a base di Levodopa utilizzati per il trattamento del Morbo di Parkinson (MdP). Infatti, l'intera pianta, comprensiva di foglie, gambo, baccello e semi immaturi, contiene Levodopa.

Studi limitati hanno mostrato che la Levodopa contenuta nei semi di fava può aiutare a controllare i sintomi del MdP, esattamente come i farmaci che contengono questa sostanza. Infatti, alcuni pazienti riferiscono che gli effetti positivi delle fave durerebbero di più rispetto agli effetti ottenuti dai farmaci. Alcuni Ricercatori sono convinti che le fave possano contenere altri principi, oltre alla Levodopa, che potrebbero coadiuvarne l'effetto.

Oltre alla Levodopa, le fave sono ricche di altri validi principi nutritivi. I baccelli con i semi sono una buona fonte di Ferro, Magnesio, Potassio, Zinco, Rame, Selenio, e molte Vitamine. Anche i semi da soli sono validi, 100 grammi di legumi freschi cotti contengono cinquantasei calorie, 20 grammi di Carboidrati, 5 grammi di Proteine, 2 grammi di Fibre, e non trascurabili quantità di Ferro, Magnesio e Vitamina C.

Che fare

Astenersi preventivamente dall’assunzione e dal contatto con le fave, per evitare l’insorgenza di crisi emolitiche. Fondamentale è anche il mantenimento di una buona diuresi. Come terapia d’urgenza, sono indicate le emotrasfusioni. Non pare particolarmente utile la splenectomia.

Prima di somministrazione un farmaco leggere attentamente il foglietto illustrativo allegato e in particolare le note che riguardano le controindicazioni, precauzioni, effetti collaterali.

Evitare di assumere farmaci con rischio stabilito di causare emolisi nella maggior parte dei soggetti con alterazione enzimatica e ridurre il più possibile il farmaco con rischio probabile di causare emolisi.

Farmaci con rischio stabilito di causare emolisi nella maggior parte dei soggetti con carenza enzimatica:

CHINOLONICI: ciprofloxacina, acido nalidixico, norfloxacina, ofloxacina

NITROFURANICI: nitrofurantoina (Furadantin, Nitrofurin), furaziolidone, furaltadone,

nitrofurazone,

ANTIMALARICI: primachina, chinidina e chinina (accettabile nella crisi acuta di malaria)

clorochina,

DAPSONE ED ALTRI SULFONI: usati per la dermatite erpetiforme,

BLU DI METILENE: cloruro di metiltionina

SULFAMIDICI: cotrimoxazolo, sulfadiazina, sono stati provati mediante test e non causano emolisi in molti soggetti con deficit di G-6-PDH.

Farmaci con rischio probabile di causare emolisi nella maggior parte dei soggetti con carenza enzimatica

ANTIPIRETICI E ANALGESICI: acido acetilsalicilico (Cemirit, Aspro, Aspirina, Kilios, Vivin C), acetofenetidina, acetanilide, fenacetina, aminopirina (Piramidon, Farmidone), antipirina e associazioni tra vari composti (Saridon, Uniplus, Polagin)

ANTIBIOTICI E CHEMIOTERAPICI: cloramfenicolo (Chemicetina, Farmicetina), Acido nalidixico (Nalissina, Neg-gram, Urodixin, Urovalidin) P.A.S.

MEDICAMENTI VARI: vitamina K idrosolubile (Konakion), fenilidrazina, chinidina, trinitrotoluene, probenecid.

PRODOTTI CONTRO LE TARME: naftalene (vapori)

In caso di febbre superiore a 38.5°

Paracetamolo: TACHIPIRINA, PUERNOL, EFFERALGAN, avendo cura di utilizzare un basso dosaggio.

Ketoprofene: OKI, ZEPELIN.

Come si cura

L'unica terapia del favismo in crisi emolitica grave è un’immediata trasfusione di sangue fresco. Al più presto possibile, il paziente dovrà essere ricoverato in ospedale ove sarà possibile fare una trasfusione (sovente sono necessarie più trasfusioni nei primi giorni di ricovero) ed eseguire gli indispensabili accertamenti ematologici.

Prof. Dott. Michele Sossio

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Fonte:
ptamazara.it


Edited by francesina63 - 4/2/2016, 14:02
 
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