La Sindrome di Down

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view post Posted on 9/3/2013, 10:42     +1   -1
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Che cos' è la Sindrome di Down?



La sindrome di Down è una condizione genetica caratterizzata dalla presenza di un cromosoma in più nelle cellule di chi ne è portatore: invece di 46 cromosomi nel nucleo di ogni cellula ne sono presenti 47, vi è cioè un cromosoma in più nella coppia identificata con il numero 21; da qui anche il termine Trisomia 21.
Genetico non vuol dire ereditario, infatti nel 98% dei casi la sindrome di Down non è ereditaria.
La conseguenza di questa alterazione cromosomica è una forma di disabilità caratterizzata da un variabile grado di ritardo nello sviluppo mentale, fisico e motorio.
Le anomalie cromosomiche nella sindrome di Down.
Esistono tre tipi di anomalie cromosomiche nella sindrome di Down; il loro effetto finale è comunque identico: nelle cellule dei vari organi i geni del cromosoma 21 sono in triplice dose.
L’anomalia più frequente è la Trisomia 21 libera completa (95% dei casi) in tutte le cellule dell’organismo vi sono tre cromosomi 21 invece di due.
Più raramente si riscontra la Trisomia 21 libera in mosaicismo (2% dei casi) nell’organismo della persona con la sindrome sono presenti sia cellule normali con 46 cromosomi sia cellule con 47 cromosomi.
Infine, il terzo tipo di anomalia, anch’essa rara, è la Trisomia 21 da traslocazione (3% dei casi): il cromosoma 21 in più (o meglio una parte di esso, almeno il segmento terminale) è il numero 14, 21, o 22.
Solo quest’ultimo tipo di Trisomia può essere ereditaria.

Le cause della sindrome di Down



Non conosciamo affatto quali siano le cause che determinano le anomalie cromosomiche in generale.
Sappiamo però che:


a) le anomalie cromosomiche, soprattutto le trisomie, sono un evento abbastanza frequente che interessa circa il 9% di tutti i concepimenti (alla nascita però solo lo 0,6% dei nati presenta un’anomalia cromosomica a causa dell’elevatissima quota di embrioni che va incontro ad un aborto spontaneo);

b) l’incidenza delle anomalie cromosomiche in generale, e quelle della Trisomia 21 in particolare, è assolutamente costante nelle diverse popolazioni, nel tempo e nello spazio;

c) tutte le possibili ipotesi eziologiche fino ad oggi formulate (agenti chimici, radiazioni ionizzanti, infezioni virali, alterazioni metaboliche o endocrine materne) non sono state mai avvalorate dalle molte ricerche condotte.

In definitiva si ritiene che l’insorgenza delle anomalie cromosomiche sia un fenomeno “naturale”, in qualche modo legato alla fisiologia della riproduzione umana, e anche molto frequente.
La presenza della sindrome di Down è diagnosticabile nel neonato, oltre che con un’analisi cromosomica, fatta su un prelievo di sangue, attraverso una serie di caratteristiche facilmente riscontrabili dal pediatra, di cui la più nota è il taglio a mandorla degli occhi.
Il nome «sindrome di Down” viene dal nome del dott. Langdon Down, che per primo nel 1866 riconobbe questa sindrome (sindrome vuoi dire insieme di tratti) e ne identificò le principali caratteristiche.

Si può fare qualcosa per prevenirla?



Le cause precise che determinano l’insorgenza della sindrome di Down sono ancora sconosciute.
Numerose indagini epidemioIogiche hanno comunque messo in evidenza che l’incidenza aumenta con l’aumentare dell’età materna:

Età Materna Incidenza
inferiore a 30 anni 1 su 500
30 - 34 anni 1 su 580
35 - 39 anni 1 su 280
40 - 44 anni 1 su 70
oltre 45 anni 1 su 38



Anche se il rischio cresce con l’avanzare dell’età materna, questo non esclude che nascano bambini con sindrome di Down anche da donne giovani, ma una donna più anziana ha maggiori probabilità.
L’altro fattore di rischio dimostrato è avere avuto un precedente figlio con la sindrome di Down.


Come viene diagnosticata?



La sindrome di Down può essere diagnosticata anche prima della nascita intorno alla 16° - 18° settimana di gestazione con l’amniocentesi o tra la 12° e la 13° settimana con la villocentesi.
Queste analisi vengono proposte di solito alle donne considerate a rischio (età superiore ai 37 anni o con un precedente figlio con sindrome di Down) ed eseguite senza ricovero in centri specializzati.
Il Tri-test è un esame del sangue materno eseguito tra la 15° e la 20° settimana di età gestazionale per dosare tre sostanze particolari (alfa-fetoproteina, estriolo non coniugato e frazione beta della gonadotropina corionica).
L’elaborazione statistica dei livelli ematici di queste tre sostanze, combinata con il rischio di sindrome di Down legato all’età della donna e ad altri fattori, fornisce una risposta che indica la stima della probabilità che il feto abbia una trisomia 21 oppure no.
Il Tri-test non ha alcun valore diagnostico, ma solo indicativo. Per avere una diagnosi occorre comunque procedere ad effettuare gli esami precedentemente descritti.
Attualmente in Italia 1 bambino su 1000 nasce con questa condizione.

Quali sono le potenzialità e le difficoltà

dei bambini con sindrome di Down?



La caratteristica della sindrome di Down si identifica, oltre che per gli aspetti cromosomici, fondamentalmente per un ritardo presente nelle principali funzioni, sia nella fase di sviluppo del bambino, che nell’età adulta.
Questo ritardo è in parte recuperabile, con un intervento riabilitativo precoce, sistematico con particolare riferimento alle aree linguistiche, motorie e neuropsicologiche.
In particolare bisogna lavorare nel recuperare competenze ed abilità che possono compensare in buona parte la presenza di un ritardo mentale, portando la persona a raggiungere competenze operative anche di notevole complessità.
Non è sufficiente, anche se è indispensabile, un’azione di socializzazione, in quanto a quest’ultima debbono essere aggiunte abilità e strumentalità tali da poter gestire una vita sodale significativa.
E’ utile pertanto poter fornire a questi bambini prima ed alle persone giovane ed adulte dopo, tutta una serie di servizi che permettano loro prima di acquisire e dopo di mantenere le competenze che gli aiutano ad integrarsi in modo completo nel miglior modo possibile.
Possono essere correlate alla sindrome di Down anche specifiche problematiche di ordine clinico, malformativo o disfunzioni (cardiopatie, problemi tiroidei, ecc.) nei confronti dei quali è utile intervenire preventivamente e con la stessa solerzia con cui si interviene per tulle le altre persone, seguendo protocolli di controllo standardizzati.

Che cosa possono imparare le persone con sindrome di Down
e qual è il loro inserimento sociale?



La maggior parte delle persone con sindrome di Down può raggiungere un buon livello di autonomia personale, sociale e relazionale, imparando ad esempio l’utilizzo del mezzo pubblico, l’utilizzo del denaro, o di tutto quelle strumentalità che la vita oggi richiede.
Possono fare sport e frequentare gli amici, andare a scuola con tutti gli altri coetanei e possono imparare molto anche nel campo didattico.
I giovani e gli adulti con sindrome di Down possono apprendere un mestiere e impegnarsi in un lavoro svolgendolo in modo competente e produttivo.
E impossibile avere oggi dei dati statistici sul numero delle persone con sindrome di Down che lavorano, ma grazie all’impegno degli operatori e delle famiglie ci sono già molte esperienze positive.
Ci sono lavoratori con sindrome di Down in molte professioni semplici ed anche di una certa complessità.
Le persone con sindrome di Down sanno fare molte cose e ne possono imparare molte altre.
Perché queste possibilità diventino realtà occorre che tutti imparino a conoscerli e ad avere fiducia nelle loro capacità.


tom



Fonte:
coordown.it


Edited by francesina63 - 25/4/2018, 17:18
 
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Come spegnere il cromosoma della
sindrome di Down



A causarla è un minuscolo cromosoma di troppo. Inattivarlo potrebbe permettere di curarla. Si tratta della sindrome di Down, nota anche come trisomia 21, una patologia per ora incurabile, che colpisce circa un bambino su 700. La sindrome di Down è dovuta alla presenza di tre copie del cromosoma 21, anziché le normali due, ed è la più comune anomalia cromosomica nell'essere umano. Nonostante i tentativi fatti, correggere la trisomia usando la terapia genica cromosomica per eliminare o inattivare uno dei cromosomi in eccesso non ha avuto successo. Almeno finora: in uno studio effettuato presso la University of Massachusetts Medical School e pubblicato su Nature, infatti, Jeanne Lawrence e i suoi colleghi sono riusciti a inattivare una delle tre copie del cromosoma 21 in cellule ottenute da pazienti Down e a rinormalizzare le loro capacità proliferative e differenziative.

Per ottenere questo risultato, gli autori hanno sfruttato un processo biologico che occorre normalmente durante lo sviluppo embrionale e induce il silenziamento di uno dei due cromosomi X nelle donne. Questo meccanismo di "compensazione del dosaggio" si basa su un Rna non codificante, chiamato Xist, che ricopre l’intero cromosoma e induce delle modificazioni strutturali e di espressione genica in modo che solo una copia dei due cromosomi X sia funzionale. L'esperimento è stato condotto usando le cellule ottenute da un paziente Down, da cui i ricercatori hanno generato cellule pluripotenti staminali indotte (iPS) contenenti le tre copie del cromosoma 21. Tramite tecniche di genome editing, ossia manipolazione selettiva del genoma, gli scienziati hanno inserito una copia di Xist sul cromosoma 21 soprannumerario e hanno generato sei cloni di iPS "corrette".

Analizzando l’espressione di 10 geni specifici presenti sul cromosoma 21, i ricercatori hanno mostrato che l’introduzione di Xist induceva il silenziamento completo di questi geni dopo circa 20 giorni. Il fenomeno avveniva per la maggior parte delle proteine codificate dal cromosoma 21. Infatti, l'espressione globale di tre dei sei cloni analizzati si era notevolmente ridotta raggiungendo valori pari al 15-20% di quello misurato nelle iPS trisomiche – con tre cromosomi - ed era paragonabile ai livelli osservati nelle cellule disomiche normali.

Inoltre, da un punto di vista strutturale, il cromosoma inattivato presentava una serie di modificazioni di tipo eterocromatico – era cioè molto più compatto - e somigliava al corpo di Barr, una struttura condensata formata dal cromosoma X inattivo durante lo sviluppo embrionale. L’effetto della compensazione del dosaggio da parte di Xist si manifestava anche a livello funzionale: le cellule "corrette" proliferavano meglio e differenziavano in modo più efficiente rispetto a quelle malate.

Secondo gli autori, questi risultati sono molto importanti per i pazienti affetti da sindrome di Down, per i quali nonostante i tanti progressi non è ancora disponibile nessuna cura. L’elevata complessità genetica e la variabilità dei sintomi negli individui affetti rende questa malattia molto difficile da trattare. Pertanto, sebbene una cura sia ancora lontana, avere un modello cellulare che ne ricapitoli le caratteristiche biologiche e possa essere facilmente manipolato potrebbe aiutare a capire meglio quali sono le cause molecolari della malattia e rappresentare un primo passo verso una terapia genica.

Maria Antonietta Cerone


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Fonte:
galileonet.it


Edited by francesina63 - 13/7/2015, 15:08
 
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view post Posted on 21/3/2014, 22:24     +1   -1
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sindrome_di_down

21 Marzo 2014:

la nona Giornata Mondiale della Sindrome di Down e CoorDown

''Non avere paura'', i bimbi down rassicurano una futura mamma

Dear Future Mom (Cara futura mamma)



#DearFutureMom (Cara futura mamma) è la campagna di sensibilizzazione lanciata per la Giornata mondiale sulla sindrome di Down del 21 marzo. Uno spot toccante, promosso dal Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di Down (CoordDown), diretto da Luca Lucini e realizzato in collaborazione con l'agenzia di pubblicità Saatchi & Saatchi. Quidici attori e attrici con sdD, provenienti da tutta Europa, rassicurano una futura mamma, preoccupata per il futuro del figlio in arrivo.

"La felicità di un genitore passa attraverso la felicità dei figli - si legge sul sito del CoorDown - ma il benessere di un figlio con sindrome di Down dipende anche dall'inclusione nella società e dalla possibilità di esercitare i propri diritti: una scuola di qualità, il giusto numero di ore di sostegno, i necessari interventi riabilitativi precoci, l'opportunità di trovare un lavoro, come chiunque altro. L'obiettivo della Giornata Mondiale è anche quello di diffondere una nuova cultura della diversità e una maggior conoscenza delle persone con sindrome di Down"(a cura di Eleonora Giovinazzo).

«CARA FUTURA MAMMA» - La campagna è costruita in forma di video-risposta a una lettera arrivata da una futura madre che ha scoperto di aspettare un bimbo con la sindrome di Down: un messaggio d’amore da parte di 15 tra bambini e ragazzi con le loro mamme, in diverse lingue.

Il 9 febbraio abbiamo ricevuto questa mail da una futura mamma:

‘Aspetto un bambino, ho scoperto che ha la sindrome di Down. Sono spaventata: che vita avrà il mio bambino?’

Oggi le abbiamo risposto così:

Cara futura mamma, non avere paura: il tuo bambino sarà in grado di fare molte cose.
Potrà abbracciarti, potrà correrti incontro, potrà parlarti e dirti che ti vuole bene.
Potrà andare a scuola, come tutti. Potrà imparare a scrivere e potrà scriverti
se un giorno sarà lontano. Perché sì, sarà in grado anche di viaggiare.
Potrà aiutare il papà a riparare la sua bicicletta.
Potrà lavorare e guadagnare i suoi soldi, e con quei soldi potrà invitarti a cena,
o affittare un appartamento e andare a vivere da solo.
A volte sarà difficile, molto difficile. Quasi impossibile.
Ma non è così per tutte le madri?
Cara futura mamma, tuo figlio potrà essere felice, come lo sono io.

E sarai felice anche tu: vero mamma?



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Fonte:
giornalettismo.com


Edited by francesina63 - 25/4/2018, 17:20
 
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