| Torna Raffaella Carrà, e stavolta cerca una voce. Anzi, «The Voice of Italy», la migliore ugola d’Italia, come recita il titolo del nuovo programma di Raidue che dal 7 marzo la vedrà protagonista in veste di coach (allenatrice) di aspiranti popstar. Con lei, Riccardo Cocciante, Piero Pelù e la rossa Noemi. Nel caso qualcuno sentisse profumo di «X Factor», ci pensa Raffa a marcare subito le differenze: «L’approccio di noi coach è profondamente diverso rispetto a quello di “X Factor”» spiega. «Non c’è litigio, ma rispetto: si lavora con allegria. Insomma, è uno show positivo. La litigiosità in tv mi disturba, visto che non mi appartiene neanche nella vita».
Durante la prima fase del vostro programma le audizioni si svolgono al buio, senza che voi possiate vedere i concorrenti, perché non possiate farvi condizionare dal loro aspetto fisico.
«Mi ero ripromessa di scavalcare l’ostacolo pensando di sentire le voci come se ascoltassi la radio, ma non è così. Quando sei girata di spalle t’immagini anche il volto e la figura di chi sta cantando, e qualche volta hai forti dubbi se voltarti oppure no. È molto difficile. Per fortuna le preselezioni fatte dalla produzione erano già di buon livello».
Che tipo di coach sarà?
«Onesta, equa, attenta e in buona fede. Posso sbagliare, ma i ragazzi sanno che questa non è la loro unica occasione».
Come si sente a essere tra i protagonisti di uno show senza però condurlo direttamente?
«“The Voice” significa sperimentare un nuovo tipo di tv. Ho scelto di proposito di ritornare in video dopo quattro anni con uno show diverso da tutti quelli che ho fatto prima. Altrimenti la curiosità a che cosa serve?».
Ci descriva i suoi tre colleghi.
«Noemi è bella dentro e fuori, un grande talento. Riccardo ha una carriera immensa ma all’inizio era timido, mentre ora è divertente. Piero invece è il mio sexy rocker, pieno di energia. È adorabile duellare con lui».
L’eterno dilemma: premiare la tecnica o l’interpretazione?
«Cerco entrambe, ma l’interpretazione vince, anche perché l’emozione a volte gioca brutti scherzi. Chi tra i grandi non ha mai stonato scagli la prima pietra».
Come «coach d’appoggio» ha scelto Gianni Morandi…
«È un uomo pieno d’entusiasmo e di passione. Generoso, oltre che un grande artista. Darà ai ragazzi forza e buoni consigli. E poi ci aiuteranno Stefano Magnanensi e il Maestro Leonardo De Amicis».
Molte sue canzoni, come «Tanti auguri» e «A far l’amore comincia tu», sono diventate grandi successi internazionali, destinate a entrare nella memoria storica degli italiani.
«E pensare che quando scrivevo quei brani con Gianni Boncompagni, che insieme con Gino Landi e Sergio Japino è stato uno dei coach fondamentali della mia vita, non avevamo percezione che potessero attraversare tante generazioni… Capita».
Se avesse potuto, avrebbe dedicato più tempo e risorse alla sua carriera di cantante o è soddisfatta così?
«Forse lei non ricorda quanti concerti, quanta tv, radio e interviste ho fatto in tanti anni in giro per il mondo. Poi, da quando ho cominciato a fare talk show a modo mio, ho dovuto decidere se viaggiare o fermarmi…».
Fate quel che vi pare, ma non chiamatelo talent. Almeno non negli studi di via Mecenate, a Milano. Alla vigilia della partenza di «The Voice of Italy», giovedì 7 marzo in prima serata su Raidue, i protagonisti del format che promette di rivoluzionare l’idea della gara canora in tv, tendono subito a mettere le mani avanti.
Soprattutto uno dei quattro coach (gli allenatori dei cantanti in gara), Piero Pelù, che mal sopporta i pur inevitabili paralleli con «X-Factor», nato da noi proprio su Raidue, e poi passato all’accogliente Sky Uno. «Anzi» aggiunge l’artista toscano parlando con Sorrisi «il fatto che questo programma che lavora in sottrazione, puntando tutto sulla voce e togliendo l’apparenza, sia stato ideato da John De Mol, lo stesso creatore del Grande Fratello, a mio avviso significa che il tempo dei reality show in tv è definitivamente finito, e lo dico con una gioia che non ha pari».
Scelti dopo «Blind Auditions», audizioni al buio, durante le quali i quattro coach possono ascoltare soltanto le voci degli interpreti, e sceglierli quindi esclusivamente in base ad esse, i concorrenti finiscono in 4 squadre da 16 concorrenti ciascuna. Attraverso varie fasi di gioco, che si consumano in 13 settimane, ne rimarrà ovviamente uno solo. E porterà a casa un contratto per incidere un album con Universal.
Oltre a Pelù, gli altri «capitani» sono la veterana Raffaella Carrà, Riccardo Cocciante, che passa dal cantautorato a lavori come «Nostre Dame de Paris» (attualmente rappresentato in Giappone) e la rossa Noemi, uscita proprio da «X-Factor» cinque anni fa e oggi residente a Londra. Teoricamente, sarebbe lei la meno scafata del gruppo, vista l’anagrafe. Ma così non la pensa Raffa, che la gratifica con un «è meglio di tutti noi». In quanto a parlantina sciolta, non c’è dubbio.
E se il conduttore debuttante, l’attore Fabio Troiano, ama definirsi piuttosto «un cronista a bordo campo: la cosa mi mette meno paura», Cocciante insiste sulle peculiarità di «The Voice of Italy». «In altri talent che vedo in giro, io, con le mie caratteristiche fisiche, se avessi partecipato negli anni in cui non ero ancora noto, non sarei mai passato, non avrei avuto chances. Qui, probabilmente sì».
Intanto, la Carrà allarga il discorso: «I ragazzi oggi li vedo molto più preparati vocalmente di noi, in media sono più bravi. Il problema è che ai nostri tempi tutte le voci erano chiaramente identificabili, c’era sempre una personalità ben definita. Oggi vedo più qualità, ma anche più omologazione. Voci spesso anonime, che non si riconoscono». Sintetizza Pelù: «Da noi se viene qualcuno e fa un pezzo di Mina, non le viene richiesto di imitarla, ma di farla a pezzi, mangiarla, digerirla, farla sua e poi risputarla».
The Voice of Italy è la versione italiana di The Voice, il talent musicale creato da John De Mol, prodotto in Italia da Toro Produzioni per la Rai. La prima edizione, realizzata al CPTV Rai di Via Mecenate 76 di Milano, è trasmessa da Rai 2 dal 7 marzo al 30 maggio 2013, condotta da Fabio Troiano. L'interazione con il web (è molto utilizzato Twitter e l'hashtag #tvoi) è affidata a Carolina Di Domenico.
La mission del programma
Il programma prevede che quattro giudici/coach cerchino la voce più bella del Paese, badando alla voce e non all'apparenza. Il vincitore ottiene un contratto discografico con la Universal Music.
La struttura del talent
The Voice si sviluppa in tre fasi: le Blind Audiction, la Battle e il Live Show.
Audizioni al buio
Nella prima fase i quattro coach ascoltano, voltati di spalle, gli aspiranti concorrenti: se i giudici sono interessati alla voce che sentono, premono il pulsante I WANT YOU per accaparrarsi il cantante (le poltrona si girano e possono finalmente collegare la voce al volto), altrimenti il cantante viene eliminato. Se il candidato interessa a più di un giudice, allora è il candidato stesso che deve scegliere in quale squadra entrare a far parte, ma solo dopo aver ascoltato l'offerta che i giudici gli fanno. Alla fine delle quattro puntate di Blind (tutte registrate e montate) ogni giudice si ritrova a lavorare con un team formato da 16 cantanti.
La Battle
Nella seconda fase ogni giudice, dopo aver allenato i propri ragazzi facendosi aiutare da un team di supporto (cantanti, musicisti e produttori) fa scontrare i propri cantanti tra loro, due alla volta, facendoli esibire sulla stessa canzone in duetto. Chi vince passa alla terza e ultima fase. Tutti e trentadue gli scontri vengono mandati in onda in tre puntate, montate e registrate.
Fase Live Show
Nella terza e ultima fase, i cantanti si scontrano esibendosi dal vivo in dei veri e propri miniconcerti. Dopo cinque puntate, i quattro superstiti, uno per ogni squadra, accedono alla finale e si confrontano tra loro, facendosi giudicare dal pubblico da casa.
I giudici/coach
Nella prima edizione i giudici di The Voice of Italy sono Piero Pelù, Noemi, Raffaella Carrà e Riccardo Cocciante. Fonti: sorrisi.com - sorrisi.com - tvblog.it Edited by francesina63 - 30/11/2020, 15:21
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