E' morto califano

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view post Posted on 30/3/2013, 22:01     +1   -1
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È morto Franco Califano

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Aveva 74 anni, Franco Califano è morto nella sua casa ad Acilia. Malato da tempo, era nato nel 1938. Solo pochi giorni fa, il 18 marzo, si era esibito al Teatro Sistina di Roma.

Era nato a Pagani, in provincia di Salerno, cresciuto tra Roma e Milano. Autore di brani indimenticabili scritti anche per Mia Martini (`Minuetto´), Ornella Vanoni (`La musica infinita´,’ Una ragione in più), Peppino di Capri (`Un grande amore e niente più, che vince il Festival di sanremo nel 1973), ma anche per Edoardo Vianello e Wilma Goich, Mina e Loretta Giggi, che porta al successo le sue ´Notti d’agosto’.

Cantautore, poeta, come amava definirsi, Franco Califano ha firmato celebri hit. `Tutto il resto è noia´, `La mia libertà´, `Io nun piango´, `Cesira´, `Avventura con un travestito´, `Pasquale l’infermiere´, spesso autobiografiche, ispirati alle sue personali vicende private. Una vita di eccessi mai negati, la sua, tra canzoni, concerti, night, serate nei piani bar, alcol e droga. Arrestato la prima volta nel 1970 per possesso di stupefacenti, venne assolto con formula piena. Da questa esperienza carceraria è nato l’album `Impronte digitali´.

Califano era in piena attività artistica. «Fino all’ultimo giorno non ha smesso di cantare e di scrivere canzoni», spiega il cantautore Enrico Giaretta, suo pianista e figlio artistico. «Il Maestro - racconta - stava per partire per un `mini tour´ con accompagnamento di pianoforte, batteria, chitarra e contrabbasso. Era entusiasta di questa nuova avventura. Avremmo dovuto suonare il 4 aprile a Porto Recanati e, pochi giorni dopo, avevamo un appuntamento in sala di incisione ad Avezzano. Stasera, all’improvviso, la notizia della sua morte. Siamo tutti increduli. Si è chiuso per noi un’era», conclude. Califano stava lavorando anche ad un progetto di canzoni in romanesco rivisitate in chiave jazz.

Edited by francesina63 - 21/5/2018, 18:02
 
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view post Posted on 30/3/2013, 22:53     +1   -1
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Insieme in Armonia

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franco_califano



È proprio una Pasqua tragica per la musica italiana. Venerdì Enzo Jannacci, sabato Franco Califano. Nell’arco di 24 ore se n’è andato prima un simbolo di Milano, poi uno di Roma, «er Califfo». Nel mondo anglosassone per descrivere uno come Califano si usa l’espressione «larger than life» (più grande della vita), lui di sé diceva: «ero bello esagerato». Er Califfo, ma la cerchia dei suoi fan lo chiamava «il maestro», è stato un autore di classici della canzone, un interprete di successo, un poeta, un attore, un protagonista delle cronache per le sue amicizie pericolose e le sue rischiose abitudini.

I suoi ultimi anni sono stati difficili: aveva sperperato un patrimonio, il fisico, cui aveva sempre chiesto molto, cominciava a cedere e finì sui giornali perché aveva richiesto l’aiuto della legge Bacchelli. Il 18 marzo aveva cantato al Sistina di Roma. Ma proprio quando la sua vicenda si stava avviando al declino, è stato riscoperto dalla nuove generazioni, Fiorello gli ha dedicato una delle sue imitazioni più popolari, i Tiromancino hanno registrato con lui, come hanno fatto jazzisti importanti come Stefano Di Battista. Al di là delle sue vicende legali, Franco Califano stava all’Italia come i personaggi portati sullo schermo da Jean Paul Belmondo e Alain Delon dei tempi d’oro stanno alla Francia. Un fuori classe della seduzione dal fascino maledetto e dall’ironia devastante che dagli anni ’60 in poi, cominciando come attore di foto romanzi, si è lanciato in una vita vissuta pericolosamente. Califano ha firmato alcune dei più bei titoli della canzone italiana, come «Minuetto», «La musica è finita», «E la chiamano estate», «Una ragione di più», ha scritto per gli interpreti più prestigiosi, a cominciare da Mina, ha composto «Gente de borgata».

Ma se c’è un titolo che sintetizza la sua vita e la sua carriera è «Tutto il resto è noia», un caso di scuola di brano che diventa un manifesto esistenziale. Scriveva poesie ed era autore e interprete di monologhi che oscillavano tra il comico e il dramma, istantanee di vita alla deriva (il giocatore di Nun me porta’ a casa) che si affiancavano a storie di travestiti o gravidanze inaspettate. Le sue vicende giudiziarie, la sua vocazione alla trasgressione e l’insofferenza verso le convenzioni hanno sicuramente aiutato a far nascere il mito dello chansonnier maledetto ma sicuramente non hanno aiutato la sua carriera (nel 1984 ha inciso l’album «Impronte digitali» agli arresti domiciliari). È stato un personaggio scomodo, controverso, che ha messo in scena la sua vita al massimo e che, forse, ha amato davvero soltanto la musica.

Califano era in piena attività artistica. «Fino all’ultimo giorno non ha smesso di cantare e di scrivere canzoni», spiega il cantautore Enrico Giaretta, suo pianista e figlio artistico.

«Il Maestro - racconta - stava per partire per un “mini tour” con accompagnamento di pianoforte, batteria, chitarra e contrabbasso. Era entusiasta di questa nuova avventura. Avremmo dovuto suonare il 4 aprile a Porto Recanati e, pochi giorni dopo, avevamo un appuntamento in sala di incisione ad Avezzano. Stasera, all’improvviso, la notizia della sua morte. Siamo tutti increduli. Si è chiusa per noi un’era», conclude. Califano stava lavorando anche ad un progetto di canzoni in romanesco rivisitate in chiave jazz.

Le prime reazioni

«Franco Califano. Grande tifoso, grande musicista», così l’Inter sul profilo Twitter della squadra ricorda il cantante scomparso, da sempre grande tifoso della squadra nerazzurra.

«La morte di Califano, cantore romano e autentico simbolo dell’anima più popolare della città ci addolora molto», così il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, esprime il suo cordoglio per la morte di Franco Califano. «Festeggiammo insieme con un concerto a piazza Navona i suoi 70 anni - ha aggiunto Alemanno - dove tutta la città si raccolse intorno al suo Maestro. Nel piangerlo lasciamo alle future generazioni di cantori romani i testi senza tempo di un cantante di altri tempi a cui l’amministrazione aprirà le porte per la camera ardente».

Molti i ricordi e le parole affettuose postate su Twitter da amici e colleghi. «Non c’era bisogno che morisse per definirlo come ho sempre fatto: il poeta di Roma - scrive Giuliano Sangiorgi dei Negramaro - Addio amico, addio Franco». E ancora: «Fa male non dirsi l’ultimo ciao», aggiungono i Negramaro che postano anche il video di “Minuetto”, capolavoro scritto da Califano per Mia Martini. «Ma c...!!! Anche il Califfo. Che Pasqua triste!!», è questo lo sfogo di Biagio Antonacci che poi twitta: «Onore a Franco e a Enzo, siete stati unici e diversi. Fate musica lassù... gli angeli vi lasceranno liberi». «Ciao Califfo», twittano sia Emanuele Filiberto che Elisabetta Canalis, mentre Luna Berlusconi, la nipote del Cavaliere, scrive: «Ciao Franco... le tue canzoni alla radio con papà che cantava... e poi a cantare con te al piano... ricordi bellissimi! Con te la vera poesia».




Fonti:
lastampa.it - ilsecoloxix.it


Edited by francesina63 - 21/5/2018, 17:59
 
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