Paralisi sopranucleare progressiva: una rara e grave forma di Parkinson

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view post Posted on 12/4/2013, 07:50     +1   +1   -1
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Paralisi sopranucleare progressiva.
In Italia il primo studio clinico
per il trattamento con cellule staminali



È "made in Italy" il primo studio clinico per il trattamento della paralisi sopranucleare progressiva (Psp) - malattia rara, considerata una forma di parkinsonismo grave - con cellule staminali multipotenti mesenchimali.

Promosso dalla Fondazione Grigioni/Istituti clinici di perfezionamento e dalla Cell Factory "Franco Calori" del Policlinico di Milano, lo studio clinico di fase I ha l’obiettivo di valutare la sicurezza e l’efficacia dell’impiego di cellule staminali multi potenti mesenchimali autologhe (ovvero provenienti dallo stesso paziente che poi le riceve) in persone affette da Psp e per le quali attualmente non esiste alternativa terapeutica.

Lo studio, già nella fase finale dell’iter autorizzativo presso l’Istituto superiore di sanità, prenderà avvio entro due-tre mesi e vedrà coinvolti una ventina di pazienti.
Si raggiunge dunque un importante traguardo. La sperimentazione, oltre a rispondere ai bisogni dei pazienti affetti da Psp, apre nuove prospettive in termini di possibilità di trattamento di altre malattie neurodegenerative come ad esempio il Parkinson.

La Psp, paralisi sopranucleare progressiva

Così definita perché caratterizzata dall’incapacità di muovere volontariamente gli occhi, prima solo in senso verticale, poi anche in altre direzioni. La paralisi sopranucleare progressiva è una malattia rara, neurodegenerativa, che appartiene al gruppo dei parkinsonismi, ovvero a quelle malattie che provocano la degenerazione delle cellule nervose che fanno parte dei circuiti che regolano automaticamente i movimenti. I pazienti affetti da parkinsonismi presentano disturbi del movimento, lentezza nel compiere i movimenti, rigidità e compromissione dei riflessi che permettono di mantenere l’equilibrio. Nel giro di 5 anni dall’esordio della malattia in genere il paziente è costretto alla sedia a rotelle.
La Psp ha una prevalenza di circa 6,5 casi per 100mila abitanti e un’incidenza di 5,3 nuovi casi ogni 100mila abitanti.

Le cause

Le cause della Psp, come di altre malattie neurodegenerative, sono sconosciute. Una teoria plausibile è che alcuni fattori ambientali possano scatenare la malattia e che il tempo di esposizione necessario per l’insorgenza della patologia dipenda dalla predisposizione genetica dell’individuo.

La componente ambientale

È possibile che in alcune aree particolarmente inquinate, dove si utilizzano ad esempio pesticidi, erbicidi, idrocarburi o altre sostanze in grado di indurre parkinsonismo, la prevalenza della malattia sia maggiore. Alcuni dati non italiani evidenziano una sua maggiore diffusione in campagna piuttosto che in città, probabilmente a causa dell’utilizzo di erbicidi e diserbanti per il miglioramento e l’incremento delle colture.

I fattori di rischio e la prevenzione

Per quanto non esista un modello specifico, si può comunque fare prevenzione in molti modi. Tra gli elementi della strategia preventiva troviamo:

- una dieta sana. Preferire un’alimentazione a basso tenore lipidico e ricca di grassi insaturi (olio di oliva piuttosto che grassi animali). Utile anche l’apporto proteico controllato.

- una corretta attività fisica. A meno che il paziente non soffra anche di malattie cardiovascolari che ne sconsiglino la pratica

- una maggiore conoscenza delle norme igienico-farmacologiche. Meglio non utilizzare in maniera impropria (ma solo su prescrizione medica) preparati come gli antinausea centrali, alcuni dei quali in libera vendita in farmacia. Medicinali di questo genere, specialmente se assunti cronicamente da persone predisposte, possono indurre un parkinsonismo anche irreversibile.

- riduzione dello stress. Molti pazienti dichiarano eventi stressanti e gravi prima dell’insorgenza della malattia. Questo legame è possibile, anche se è bene ricordare che la maggior parte delle malattie può essere legata a eventi stressanti. Lo stress è un fattore generico che, indebolendo il sistema immunitario, favorisce l’insorgenza di vari disturbi e malattie, compresa quella di Parkinson.

La diagnosi

È difficile fare una diagnosi precoce della Psp perché i sintomi sono molto vaghi e spesso simili a quelli della malattia di Parkinson o dell’Alzheimer. La chiave per confermare la diagnosi di Psp è da ricercarsi nell’andatura instabile già in fase iniziale e nella difficoltà a muovere gli occhi: un segno caratteristico della malattia, che compare generalmente 3-4 anni dopo l’esordio. Il sospetto di Psp può essere confermato tramite i reperti delle neuroimmagini ottenute con la risonanza magnetica.

Terapia e prognosi


Non esiste, ad oggi, alcun trattamento efficace e nemmeno una terapia sintomatica che controlli i sintomi motori.

La Psp è una malattia progressiva, che nel giro di pochi anni determina una grave invalidità e conduce alla morte. In media il paziente è costretto su una sedia a rotelle dopo 5 anni di malattia e, in base ai dati disponibili presso il Centro Parkinson Icp, decede dopo 8 anni, anche se vi sono casi documentati di una sopravvivenza superiore. Contribuiscono alla prognosi infausta le cadute, che possono comportare gravi fratture, e i problemi di deglutizione e immobilità, che predispongono a infezioni gravi come la polmonite.

Differenze con la malattia di Parkinson

Compromissione della funzione motoria con lentezza dei movimenti, rigidità e compromissione dell’equilibrio. Sono i sintomi fondamentali parkinsoniani, comuni anche alla Psp. Tuttavia, mentre nella paralisi sopranucleare progressiva la compromissione dell’equilibrio si manifesta già nelle fasi iniziali della malattia, nel Parkinson compare nelle fasi molto avanzate. Inoltre la Psp è caratterizzata dall’incapacità di muovere correttamente e in maniera sincrona gli occhi, soprattutto in senso verticale.

Il coinvolgimento del sistema nervoso centrale è più ampio nella Psp, con interessamento del cervelletto, responsabile della coordinazione dei movimenti, e del tronco encefalico dove sono posti i centri nervosi responsabili della regolazione automatica delle funzioni vitali (cuore, respirazione, ecc.). Nella Psp la proteina che si accumula è la tau, mentre nella malattia di Parkinson è la alfa-sinucleina.

Intervista al Professor Gianni Pezzoli, direttore del Centro Parkinson di Milano, presidente dell’Associazione italiana parkinsoniani (Aip) e presidente della Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson.

Professore, quali sono gli obiettivi del primo studio clinico italiano sull’impiego delle cellule staminali per il trattamento del parkinsonismo grave?


Lo studio ci permette di operare su una casistica piuttosto ampia, con delle metodologie molto standardizzate e delle tecniche molto sofisticate di isolamento di cellule. Obiettivo dello studio è verificare se le cellule staminali mesenchimali del paziente, usate in modo autologo, cioè sul paziente stesso, siano in grado di rallentare la progressione della malattia e ridurre i sintomi che compromettono una vita normale.

In relazione alle cellule staminali, ci sono delle evidenze scientifiche sul loro reale beneficio e sulle possibili applicazioni per le malattie di tipo neurodegenerativo?

Nei modelli animali con malattia di Parkinson è stato già dimostrato che le cellule somministrate riescono a raggiungere le aree cerebrali colpite dalla malattia, influenzando positivamente il tessuto circostante e riducendo la morte cellulare. Negli ultimi anni sono stati poi pubblicati diversi studi sul trapianto autologo di cellule staminali mesenchimali in alcuni tipi di parkinsonismi, tra cui la malattia di Parkinson. Non ci sono invece ad oggi evidenze scientifiche che riguardano la Psp.

Che cosa rappresenta oggi per i pazienti l’impiego di cellule staminali per le malattie di tipo neurodegenerativo?

Il possibile impiego delle cellule staminali per le malattie neurodegenerative rappresenta una grande speranza per i pazienti. Siamo convinti che questo tipo di "terapia riparativa" dell’encefalo permetterà in futuro di poter utilizzare queste cellule a livello cerebrale, anche per la riparazione di piccoli danni. Il nostro obiettivo è mettere a punto una tecnica innovativa e all’avanguardia, supportata da un’organizzazione di persone e strutture che ci consentano di lavorare in equipe, cercando di raggiungere i migliori risultati possibili.

Ad oggi, questa metodica non porta, ovviamente, alla guarigione, ma potrebbe in futuro rappresentare una terapia coadiuvante per una riduzione dei sintomi della malattia.

È vero che molti pazienti si recano all’estero nella speranza di una possibile e definitiva guarigione?

Una percentuale pari al 50% dei pazienti affetti di Psp chiede di andare all’estero per sottoporsi a infusioni con cellule staminali, sia a uso autologo che eterologo. Tra questi, sono circa il 10% quelli che riescono a partire. Questo turismo sanitario riguarda principalmente la Germania, il sud America e la Cina. I costi dei trattamenti sono piuttosto elevati e variano dai 10mila ai 40mila euro a seduta. Tenuto conto che sono necessarie dalle 3 alle 5 sedute, è evidente quanto siano onerosi i costi da sostenere. Nella maggior parte dei casi si tratta di interventi inefficaci, che espongono i pazienti a importanti rischi come infezioni o encefalopatie, poiché le procedure utilizzate non sempre sono controllate e il più delle volte non rispondono neanche ai minimi standard sanitari.

Intervista a Rosaria Giordano, direttore tecnico della Cell Factory "Franco Calori" della fondazione Irccs Ca’ Granda ospedale maggiore Policlinico di Milano.

Direttore, tecnicamente come verrà effettuato il prelievo delle cellule staminali e come saranno infusi i pazienti?

Le cellule staminali multipotenti mesenchimali saranno ottenute dal midollo osseo dei pazienti stessi. Per prelevare il midollo osseo si effettuerà un’aspirazione dall’osso del bacino, al cui interno è infatti contenuto il sangue midollare, molto ricco di cellule staminali. Le cellule saranno poi sottoposte a una fase molto complessa e delicata in cui saranno mantenute in vitro in presenza di terreni particolari. Una volta somministrate al paziente, le cellule mesenchimali staminali multipotenti svolgeranno la loro funzione biologica di riparazione del tessuto cerebrale.

Dopo l’infusione cosa succede alle cellule staminali che raggiungono il sistema nervoso?

È stato già dimostrato in modelli animali di malattia di Parkinson che le cellule somministrate riescono a raggiungere le aree cerebrali colpite dalla malattia e influenzano positivamente il tessuto circostante, riducendo la morte cellulare. Riguardo al meccanismo responsabile di questo effetto, è stato evidenziato come le cellule staminali multipontenti siano in grado di secernere sostanze che agiscono sul tessuto sano preservandolo dal danno. Alcuni dati indicano anche la possibilità di altri meccanismi, come il trasferimento di mitocondri, organelli cellulari incaricati di fornire energia alle cellule e di metabolizzare sostanze nocive, e di altre piccole molecole.

Quali pazienti saranno reclutati?

Nello studio italiano saranno arruolati venti pazienti affetti da Psp, con età superiore a 40 anni e che non rispondono alla terapia farmacologica. Per l’inserimento nello studio, i pazienti saranno attentamente valutati dai medici del Centro Parkinson degli Istituti clinici di perfezionamento.

In quanto tempo pensate di poter evidenziare i primi risultati dello studio?

Entro il primo anno dall’avvio dello studio potremmo avere una prima valutazione a breve termine (a sei mesi dal trattamento) su un primo gruppo di pazienti. La valutazione definitiva è quindi prevista a un anno e mezzo dal trattamento.

Esistono già delle evidenze scientifiche sull’efficacia delle cellule staminali nei pazienti con malattie neurodegenerative come il Parkinson?

Negli ultimi anni sono stati pubblicati tre lavori clinici che suggeriscono che il trapianto autologo di cellule staminali mesenchimali raccolte dal midollo osseo sia ben tollerato ed efficace nei parkinsonismi:

- Uno studio in 29 pazienti con un tipo raro di parkinsonismo (atrofia multi sistemica). Undici dei 29 pazienti hanno ricevuto un trapianto di cellule staminali mesenchimali per via intra-arteriosa una volta e poi per via endovenosa una volta al mese per 3 mesi. Dopo 1 anno, nel gruppo trattato è stata conseguita una stabilizzazione motoria, mentre nel gruppo non trattato vi è stato un significativo peggioramento.

- Uno studio in 7 pazienti con malattia di Parkinson grave in cui cellule staminali mesenchimali sono state trapiantate nella zona ventricolare sottolaterale del cervello tramite chirurgia. I pazienti sono stati seguiti per 10-36 mesi. Tre dei pazienti hanno presentato un miglioramento della funzione motoria. Due dei pazienti sono stati in grado di ridurre il dosaggio della terapia. Non sono stati segnalati eventi avversi gravi. Le immagini della risonanza magnetica non hanno evidenziato cambiamenti significativi.

- Uno studio condotto da radiologi interventisti, che hanno sottoposto 53 pazienti con malattia di Parkinson a un trapianto di cellule mononucleate di midollo osseo per via intra-arteriosa. Solo 4 pazienti hanno ricevuto un secondo impianto. Non si è verificata alcuna complicazione importante. I pazienti hanno presentato miglioramenti significativi dei punteggi mediani relativi alla gravità della malattia. Il tempo fino al miglioramento è variato da 24 ore fino a 3 mesi dopo l’impianto.


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Fonte:
telemeditalia.it


Edited by francesina63 - 25/4/2018, 17:34
 
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Alessandro chiani
view post Posted on 22/1/2022, 20:29     +1   -1




Ciao Francesina, io leggendo l articolo non credevo potesse succedere anche in Italia, ad una sperimentazione con cellule staminali! Posso chiederti quando hai pubblicato questo articolo? Se non creo disturbo....chiarente! Mi interessa l argomento in quanto ho mio padre con questa malattia! Grazie e scusa il disturbo..
Alessandro Chiani
 
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view post Posted on 13/2/2022, 14:57     +1   -1
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CITAZIONE (Alessandro chiani @ 22/1/2022, 20:29) 
Ciao Francesina, io leggendo l articolo non credevo potesse succedere anche in Italia, ad una sperimentazione con cellule staminali! Posso chiederti quando hai pubblicato questo articolo? Se non creo disturbo....chiarente! Mi interessa l argomento in quanto ho mio padre con questa malattia! Grazie e scusa il disturbo..
Alessandro Chiani

Ciao...Nessun disturbo,
ho postato questo articolo trovato nel web il 12/4/2013,
in fondo all'articolo c'è la fonte, basta cliccare nello
spoiler per visualizzare il sito, poi si copia e si incolla
nel browser per raggiungerlo, così se ci sono stati aggiornamenti
potrai leggerli direttamente là.

Buona Domenica Pomeriggio!! :)

 
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2 replies since 12/4/2013, 07:50   1136 views
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