22 Maggio - Santa Rita da Cascia

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22 Maggio

S. RITA DA CASCIA


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Fra le tante stranezze o fatti strepitosi che accompagnano la vita dei santi, prima e dopo la morte, ce n'è uno in particolare che riguarda s. Rita da Cascia, una delle sante più venerate in Italia e nel mondo cattolico, ed è che essa è stata beatificata ben 180 anni dopo la sua morte e addirittura proclamata santa a 453 anni dalla morte.

Quindi una santa che ha avuto un cammino ufficiale per la sua canonizzazione molto lento (si pensi che sant’Antonio di Padova fu proclamato santo un anno dopo la morte), ma nonostante ciò s. Rita è stata ed è una delle più venerate ed invocate figure della santità cattolica, per i prodigi operati e per la sua umanissima vicenda terrena.

Rita ha il titolo di “santa dei casi impossibili”, cioè di quei casi clinici o di vita, per cui non ci sono più speranze e che con la sua intercessione, tante volte miracolosamente si sono risolti.
Nacque intorno al 1381 a Roccaporena, un villaggio montano a 710 metri s. m. nel Comune di Cascia, in provincia di Perugia; i suoi genitori Antonio Lottius e Amata Ferri erano già in età matura quando si sposarono e solo dopo dodici anni di vane attese, nacque Rita, accolta come un dono della Provvidenza.

La vita di Rita fu intessuta di fatti prodigiosi, che la tradizione, più che le poche notizie certe che possediamo, ci hanno tramandato; ma come in tutte le leggende c’è alla base senz’altro un fondo di verità.

Si racconta quindi che la madre molto devota, ebbe la visione di un angelo che le annunciava la tardiva gravidanza, che avrebbero ricevuto una figlia e che avrebbero dovuto chiamarla Rita; in ciò c’è una similitudine con s. Giovanni Battista, anch’egli nato da genitori anziani e con il nome suggerito da una visione.

Poiché a Roccaporena mancava una chiesa con fonte battesimale, la piccola Rita venne battezzata nella chiesa di S. Maria della Plebe a Cascia e alla sua infanzia è legato un fatto prodigioso; dopo qualche mese, i genitori, presero a portare la neonata con loro durante il lavoro nei campi, riponendola in un cestello di vimini poco distante.

E un giorno mentre la piccola riposava all’ombra di un albero, mentre i genitori stavano un po’ più lontani, uno sciame di api le circondò la testa senza pungerla, anzi alcune di esse entrarono nella boccuccia aperta depositandovi del miele. Nel frattempo un contadino che si era ferito con la falce ad una mano, lasciò il lavoro per correre a Cascia per farsi medicare; passando davanti al cestello e visto la scena, prese a cacciare via le api e qui avvenne la seconda fase del prodigio, man mano che scuoteva le braccia per farle andare via, la ferita si rimarginò completamente. L’uomo gridò al miracolo e con lui tutti gli abitanti di Roccaporena, che seppero del prodigio.

Rita crebbe nell’ubbidienza ai genitori, i quali a loro volta inculcarono nella figlia tanto attesa, i più vivi sentimenti religiosi; visse un’infanzia e un’adolescenza nel tranquillo borgo di Roccaporena, dove la sua famiglia aveva una posizione comunque benestante e con un certo prestigio legale, perché a quanto sembra ai membri della casata Lottius, veniva attribuita la carica di ‘pacieri’ nelle controversie civili e penali del borgo.
Già dai primi anni dell’adolescenza Rita manifestò apertamente la sua vocazione ad una vita religiosa, infatti ogni volta che le era possibile, si ritirava nel piccolo oratorio, fatto costruire in casa con il consenso dei genitori, oppure correva al monastero di Santa Maria Maddalena nella vicina Cascia, dove forse era suora una sua parente.

Frequentava anche la chiesa di S. Agostino, scegliendo come suoi protettori i santi che lì si veneravano, oltre s. Agostino, s. Giovanni Battista e Nicola da Tolentino, canonizzato poi nel 1446. Aveva tredici anni quando i genitori, forse obbligati a farlo, la promisero in matrimonio a Fernando Mancini, un giovane del borgo, conosciuto per il suo carattere forte, impetuoso, perfino secondo alcuni studiosi, brutale e violento.
Rita non ne fu entusiasta, perché altre erano le sue aspirazioni, ma in quell’epoca il matrimonio non era tanto stabilito dalla scelta dei fidanzati, quando dagli interessi delle famiglie, pertanto ella dovette cedere alle insistenze dei genitori e andò sposa a quel giovane ufficiale che comandava la guarnigione di Collegiacone, del quale “fu vittima e moglie”, come fu poi detto.

Da lui sopportò con pazienza ogni maltrattamento, senza mai lamentarsi, chiedendogli con ubbidienza perfino il permesso di andare in chiesa. Con la nascita di due gemelli e la sua perseveranza di rispondere con la dolcezza alla violenza, riuscì a trasformare con il tempo il carattere del marito e renderlo più docile; fu un cambiamento che fece gioire tutta Roccaporena, che per anni ne aveva dovuto subire le angherie.

I figli Giangiacomo Antonio e Paolo Maria, crebbero educati da Rita Lottius secondo i principi che le erano stati inculcati dai suoi genitori, ma essi purtroppo assimilarono anche gli ideali e regole della comunità casciana, che fra l’altro riteneva legittima la vendetta.

E venne dopo qualche anno, in un periodo non precisato, che a Rita morirono i due anziani genitori e poi il marito fu ucciso in un’imboscata una sera mentre tornava a casa da Cascia; fu opera senz’altro di qualcuno che non gli aveva perdonato le precedenti violenze subite.

Ai figli ormai quindicenni, cercò di nascondere la morte violenta del padre, ma da quel drammatico giorno, visse con il timore della perdita anche dei figli, perché aveva saputo che gli uccisori del marito, erano decisi ad eliminare gli appartenenti al cognome Mancini; nello stesso tempo i suoi cognati erano decisi a vendicare l’uccisione di Fernando Mancini e quindi anche i figli sarebbero stati coinvolti nella faida di vendette che ne sarebbe seguita.

Narra la leggenda che Rita per sottrarli a questa sorte, abbia pregato Cristo di non permettere che le anime dei suoi figli si perdessero, ma piuttosto di toglierli dal mondo, “Io te li dono. Fà di loro secondo la tua volontà”. Comunque un anno dopo i due fratelli si ammalarono e morirono, fra il dolore cocente della madre.

A questo punto inserisco una riflessione personale, sono del Sud Italia e in alcune regioni, esistono realtà di malavita organizzata, ma in alcuni paesi anche faide familiari, proprio come al tempo di s. Rita, che periodicamente lasciano sul terreno morti di ambo le parti. Solo che oggi abbiamo sempre più spesso donne che nell’attività malavitosa, si sostituiscono agli uomini uccisi, imprigionati o fuggitivi; oppure ad istigare altri familiari o componenti delle bande a vendicarsi, quindi abbiamo donne di mafia, di camorra, di ‘ndrangheta, di faide familiari, ecc.

Al contrario di s. Rita che pur di spezzare l’incipiente faida creatasi, chiese a Dio di riprendersi i figli, purché non si macchiassero a loro volta della vendetta e dell’omicidio.

S. Rita è un modello di donna adatto per i tempi duri. I suoi furono giorni di un secolo tragico per le lotte fratricide, le pestilenze, le carestie, con gli eserciti di ventura che invadevano di continuo l’Italia e anche se nella bella Valnerina questi eserciti non passarono, nondimeno la fame era presente.
Poi la violenza delle faide locali aggredì l’esistenza di Rita Lottius, distruggendo quello che si era costruito; ma lei non si abbatté, non passò il resto dei suoi giorni a piangere, ma ebbe il coraggio di lottare, per fermare la vendetta e scegliere la pace. Venne circondata subito di una buona fama, la gente di Roccaporena la cercava come popolare giudice di pace, in quel covo di vipere che erano i Comuni medioevali. Esempio fulgido di un ruolo determinante ed attivo della donna, nel campo sociale, della pace, della giustizia.

Ormai libera da vincoli familiari, si rivolse alle Suore Agostiniane del monastero di S. Maria Maddalena di Cascia per essere accolta fra loro; ma fu respinta per tre volte, nonostante le sue suppliche. I motivi non sono chiari, ma sembra che le Suore temessero di essere coinvolte nella faida tra famiglie del luogo e solo dopo una riappacificazione, avvenuta pubblicamente fra i fratelli del marito ed i suoi uccisori, essa venne accettata nel monastero.

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Per la tradizione, l’ingresso avvenne per un fatto miracoloso, si narra che una notte, Rita come al solito, si era recata a pregare sullo “Scoglio” (specie di sperone di montagna che s’innalza per un centinaio di metri al disopra del villaggio di Roccaporena), qui ebbe la visione dei suoi tre santi protettori già citati, che la trasportarono a Cascia, introducendola nel monastero, si cita l’anno 1407; quando le suore la videro in orazione nel loro coro, nonostante tutte le porte chiuse, convinte dal prodigio e dal suo sorriso, l’accolsero fra loro.

Quando avvenne ciò Rita era intorno ai trent’anni e benché fosse illetterata, fu ammessa fra le monache coriste, cioè quelle suore che sapendo leggere potevano recitare l’Ufficio divino, ma evidentemente per Rita fu fatta un’eccezione, sostituendo l’ufficio divino con altre orazioni.
La nuova suora s’inserì nella comunità conducendo una vita di esemplare santità, praticando carità e pietà e tante penitenze, che in breve suscitò l’ammirazione delle consorelle. Devotissima alla Passione di Cristo, desiderò di condividerne i dolori e questo costituì il tema principale delle sue meditazioni e preghiere.

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Gesù l’esaudì e un giorno nel 1432, mentre era in contemplazione davanti al Crocifisso, sentì una spina della corona del Cristo conficcarsi nella fronte, producendole una profonda piaga, che poi divenne purulenta e putrescente, costringendola ad una continua segregazione.

La ferita scomparve soltanto in occasione di un suo pellegrinaggio a Roma, fatto per perorare la causa di canonizzazione di s. Nicola da Tolentino, sospesa dal secolo precedente; ciò le permise di circolare fra la gente.
Si era talmente immedesimata nella Croce, che visse nella sofferenza gli ultimi quindici anni, logorata dalle fatiche, dalle sofferenze, ma anche dai digiuni e dall’uso dei flagelli, che erano tanti e di varie specie; negli ultimi quattro anni si cibava così poco, che forse la Comunione eucaristica era il suo unico sostentamento e fu costretta a restare coricata sul suo giaciglio.

E in questa fase finale della sua vita, avvenne un altro prodigio, essendo immobile a letto, ricevé la visita di una parente, che nel congedarsi le chiese se desiderava qualcosa della sua casa di Roccaporena e Rita rispose che le sarebbe piaciuto avere una rosa dall’orto, ma la parente obiettò che si era in pieno inverno e quindi ciò non era possibile, ma Rita insisté.
Tornata a Roccaporena la parente si recò nell’orticello e in mezzo ad un rosaio, vide una bella rosa sbocciata, stupita la colse e la portò da Rita a Cascia, la quale ringraziando la consegnò alle meravigliate consorelle.
Così la santa vedova, madre, suora, divenne la santa della ‘Spina’ e la santa della ‘Rosa’; nel giorno della sua festa questi fiori vengono benedetti e distribuiti ai fedeli.

Il 22 maggio 1447 Rita si spense, mentre le campane da sole suonavano a festa, annunciando la sua ‘nascita’ al cielo. Si narra che il giorno dei funerali, quando ormai si era sparsa la voce dei miracoli attorno al suo corpo, comparvero delle api nere, che si annidarono nelle mura del convento e ancora oggi sono lì, sono api che non hanno un alveare, non fanno miele e da cinque secoli si riproducono fra quelle mura.

Per singolare privilegio il suo corpo non fu mai sepolto, in qualche modo trattato secondo le tecniche di allora, fu deposto in una cassa di cipresso, poi andata persa in un successivo incendio, mentre il corpo miracolosamente ne uscì indenne e riposto in un artistico sarcofago ligneo, opera di Cesco Barbari, un falegname di Cascia, devoto risanato per intercessione della santa.

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Sul sarcofago sono vari dipinti di Antonio da Norcia (1457), sul coperchio è dipinta la santa in abito agostiniano, stesa nel sonno della morte su un drappo stellato; il sarcofago è oggi conservato nella nuova basilica costruita nel 1937-1947; anche il corpo riposa incorrotto in un’urna trasparente, esposto alla venerazione degli innumerevoli fedeli, nella cappella della santa nella Basilica-Santuario di S. Rita a Cascia.

Accanto al cuscino è dipinta una lunga iscrizione metrica che accenna alla vita della “Gemma dell’Umbria”, al suo amore per la Croce e agli altri episodi della sua vita di monaca santa; l’epitaffio è in antico umbro ed è di grande interesse quindi per conoscere il profilo spirituale di S. Rita.
Bisogna dire che il corpo rimasto prodigiosamente incorrotto e a differenza di quello di altri santi, non si è incartapecorito, appare come una persona morta da poco e non presenta sulla fronte la famosa piaga della spina, che si rimarginò inspiegabilmente dopo la morte.

Tutto ciò è documentato dalle relazioni mediche effettuate durante il processo per la beatificazione, avvenuta nel 1627 con papa Urbano VIII; il culto proseguì ininterrotto per la santa chiamata “la Rosa di Roccaporena”; il 24 maggio 1900 papa Leone XIII la canonizzò solennemente.

Al suo nome vennero intitolate tante iniziative assistenziali, monasteri, chiese in tutto il mondo; è sorta anche una pia unione denominata “Opera di S. Rita” preposta al culto della santa, alla sua conoscenza, ai continui pellegrinaggi e fra le tante sue realizzazioni effettuate, la cappella della sua casa, la cappella del “Sacro Scoglio” dove pregava, il santuario di Roccaporena, l’Orfanotrofio, la Casa del Pellegrino.
Il cuore del culto comunque resta il Santuario ed il monastero di Cascia, che con Assisi, Norcia, Cortona, costituiscono le culle della grande santità umbra.

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Fonte:
santiebeati.it


Edited by francesina63 - 21/5/2017, 17:02
 
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Preghiere a

Santa Rita da Cascia


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Preghiera della sposa

O gloriosa santa Rita,
sebbene ti sia sposata per obbedire ai tuoi genitori,
divenisti un'ottima sposa cristiana e una brava mamma.
Ottieni anche a me l'aiuto di Dio,
perché possa vivere bene la mia vita matrimoniale.
Prega perché abbia la forza di mantenermi fedele a Dio e al mio sposo.
Abbi cura di noi, dei figli che il Signore vorrà donarci,
dei vari impegni che dovremo affrontare.
Che nulla turbi la nostra concordia.
Gli angeli della pace assistano la nostra casa,
allontanino la discordia e si accresca la comprensione e
l'amore che unisce le anime redente dal sangue di Gesù.
Fa' che, anche per la tua intercessione,
un giorno veniamo a lodare Dio in cielo,
nel Regno dell'amore eterno e perfetto.

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Preghiera della mamma in attesa

Alla tua nascita, o Santa Rita,
avesti il nome simbolico di una gemma e di un fiore.
Guarda con amorevolezza me che sto per divenire mamma.
Anche tu divenisti mamma di due figli,
che amasti ed educasti come soltanto una santa mamma può fare.
Prega perché il Signore mi conceda la grazia del bimbo,
che con mio marito attendiamo come dono del cielo.
Fin d'ora lo offriamo al Sacro Cuore di Gesù
e di Maria e l'affidiamo anche alla tua protezione.
Si compia nella gioia il miracolo di una vita nuova
e benedetta da Dio.

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Preghiera della mamma

O Vergine immacolata, madre di Gesù e madre mia,
per intercessione di Santa Rita,
aiutami nella dolce e grave responsabilità di essere mamma.
A te affido, o Madre, i figli che amo tanto e per cui trepido,
spero e gioisco. Insegnami a guidarli come Santa Rita,
con mano sicura per la via di Dio.
Rendimi tenera senza debolezze e forte senza durezze.
Ottienimi quella amorosa pazienza che non si stanca mai
e tutto offre e sopporta per la salvezza eterna delle sue creature.
Aiutami, o Madre.
Forma il mio cuore a immagine del tuo e fa'
che i miei figli vedano in me un riflesso delle tue virtù,
affinché, dopo aver imparato da me ad amarti
e a seguirti in questa vita,
giungano un giorno a lodarti e benedirti in cielo.
Maria, regina dei Santi, disponi per i miei figli
anche la protezione di Santa Rita.

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A santa Rita, modello di vita

Santa Rita da Cascia, modello delle spose,
delle mamme di famiglia e delle religiose,
io ricorro alla tua intercessione nei momenti
più difficili della mia vita.
Tu sai che spesso la tristezza mi opprime,
perché non so trovare la via d'uscita
in tante situazioni dolorose.
Ottienimi dal Signore le grazie di cui ho bisogno,
specialmente la serena fiducia in Dio e la calma interiore.
Fa' che io imiti la tua dolce mitezza,
la tua forza nelle prove e la tua eroica carità
e chiedi al Signore che le mie sofferenze
possano giovare a tutti i miei cari
e che tutti possano essere salvi per l'eternità.

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Preghiera per i casi impossibili e disperati

O cara Santa Rita,
nostra Patrona anche nei casi impossibili e Avvocata nei casi disperati,
fate che Dio mi liberi dalla mia presente afflizione.......,
e allontani l'ansietà, che preme così forte sopra il mio cuore.

Per l'angoscia, che voi sperimentaste in tante simili occasioni,
abbiate compassione della mia persona a voi devota,
che confidentemente domanda il vostro intervento
presso il Divin Cuore del nostro Gesù Crocifisso.

O cara Santa Rita,
guidate le mie intenzioni
in queste mie umili preghiere e ferventi desideri.

Emendando la mia passata vita peccatrice
e ottenendo il perdono di tutti i miei peccati,
ho la dolce speranza di godere un giorno
Dio in paradiso insieme con voi per tutta l'eternità.
Così sia.

Santa Rita, Patrona dei casi disperati, pregate per noi.

Santa Rita, Avvocata dei casi impossibili, intercedete per noi.

3 Pater, Ave e Gloria.


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Edited by francesina63 - 12/5/2023, 16:40
 
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22 Maggio

Santa Rita da Cascia

Benedizione delle Rose

Forma solenne


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Inizio e saluto

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen.

Dio fonte di Santità,
che ci chiama ad essere santi,
sia con tutti voi.
E con il tuo Spirito.

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Mozione Introduttiva

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La benedizione delle rose,
che stiamo per compiere,
ricorda un episodio della vita di Santa Rita.
La Santa, nel gennaio 1457,
mentre era malata nella sua cella monastica di Cascia,
chiese ad una cugina di portarle da Roccaporena
una rosa della sua terra.
La tradizione afferma che Dio esaudì questo desiderio
e la parente di Rita poté raccogliere per lei
una rosa sbocciata in inverno, tra la neve.

Noi invochiamo il Signore che concede generosamente
grazie spirituali e materiali a chi Lo invoca,
perché si degni di benedire queste rose,
che sono per noi un omaggio alla memoria di Santa Rita.
Ella ebbe miracolosamente una rosa a conforto della spina
che l'associò per quindici anni alla passione reddentiva di Gesù.
Anche a noi queste rose portino
speranza, fortezza, salute, gioia e
pace nell'imitazione di Santa Rita.

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Lettura della Parola di Dio

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Ascoltate la parola di Dio
dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi
(1 Cor 13, 1-7).

L’inno dell’amore

Se io so parlare le lingue degli uomini e degli angeli
ma non posseggo l'amore:
sono come una campana che suona
come un tamburo che rimbomba.

Se ho il dono di essere profeta
di svelare tutti i segreti
se ho il dono di tutta la scienza
anche se ho una fede che smuove i monti:
se non ho amore
che vale?

Se distribuisco ai poveri tutti i miei averi
E come martire lasciò bruciare il mio corpo:
senza l'amore
niente io ho.

Chi ama è paziente e premuroso.
Chi ama no è geloso
Non si vanta
Non si gonfia di orgoglio.

Chi ama è rispettoso
non va in cerca del proprio interesse
non conosce la collera
dimentica i torti.

Chi ama rifiuta l’ingiustizia
La verità è la sua gioia.

Chi ama, tutto scusa
di tutti ha fiducia
tutto sopporta
non perde mai la speranza.

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Preghiera dei Fedeli

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Fratelli e sorelle,
invochiamo Dio nostro Padre,
con profonda devozione perché ci benedica,
ci guidi e ci sostenga sempre
con la forza del suo Spirito.

Diciamo: Benedici il tuo popolo, Signore.

O’ Dio dell'amore,
tu hai accompagnato con la tua grazia
il cammino di Santa Rita,
sostieni anche noi perché viviamo
con impegno la vocazione alla Santità.
Preghiamo

O’ Dio della tenerezza,
tu hai dato a Rita una rosa
come delicato segno del tuo amore,
fa che anche noi diventiamo strumenti
di consolazione e di pace.
Preghiamo

O’ Dio di ogni bellezza,
questi fiori e tutto il creato ci parlano di te,
aiutaci ad essere nel mondo di ogni profumo
e richiamo di Cristo.
Preghiamo

O’ Dio di ogni consolazione,
Santa Rita ha camminato con fede
tra le spine della vita,
donaci serenità e fortezza nell'ora del dolore.
Preghiamo

Rivolgiamoci ora a Dio Padre,
recitando insieme la preghiera che Gesù ci ha insegnato:

Padre nostro,
che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen

Preghiamo

O’ Dio,
ricco di misericordia e
fonte di ogni consolazione,
effondi la Tua benedizione
su queste rose e su quelli che le riceveranno,
perché, nel ricordo del prodigio della rossa
che tu donasti a Santa Rita
a conforto della spina,
che l'associò per quindici anni
alla Passione reddentiva di Gesù,
siamo ricolmi delle Tue grazie
e rendano testimonianza a Cristo Risorto:

Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen

Si aspergono le rose con l'acqua benedetta.

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Conclusione

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Converti a te il cuore dei tuoi fedeli,
e per l'intercessione di Santa Rita
custodisci tutti noi sotto la tua protezione.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.

E la benedizione di Dio onnipotente,
Padre e Figlio e Spirito Santo,
discenda su di voi e con voi rimanga sempre.
Amen.

(Pentecoste 1994, Festa di Santa Rita
ANTONIO AMBROSANIO, Arcivescovo di Spoleto - Norcia)

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Forma Ordinaria

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V. Il nostro aiuto è nel nome del Signore.
R. Egli ha fatto cielo e terra.

Preghiamo

O' Dio, la cui parola santifica ogni cosa,
effondi la tua benedizione su queste rose
che ti presentiamo in onore di Santa Rita
e concedi che chi se ne servirà con devozione,
per i meriti della croce e della risurrezione del Figlio tuo,
ne riceva, per tua bontà, conforto e salute nella malattia,
costanza nel seguire ogni giorno il Figlio tuo
e nel portare con riconoscenza la propria croce.

Per Cristo nostro Signore.
Amen.

Oppure:

Tu, o' Dio,
concedi generosamente grazie spirituali
e materiali a chi t'invoca.
Dona la tua benedizione anche a queste rose,
che sono per noi un omaggio alla memoria di Santa Rita.
Essa ebbe miracolosamente una rosa
a conforto della spina
che l'associò per quindici anni
alla passione redentiva di Gesù.
Anche a noi queste rose portino speranza,
fortezza, salute, gioia e pace
nella imitazione di Santa Rita.

Per Cristo nostro Signore.
Amen.

Oppure (cfr. Benedizionale n.1641):

Signore Dio fai risplendere la tua Chiesa
con le virtù e le opere dei Santi,
guarda i tuoi fedeli che,
portando questa rosa in onore di Santa Rita,
possano avere ciò che è necessario nella vita presente
e aderendo con amore ai tuoi precetti procedano sicuri
verso la vita immortale.
A te onore e gloria nei secoli.

Per Cristo nostro Signore.
Amen.


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Edited by francesina63 - 10/9/2017, 14:56
 
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