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Franca Rame, moglie di Dario Fo è morta a Milano. L'attrice teatrale, drammaturga e politica (era stata eletta senatore nel 2006) aveva 83 anni, ed era malata da tempo.
Con un applauso corale, con i deputati in piedi, l'Aula di Montecitorio ha reso omaggio l'attrice, dopo un breve intervento dalla deputata Pd Barbara Pollastrini: «E' un dispiacere immenso e corale annunciare la scomparsa di una grande artista, donna coltissima, eterodossa, anticonformista". Anche il presidente del Senato, Pietro Grasso ha interrotto brevemente il dibattito in Aula sulle riforme costituzionali per dare notizia della morte dell'attrice, ricordando il suo impegno come senatrice nella XV legislatura. L'assemblea si é quindi assorta in un minuto di raccogliemento in suo ricordo.
Franca Rame si è spenta nella sua abitazione di Porta Romana a Milano.
Stamani alle 8:50 è stato allertato il 118 che sul posto ha inviato un'ambulanza e un'automedica. I soccorritori hanno spiegato di aver tentato di rianimare l'attrice ma di non aver potuto far altro che constatarne, poco dopo, la morte. La Rame, era stata colpita da un ictus il 19 aprile dello scorso anno sempre nella sua casa. In quella circostanza era stata trasportata al Policlinico dove era rimasta ricoverata per diversi giorni.
La Franca mente strategica della coppia Rame-Fo
Con Franca Rame se n'è andata una figura per molti aspetti unica del teatro italiano di questi ultimi sessant'anni, molto più di un'attrice dalla personalità inconfondibile, della moglie, della compagna di scena da una vita di Dario Fo: lei per tutto questo tempo è stata la spina dorsale organizzativa del variegato percorso teatrale di Fo, la mente strategica, forse persino il vero nucleo ideologico della coppia.
Se Dario era il geniale affabulatore, l'imprevedibile giullare, la Franca era notoriamente quella che reggeva il peso pratico della creatività teatrale, che sfaceva quadrare i conti con rigore inflessibile, che teneva fitti e molteplici contatti con l'Europa: aveva un'incredibile capacità di mobilitare la sua infinita rete di conoscenze, era quella senza la cui incrollabile volontà non ci sarebbero stati tanti spettacoli, tante iniziative, tante pubblicazioni, e si potrebbe dire che probabilmente non ci sarebbe stato neppure il premio Nobel. Nel 2006 era stata eletta in Senato con l'Italia dei Valori.
Discendente di una illustre dinastia di burattinai, il teatro lo aveva nel sangue, lo aveva respirato e praticato fin da bambina. Ai palcoscenici più importanti c'era arrivata attraverso la rivista, dove aveva messo a fuoco quel suo personaggio di bionda platinata, di vamp lombarda, di finta svampita: e questi suoi tratti naturali, nutriti da un talento sanguigno ma efficace, li aveva portati anche nell'incontro artistico e professionale con Dario, con cui per anni aveva fatto compagnia sostenendo quel ruolo nelle commedie e nelle farse che componevano il loro repertorio dei primi anni, un repertorio che li aveva portati al successo commerciale.
Poi, negli anni post-Sessantottini, c'era stata la svolta, la scelta politica di uscire dai circuiti teatrali ufficiali e di creare un sistema di spazi alternativi, i circoli Arci, le Case del Popolo, le sedi sindacali, dove portare spettacoli dal forte intento militante. Negli anni del Circolo La Comune, della Palazzina Liberty a Milano, lei era immancabilmente in prima fila a vendere opuscoli, dischi, programmi di sala.
Aveva affiancato il marito in tutte le sue messinscene più importanti, Morte accidentale di un anarchico, Il Fanfani rapito, Non si paga! Non si paga!, ma aveva lasciato il segno anche come autrice e protagonista di spettacoli suoi, Tutta casa, letto e chiesa, Coppia aperta, anzi spalancata, Sesso? Grazie, tanto per gradire, Lo stupro, in cui raccontava il sequestro e la violenza subita nel '73 ad opera di estremisti di destra.
di Renato Palazzi 
Fonte: Edited by francesina63 - 21/5/2018, 18:32 |
