L' Ibisco o Hibiscus: il fiore della bellezza fugace e fulminea e il Karkadè

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view post Posted on 10/6/2013, 16:33     +1   -1
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L'Ibisco o Hibiscus:

il fiore della bellezza fugace

e fulminea


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Etimologia: deriva dal nome greco, ebisckos e ibiskus, usato già da Dioscoride per indicare una specie di malva.

Provenienza: Stati Uniti del sud, America Meridionale, Africa, Cina, Giappone, India, Siria, Italia e regioni mediterranee.


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CLASSIFICAZIONE BOTANICA

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Famiglia: Malvaceae

Genere: Hibiscus

Nome comune: Ibisco.



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CARATTERISTICHE GENERALI

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Il genere Hibiscus appartiene alla famiglia delle Malvacee ed esistono numerose specie per lo più ornamentali ma alcune anche di interesse economico. E' un arbusto sempreverde e nelle sue zone di origine, le aree tropicali dell'Asia e le isole del Pacifico, può raggiungere dimensioni notevoli mentre nelle zone con clima mite, non raggiunge dimensioni rilevanti.

Pur esistendo numerosissime specie tutte hanno in comune la caratteristica che i fiori, che compaiono all'ascella delle foglie o all'apice dei rami, sono imbutiformi. Possono essere semplici, doppi, o plurimi. Il calice è costituito da cinque sepali e la corolla è formata da 5 petali nei fiori semplici. Dal centro del fiore fuoriesce la colonna staminale sulla quale sono disposti gli stami ed in genere è più lunga della corolla. La colonna staminale porta sul suo prolungamento cinque pistilli. I fiori non sono profumati ad eccezione di poche specie (Hibiscus arnottianus e Hibiscus waimae, lievemente profumate).

E' coltivato come alberello o come siepe ed è frequente ritrovarlo in quasi tutte le città italiane per la sua resistenza sia agli agenti inquinanti quali gli Ossidi a Azoto e Anidride solforosa sia ad avverse condizioni climatiche.

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PRINCIPALI SPECIE

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Esistono circa 300 specie di Hibiscus tra le quali ricordiamo:

Hibiscus arnottianus: originario delle isole Hawaii, presenta fiori bianchi o bianco-rosati. Presenta foglie rugose di colore verde tenue (quasi oliva) semidecidue: cadono a fine inverno e ricompaiono subito dopo a inizio primavera. Può essere potato tranquillamente (tanto che viene utilizzato anche come pianta da siepe). I tagli anche drastici, che potrebbero influenzare negativamente la produzione fiorifera di H. rosa-sinensis, non riducono la capacità fiorifera di questa specie.

Hibiscus brackenridgei: specie originaria delle isole Hawaii che presenta fiori con corolle gialle o rosseggianti, che sono diventati il simbolo delle Isole.

Hibiscus coccineus: proviene dal sud degli Stati Uniti questa specie erbacea perenne presenta fusti e piccioli dalle tonalità rossastre, le stesse assunte dalle foglie palmate, allo stadio giovanile. I fiori rossi, solitari, larghi fino a 15 cm., che compaiono in estate, sono seguiti da grandi capsule, avvolte da cinque brattee molto decorative. È una specie semirustica che cresce fino a 2,5-3 m.

Hibiscus manihot: questa specie erbacea perenne, che di solito viene coltivata come annuale, presenta foglie palmato-partite di colore verde scuro, all’ascella delle quali, in estate, compaiono fiori, larghi 15 cm., di colore giallo, con il centro porpora. È una pianta rustica, che può essere coltivata all’aperto.

Hibiscus militaris: ha foglie palmato-partite a tre lobi (quello centrale è più grande degli altri) e fiori rosa-rossi (che sbocciano in luglio-agosto) questa specie erbacea, rustica e perenne originaria dell’America Meridionale.

Hibiscus moscheutos o H. palustris: semirustica e perenne, questa specie erbacea, originaria dei paesi meridionali degli Stati Uniti, presenta fiori larghi 15 cm. di colore rosa, che sbocciano in estate. Cresce fino a 1,5 m. e ne esistono varietà a fiori bianchi e rosso scuro.

Hibiscus mutabilis: questa specie arbustiva semirustica e perenne, proveniente dalla Cina, ha foglie cuoriformi e tomentose. I fiori (larghi 10 cm.), che compaiono all’ascella delle foglie più alte, sono portati da sottili piccioli (lunghi 5 cm.) e nel corso dell’unica giornata di vita assumono una colorazione che varia dal bianco della mattina, alla schiusura, al rosa e al rosso scuro, della sera, prima di appassire. Può crescere fino a 1,8 m. di altezza.

Hibiscus pentacarpos: perenne e rustica questa specie, originaria dell’Italia, presenta foglie lobate e fiori piccoli, color malva, che compaiono nel periodo estivo. Cresce fino a 30-40 cm.

Hibiscus rosa-sinensis: originaria della Cina, questa specie a portamento arbustivo, perenne e semirustica è quella più nota e più commercializzata. Presenta foglie lucide, di colore verde scuro, con il margine irregolarmente dentato e l’apice acuminato. I fiori, imbutiformi, sono solitari e compaiono sui rami dell’anno, all’ascella delle foglie superiori. Dal centro della corolla, formata da cinque petali espansi di colore cremisi intenso, emerge la colonna staminale, che presenta, sulla parte superiore, gli stami e, all’apice, cinque pistilli. Sbocciano copiosamente da giugno a settembre e questo compensa la loro scarsa durata individuale. Nel paese di origine assume un aspetto arborescente, crescendo fino a 8-10 m., mentre da noi, in vaso, può raggiungere i 3-4 m. di altezza. Ne sono state create numerose varietà e ibridi a fiori doppi o semidoppi, di colore variabile dal bianco, al rosa, al giallo, all’arancione. Tra le varietà più note troviamo la “Cooperi”, dalle foglie molto decorative con maculature bianche e cremisi e con i margini carminio e la lamina striata dello stesso colore; i fiori, di colore scarlatto, sono più piccoli e meno abbondanti di quelli della specie tipo.

Hibiscus roseus: erbacea, perenne e rustica questa specie, tipica delle regioni mediterranee, sopporta bene i venti ricchi di salsedine. In luglio-agosto produce fiori larghi 10 cm. di colore rosa. Cresce fino a 0,5-1 m.

Hibiscus schizopetalus: è originaria dell’Africa orientale questa specie a portamento arbustivo, poco resistente al freddo e dai rami così fragili, da necessitare il sostegno di un tutore, al fine di evitarne la rottura. Le foglie sono piccole e i fiori, penduli (che gli hanno valso il nome di “Lanterna giapponese”) e larghi circa 8 cm., di colore variabile dal rosa scuro al rosso-arancio, hanno i petali sfrangiati e curvati all’indietro che lasciano in evidenza i lunghi stami rossi. Cresce fino a 3 m. di altezza e 2,5 m. di larghezza.

Hibiscus syriacus o Althaea frutex: proveniente dalla Siria, questo arbusto rustico, a portamento molto ramificato presenta foglie decidue, di forma ovale e colore verde scuro, con il margine dentato e talvolta trilobate. Da luglio a ottobre produce fiori larghi 8 cm. che compaiono all’ascella delle foglie superiori, assumendo tonalità variabili dal bianco al porpora. Cresce fino a 3 m. Come per H. arnottianus, i tagli anche drastici, che potrebbero influenzare negativamente la produzione fiorifera di H. rosa-sinensis, non riducono la capacità fiorifera di questa specie. In commercio se ne trovano molte varietà tra le quali ricordiamo: “Ardens”, a fiori doppi di colore rosa con macchie viola; “Blue Bird o Oiseau Bleu”, dai fiori blu genziana; ”Caeleste”, dai fiori azzurri; ”Dorothy Crane”, con i fiori bianchi dal centro cremisi; ”Jeanne d’Arc”, dai fiori doppi di colore bianco.

Hibiscus trionum: originaria dell’Africa e dell’Italia, questa specie erbacea, annuale e rustica presenta foglie ovali di colore verde scuro, con i margini dentati. I fiori, larghi 8 cm., che compaiono da agosto a settembre all’ascella delle foglie, sono di colore giallo pallido con il centro marrone e hanno il calice gonfio di semi e molto appariscente. Si schiudono solo per un paio di ore al mattino, anche se adesso si trovano varietà dai fiori che restano aperti fino a sera. Cresce fino a 50-80 cm.

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TECNICA COLTURALE

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L'Hibiscus è una pianta molto versatile che puo' essere coltivata con successo sia in appartamento che all'aperto, chiaramente in quest'ultimo caso purché le condizioni climatiche lo consentono. Infatti, proprio per la loro origine, non sopportano i freddi invernali per cui crescono bene all'aperto solo nelle zone caratterizzate da clima mite e in posizione soleggiata.

Coltivati in vaso, possono abbellire anche una terrazza del centro-nord Italia, purché questa sia soleggiata ed esposta a sud e soprattutto purché in inverno, o meglio quando la temperatura scende al di sotto dei 13°C, vengono portati dentro casa.

Se le vostre condizioni climatiche non permettono di tenere la pianta all'aperto tutto l'anno ma solo nei periodi primaverili ed estivi ricordatevi che l'Ibisco va abituato molto gradatamente all'aria aperta. All'inizio andrà sistemata in posizione ombreggiata e protetta per diversi giorni. Successivamente per circa 10 gg si posiziona al sole diretto solo la mattina, riportandola all'ombra nelle ore di punta. Dopo di che potete lasciarla tranquillamente al sole, senza concimarla per circa un mese in modo da darle in tempo di abituarsi al cambio di sistemazione. Non vi preoccupate se all'inizio vedrete che alcune foglie ingialliscono e muoiono, è normale.

L'Hibiscus può crescere anche all'interno delle nostre case. In questo caso va collocato in una posizione molto luminosa, comunque al riparo dalle correnti d'aria. In estate è bene arieggiare il locale in cui è allocato per evitare che la temperatura superi i 25°C.

Esistono Hibiscus annuali e Hibiscus perenni. Ricordiamo che gli Hibiscus annuali, muoiono dopo la fioritura.

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ANNAFFIATURA

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In estate si annaffia anche tutti i giorni, in modo che la composta sia sempre umida, evitando però i ristagni d'acqua che non sono in alcun modo tollerati, anche per brevi periodi.

E' opportuno inoltre nebulizzare regolarmente la pianta per mantenere attorno ad essa un ambiente sufficientemente umido.

Un accorgimento è quello di posare il vaso che contiene la pianta su un sottovaso (o altro recipiente) nel quale avrete sistemato dell'argilla espansa o della ghiaia nel quale terrete sempre un filo d'acqua. In questo modo le radici della pianta non entreranno in contatto con l'acqua che evaporando garantirà un ambiente umido.
come annaffiare la pianta di ibisco

Dotare i termosifoni di umidificatori.

E' preferibile non utilizzare acqua calcarea in quanto sposterebbe il ph del terreno che deve essere e rimanere leggermente acido.

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TIPO DI TERRENO - RINVASO

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Ovviamente si riferisce alle specie perenni che vanno rinvasate ogni anno, in un vaso di diametro via via maggiore contenente un buon terriccio a reazione leggermente acida, che favorisce l'assorbimento degli elementi nutritivi, molto drenante e morbido. Mescolare al terriccio della vermiculite o della perlite assieme a della corteccia che renderanno in terreno più soffice e maggiormente drenante.

Dopo il rinvaso è buona consuetudine collocare la pianta in una posizione molto luminosa ma lontana dal sole diretto.

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CONCIMAZIONE

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Dalla ripresa vegetativa e per tutta l'estate l'Ibisco va concimato regolarmente ogni due settimane con concimi liquidi da diluire nell'acqua di irrigazione.

Gli Ibisco sono molto sensibili in fatto di concimazione. Innanzitutto bisogna utilizzare dei concimi completi che includano anche i microelementi quali il Ferro, il Rame, il Boro, il Manganese, il Molibdeno, ecc.

Per quanto riguarda inoltre l'Azoto, il Fosforo ed il Potassio, l'Ibisco è una pianta molto sensibile al Fosforo infatti un suo accumulo nel terreno causa un declino generale della pianta. Pertanto, poichè il Fosforo è comunque un elemento fondamentale per la fioritura, si consiglia di utilizzare un concime bilanciato del tipo 7:2:7 per le concimazioni con fertilizzanti che saranno distribuiti con l'acqua di irrigazione ma di integrare con un concime del tipo 10:40:10 facendo delle concimazioni fogliari.

Durante gli altri periodi le concimazioni vanno sospese.

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FIORITURA

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La fioritura è variabile a seconda della specie ma in ogni caso sempre nel periodo primaverile - estivo.

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POTATURA

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L'Ibisco è una pianta che va potata regolarmente quando ha raggiunto i 3-4 anni di età. E' importante in quanto serve per modellare la forma che assumeranno, per rinvigorire piante di una certa età e per eliminare parti danneggiate o malate.

La potatura va effettuata all'inizio della primavera, alla ripresa vegetativa della pianta. Utilizzare degli attrezzi puliti e disinfettati ed il taglio va fatto appena sopra il nodo in maniera netta, senza lasciare sfilacciature ed in maniera leggermente inclinata, nella direzione in cui desiderate che il futuro ramo si sviluppi.

Una buona consuetudine è la cimatura che consente di incrementare la formazione delle ramificazioni laterali e quindi avere una pianta più ricca.

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MOLTIPLICAZIONE

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L'Ibisco annuale si propaga per seme mentre l'Ibisco perenne si propaga per talea legnosa.

Nel scegliere la tecnica da adottare occorre tenere presente che la moltiplicazione per seme ha con se lo svantaggio che, subentrando la variabilità genetica, non si è certi che si avranno delle piante uguali alle piante madri, nel qual caso qualora si voglia ottenere una pianta di Ibisco ben precisa o non si è certi della qualità del seme che si sta utilizzando, è bene fare la moltiplicazione per talea.

Per quanto riguarda la MOLTIPLICAZIONE PER SEMI si effettua in marzo distribuendo i semi il più uniformemente possibile date le piccole dimensioni, in file parallele su un terriccio per semi. Dato che i semi sono piccoli, per interrarli leggermente, spingeteli sotto il terriccio usando un pezzo di legno piatto.

Sarebbe buona norma, per prevenire eventuali attacchi di funghi, somministrare con l'acqua di irrigazione anche un fungicida ad ampio spettro, nelle dosi indicate nella confezione.

Il vassoio che contiene i semi va tenuto all'ombra, ad una temperatura intorno ai 13-17°C e costantemente umido (usate uno spruzzatore per inumidire totalmente il terriccio) fino al momento della germinazione.

Il vassoio va ricoperto con un foglio di plastica trasparente che garantirà una buona temperatura ed eviterà un disseccamento troppo rapido del terriccio.

Una volta che i semi hanno germogliato, si toglie il telo di plastica, e mano a mano che le piantine crescono, si aumenta la quantità di luce (mai il sole diretto) , si riduce la temperatura intorno ai 18°C e si assicura una buona ventilazione. Tra tutte le piantine nate, sicuramente ci saranno quelle meno vigorose rispetto ad altre. Individuatele ed eliminatele in questo modo garantirete più spazio alle piantine più robuste.

Quando saranno sufficientemente grandi da poter essere manipolate (almeno 10 cm di altezza), le trapianterete facendo in ogni caso molta attenzione a non rovinare alcuna parte della pianta (sarebbe preferibile usare una forchetta per queste operazioni che infilerete al di sotto del terreno per prendere la piantina intera e metterla nel nuovo vaso) in un terriccio così come indicato per le piante adulte e le trattate come tali.

L'Ibisco perenne si propaga per TALEA LEGNOSA tra aprile ed agosto. In questo caso, si toglie un germoglio dalla pianta madre, che abbia alla base un pezzo di legno prodotto nell'anno precedente; la base della stessa può essere immersa in una polvere rizogena (che stimola la produzione di radici).

Fatto questo la talea di Ibisco si pianta in una cassetta contenente terriccio misto a sabbia di fiume (perlite) fino a 2/3 della lunghezza; la cassetta va poi coperta con un involucro di plastica trasparente. Usate dei bastoncini che sistemerete nel terriccio per tenere la plastica lontana dalla talea.

Collocate il vaso in una posizione dove ci sia luce abbondante ma non sole diretto e una temperatura intorno ai 21°C.Ogni giorno aprite l'involucro e controllate il grado di umidità del terriccio e fate un modo che sia sempre umido ed eliminate eventuale condensa presente nella plastica.

Dopo circa 3 mesi avranno radicato e si potranno così trasferire in singoli vasi del diametro di 10 cm.

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PARASSITI E MALATTIE

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L'Hibiscus è soggetto agli attacchi dei principali fitofagi (acari, afidi, cocciniglie) ed è soggetto a diverse fisiopatie legate a cattive tecniche di coltivazione.

Una avvertenza molto importante da seguire è quella di non usare gli stessi prodotti sia per la piante allevate in casa che per quelle all'aperto; per queste ultime infatti i fitofarmaci da usare sono molto più concentrati per cui potrebbero risultare tossici per l'uomo e per le piante stesse.

Una buona consuetudine, per le piante che crescono in vaso all'aperto è di pulire la pianta con getti d'acqua in modo da eliminare polvere ed eventuali insetti indesiderati. Preventivamente però abbiate l'accortezza di coprire il vaso con un foglio di plastica in modo da non far andare l'acqua nella terra. Certamente questo sistema non è risolutivo se avete ad esempio afidi o altri "ospiti" indesiderati, ma certamente aiuta ed il vostro Ibisco vi ringrazierà. Questo sistema è consigliata anche prima di eventuali trattamenti in quanto contribuisce a ridurre il numero dei patogeni. Ovviamente tale operazione va fatta la mattina presto, in modo da dare il tempo alla pianta di asciugarsi prima dei raggi del sole più cocenti che rischierebbero di bruciare la pianta per il pericoloso "effetto lente" causato dalle gocce d'acqua.

Produzione di molte foglie ma nessun fiore

E' probabile che le concimazioni siano troppo abbondanti o frequenti.

Rimedi: sospendere le concimazioni per uno-due mesi e riprendere diradandole e diminuendo le dosi.

Le foglie ingialliscono o avvizziscono

Probabilmente la pianta è esposta a correnti d'aria, oppure è danneggiata dal gelo se viene dimenticata all' aperto nella stagione fredda.

Rimedi: sistematela in una posizione più idonea.

Foglie che crescono stentatamente deboli e gialle

Questo sintomo è una manifestazione di una carenza d'azoto.

Rimedi: concimare la pianta con un buon fertilizzante azotato ad alto titolo, meglio liquido.

Attenzione a non confondere questo sintomo con il normale adattamento fisiologico della pianta quando viene portata all'aperto con la bella stagione.

Crescita stentata di tutta la pianta

E' probabile che il vaso non sia più sufficiente a contenere tutte le radici.

Rimedi: trapiantare l'Ibisco in un vaso più capiente.

Boccioli sempre chiusi

Questo sintomo è indice di poca luce.

Rimedi: spostare l'ibisco in una posizione più luminoso.

Macchie brune sulla pagina inferiore delle foglie

Macchie brune sulla pagina inferiore delle foglie potrebbero significare che siete in presenza di Cocciniglia ed in particolare della Cocciniglia bruna. Per essere certi, si consiglia di fare uso di una lente di ingrandimento e si osservano. Confrontatele con la foto al lato. Sono caratteristiche, non ci si può sbagliare. Inoltre se provate a toglierle con un'unghia, vengono via facilmente.

Rimedi: toglietele con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool o se la pianta è grande ed in vaso, potete lavarla con un acqua e sapone neutro strofinando molto delicatamente con una spugna per rimuovere i parassiti, dopo di che la pianta va risciacquata molto bene per eliminare tutto il sapone. Per le piante più grandi e piantate all'aperto, potete usare degli antiparassitari specifici reperibili da un buon vivaista.

Macchie sulla pagina inferiore delle foglie

Macchie sulla pagina inferiore delle foglie potrebbero significare che siete in presenza di Cocciniglia ed in particolare della Cocciniglia farinosa. Per essere certi, si consiglia di fare uso di una lente di ingrandimento e si osservano. Confrontatele con la foto al lato. Sono caratteristiche, non ci si può sbagliare. Inoltre se provate a toglierle con un'unghia, vengono via facilmente.

Rimedi: toglietele con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool o se la pianta è grande ed in vaso, potete lavarla con un acqua e sapone neutro strofinando molto delicatamente con una spugna per rimuovere i parassiti, dopo di che la pianta va risciacquata molto bene per eliminare tutto il sapone. Per le piante più grandi e piantate all'aperto, potete usare degli antiparassitari specifici reperibili da un buon vivaista.

Foglie che iniziano ad ingiallire, appaiono macchiettate di giallo e marrone

Se le foglie iniziano ad ingiallire e successivamente a queste manifestazioni si accartocciano, assumono un aspetto quasi polverulento e cadono. Osservando attentamente si notano anche delle sottili ragnatele soprattutto nella pagina inferiore delle foglie. Con questa sintomatologia siamo molto probalbilmente in presenza di un attacco di ragnetto rosso, un acaro molto fastidioso e dannoso.

Rimedi: aumentare la frequenza delle nebulizzazioni alla chioma (la mancanza di umidità favorisce la loro prolificazione) ed eventualmente, solo nel caso di infestazioni particolarmente gravi, usare un insetticida specifico. Se la pianta non è particolarmente grande, si può anche provare a pulire le foglie per eliminare meccanicamente il parassita usando un batuffolo di cotone bagnato e insaponato. Dopo di che la pianta va risciacquata molto bene per eliminare tutto il sapone.
Acari su Hibiscus Danno provocato da acaro

Presenza di piccoli animaletti biancastri sulla pianta

Se notate dei piccoli insettini mobili di colore bianco-giallastro-verdastri siete quasi sicuramente in presenza di afidi o come comunemente sono chiamati "pidocchi". Osservateli con una lente di ingrandimento e confrontateli con la foto a lato, sono inconfondibili, non ci si può sbagliare.

Rimedi: trattare la pianta con antiparassitari specifici facilmente reperibili da un buon vivaista.
Danno provicato da afidi

Per combattere tutti gli insetti ad apparato boccale pungente - succhiate e masticatore si consiglia di utilizzare prodotti sistemici, vale a dire che entrano nel circolo linfatico della pianta e quindi sono assorbiti durante la nutrizione. Sortiscono degli ottimi risultati i prodotti a base di Imidacloprid. Nell'Ibisco non utilizzare mai prodotti a base di Malathion in quanto non è tollerato dalla pianta.

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CURIOSITA'

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Tra le 300 specie di di interesse economico abbiamo l'Hibiscus cannabinus utilizzato nell'industria cartaria per il suo alto contenuto in cellulosa e nell'industria della canapa.

L'Ibisco è il fiore nazionale della Malesia.

L'ibisco è una pianta molto apprezzata nei Paesi del centroamerica quali le Hawai dove specie provenienti dalla Cina si sono incrociate con le specie endemiche Hawaiane dando origine a delle piante spettacolari. Troviamo però grandi coltivazioni di Ibisco anche in Australia eNuova zelanda.

Noto anche l'Hibiscus esculentus coltivato nei paesi tropicali e sub tropicali per i suoi frutti raccolti immaturi e usati come alimento.

Con l'Hibiscus sabdariffa, tipico dell'Africa orientale ma coltivato anche in America ed in India, si ottiene una famosa bevanda, il karkadè (parola di origine eritrea) che si ottiene dai calici del fiore, dal sapore acidulo per la presenza di acido citrico e acido tartarico.
Il Karkadè era molto favorito durante il regime fascista, perchè prodotto in Abissinia, ossia nell'Africa Orientale Italiana e veniva proposto come sostituto italiano del the, disprezzata bevanda inglese (1).
Negli ultimi anni questa gradevole bevanda è ritornata di moda preferendola al tè in quanto meno eccitante.

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Significato dell' Ibisco

nel linguaggio dei fiori


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Nel linguaggio dei fiori, data la loro breve vita, rappresentano la bellezza fugace e fulminea.

Nel linguaggio ottocentesco donare un fiore di Ibisco alla persona amata significava dire "tu sei bella".

In particolare se si donava un ibisco a fiore bianco doppio le si diceva "tu sei leale" mentre se si donava un Ibisco rosso sangue voleva dire "mi hai ferito nel più profondo del cuore.


Hibiscus



Fonti:
agraria.org - elicriso.it


Edited by francesina63 - 6/9/2017, 12:45
 
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Ibisco nelle Tisane

Ibisco: introduzione,

proprietà fitoterapiche e principi attivi


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L'Ibisco (Hibiscus sabdariffa L.), conosciuto con il nome di Carcadè o Tè rosa dell'Abissinia, è una pianta arbustiva appartenente alla famiglia delle Malvaceae.

Il Carcadè è originario delle Indie occidentali, ma è diffuso anche in Asia (India, Sri Lanka) ed Africa (Etiopia, Sudan).

L'Ibisco viene usato in fitoterapia ad uso interno per le sue proprietà rinfrescanti, dissetanti, lassative, diuretiche, vitaminizzanti, angioprotettrici ed antinfiammatorie, mentre per uso esterno vanta proprietà lenitive.

L'Ibisco trova quindi impiego per uso interno nel trattamento della stipsi e delle turbe epatiche. Per uso esterno, l'Ibisco è adatto come lenimento per le pelli infiammate. L'Ibisco può essere usato assieme a Rusco, Malva, Ippocastano, Calendula e Mirtillo.

Le parti della pianta utilizzate in fitoterapia sono i fiori, ma in certe preparazioni erboristiche vengono usati anche foglie, semi e radici. L'olio essenziale, ricavato dai semi di Ibisco, ha proprietà ipocolesterolemizzanti in quanto è ricco di acidi grassi essenziali e vitamina E. Le foglie dell'Ibisco, oltre ad essere consumate in insalate, hanno proprietà rinfrescanti, emollienti, sedative e diuretiche. I fiori hanno un'azione diuretica e antirughe e possono rientrare nella preparazione di salse, gelatine, marmellate e vini. Le radici dell'Ibisco, grazie al loro sapore amaro, vengono impiegate nel settore liquoristico nella produzione di amari. I principi attivi caratterizzanti sono: acidi organici (acido ibisico, acido citrico, acido ossalico, acido tartarico, acido malico), antociani, acido ascorbico, tannini, mucillagini e fitosteroli.

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Ibisco: modo d'uso, dosaggi,

formulazioni ed impiego nelle tisane


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Nella moderna fitoterapia l'Ibisco viene utilizzato sottoforma di estratti secchi, infusi, polveri e tintura madre. Le relative dosi di assunzione normalmente consigliate sono pari a 1,5 grammi di droga Ibisco in 150 ml di acqua bollente (infuso), un cucchiaio da minestra in un litro d'acqua bollente (infuso), 50 mg di estratto secco di Ibisco per capsula (1-2 capsule per tre volte al giorno), 40 gocce di Ibisco tintura madre due volte al dì.

L'Ibisco non presenta particolari effetti collaterali alle comuni dosi terapeutiche, a meno che non ci sia un'accertata ipersensibilità del paziente ad uno o più principi attivi contenuti nella droga.

A scopo cautelativo l'impiego dell'Ibisco è sconsigliato in gravidanza ed in allattamento.

L'impiego dell'Ibisco nelle tisane trova spazio per le sue proprietà rinfrescanti, dissetanti, lassative, diuretiche, vitaminizzanti, angioprotettrici ed antinfiammatorie. Tipico della medicina popolare, l'Ibisco viene utilizzato nelle tisane come dissetante, rimineralizzante e diuretico; mancano tuttavia adeguati studi clinici che ne confermino l'efficacia terapeutica. Inoltre, le preparazioni erboristiche tradizionali come tisane, infusi, succhi e decotti, non permettono di stabilire con esattezza la quantità di principi attivi somministrata al paziente, il che aumenta il rischio di insuccesso terapeutico. In una tisana, infatti, le quantità di principi attivi estratti possono essere eccessive o più comunemente insufficienti, oltre al rischio di estrarre anche componenti indesiderate.

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Il Karkadè

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Conosciuto anche con altri nomi come "tè rosso" (per le affinità di preparazione con il tè), tè rosso d'Abissinia, tè Nubiano, Acetosa Giamaicana, ecc. il Karkadè è una bevanda molto diffusa soprattutto nei paesi caldi derivata dall'infuso dei fiori essiccati dell'Ibiscus Sabdariffa (vedi sfondo in questa pagina), una pianta tropicale annuale della famiglia delle malvacee.

La bevanda è rinfrescante e dissetante, dal sapore acidulo e non contiene sostanze eccitanti come il vero tè ed il caffè. Attualmente le maggiori coltivazioni della pianta si trovano in Africa, nei Caraibi, in America tropicale ed in India.

Da noi la bevanda è arrivata nel 18° secolo grazie ai vari imperi coloniali occidentali dell'epoca.

La fama del Karkadè ha subito alti e bassi. Durante il fascismo era in auge a causa del divieto di consumo di prodotti non italiani e siccome l'Eritrea (dove esistevano coltivazioni) era una colonia Italiana era considerata una merce lecita. Durante il proibizionismo americano fu usata al posto del vino (per l'aspetto simile esteticamente), in altri luoghi (come in Jamaica) divenne per il colore rosso rubino la bevanda di Natale.

Ora sta tornando di moda nelle diete salutiste per l'alto contenuto di antiossidanti (come la vitamina C, il doppio rispetto una aranciata), di tannini e per le proprietà diuretiche, digestive e proteggi vene.

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La coltivazione

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Il karkadè è una pianta che cresce nel continente africano, ha bisogno di poche cure e di poca acqua. Poco soggetto a malattie e parassiti, può quindi venire coltivato senza i fitofarmaci. Ciò consente un notevole risparmio sui costi di produzione.

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La lavorazione

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I contadini portano il loro raccolto, che verrà trasformato e stoccato. I fiori vengono messi a seccare su reti metalliche, una volta completato il processo di essicazione, i petali vengono separati a mano dal resto del fiore e infine confezionati.

INDICAZIONI, pianta delle Malvacee, chiamato anche Tè Rosa dell'Abissinia, originaria dell'America centrale, i fiori hanno un colore rosso o verde, si usa il calice del fiore. La varietà a calice rosso si usa in medicina, la calice verde in alimentazione per acidificare i piatti a base di miglio e di riso. Si usa come decotto, è un ottimo diuretico, antisettico urinario, è una bevanda dal sapore acidulo rinfrescante e dissetante, dal colore leggermente rosso, non possiede principi attivi eccitanti, non contiene caffeina, per cui può tranquillamente sostituire il tè ed il caffè, è digestivo e regolarizza la funzionalità epatica. E' una bevanda antiinfiammatoria, lenitiva,vitaminizzante, indicata anche nella stipsi cronica e la presenza degli antociani la rendono una pianta angioprotettiva. In forma di infuso è leggermente lassativa. Per uso esterno per la presenza dei polifenoli e delle mucillagini, ha una azione lenitiva per le pelli infiammate.


ATTIVITA': Rinfrescante, diuretica, antinfiammatoria, lenitiva, colorante, utile nella stitichezza cronica, e come bevanda dissetante, gli antociani conferiscono al Karkadè, proprietà angioprotettiva, il colore rosso è dovuto alla presenza di pigmenti flavonici e antocianici.

PRINCIPI ATTIVI: acidi organici, acido malico, ibiscico, citrico e tartarico, acido ossalico, fitosteroli antocianosidi, acido ascorbico, tannnìni, mucillagini, ricca di vitamina C

USO ESTERNO DEL KARKADE': per la presenza delle mucillagini, ha una azione lenitiva , indicata per le pelli infiammate ( si può associare ad altre piante come la malva, l'ippocastano, la calendula).

CONTROINDICAZIONI: se assunta in grandi quantità può avere una azione lassativa, alle dosi indicate non si segnalano effetti indesiderati, è una pianta sicura. Cautela in gravidanza e allattamento.

PREPARAZIONE: l'infuso si ottiene versando dell'acqua calda sui petali secchi, lasciando riposare qualche minuto e poi filtrare.

NOTA: questa nota illustrativa non intende sostituirsi al parere medico che va comunque consultato all'insorgenza di un qualsiasi sintomo.


SKKtsRP



Fonte:
my-personaltrainer.it - karkade.it


Edited by francesina63 - 14/9/2016, 21:45
 
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