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Visitando la Ciociaria nel sud del Lazio L’ampia zona che si estende a sud-est di Roma, oltre i Colli Albani e fino alle porte dell’Abruzzo e del Molise, costituisce la parte del Lazio chiamata Ciociaria o Cioceria. Il suo nome, relativamente recente poiché è entrato nell’uso comune solo alla fine del ‘700, deriva, a differenza di quasi tutti i nomi territoriali d’Italia che hanno origine storica o geografica, dalla ciocia, un tipo di calzatura rudimentale usata dagli abitanti del luogo fin dai tempi più antichi.
Si tratta di una specie di sandalo, formato da una suola di cuoio, opportunamente trattata, leggermente sollevata lungo i bordi laterali e con la punta fortemente rialzata in avanti detta la ciafrocca. Un lungo laccio di cuoio, da un lato più chiaro, viene passato attraverso alcune aperture praticate nella suola e legato, come vuole la tradizione, con tredici giri attorno al polpaccio, protetto da una pezzuola bianca che nasconde il calzettone.
Si vuole che la ciocia derivi dal latino saccus, calzare di pelle di bue, sorretto da stringhe legate intorno alle gambe, usato dai legionari romani e ricordato anche da Virgilio.
Oggi la ciocia viene calzata solo in occasione di manifestazioni folcloristiche e, nel periodo natalizio, dagli zampognari che girano paesi e città diffondendo nelle strade il dolce suono dei loro strumenti.
I limiti geografici del territorio ciociaro, ritenuto sub-regione del Lazio, non sono perfettamente definiti; attualmente esso corrisponde a quello della provincia di Frosinone mentre in passato vi erano inclusi anche diversi comuni in provincia di Roma, Latina e Caserta. In linea di massima comprende le regioni pianeggianti e collinari delle valli del Liri e del Sacco, quelle montagnose degli Ernici, della Meta e delle Mainarde che le delimitano ad est e, sul lato opposto, i versanti interni delle catene costiere dei Lepini, degli Ausoni e degli Aurunci. Il centro geografico è Fumone dalla cui rocca lo sguardo abbraccia buona parte del territorio ciociaro.
I monti Ernici, che costituiscono lo spartiacque fra l’alta valle dell’Aniene, l’alta valle del Liri in Abruzzo e la valle del Cosa, tributario del Sacco, sono formati da estesi banchi di calcari cretacei e si articolano in una serie di cime al di sotto dei 2000 metri. Il carsismo ha modellato alcune zone del territorio creando pittoreschi paesaggi. L’esempio più noto è Campo Catino, frequentata stazione sciistica situata a circa 1780 metri di altezza.
Ai piedi dei monti La Monna (metri 1951) e Rotonaria (metri 1750) il carsismo ha causato lo sprofondamento della volta di una caverna sotterranea dando luogo ad una spetta colare voragine nota come il Pozzo di Antullo. Lungo le sue pareti, a tratti bagnate da una fitta rete di rigagnoli e vene d’acqua che brillano sotto i raggi del sole, pendono numerose stalattiti, in alcune parti fitte ed aguzze, più rade e spuntate in altre.
Dalla spaccatura dei massi sbucano arbusti imprecisati mentre sul fondo, ad una profondità di circa 60 metri, troneggia la massa arborea di un noce gigantesco al quale fanno da cornice innumerevoli piante di ginestre selvatiche, lentischi, felci e sambuchi. Gli anziani del luogo narrano che, fino a pochi decenni fa, i pastori vi calavano le pecore ad una ad una, affinché vi pascolassero l’erba del fondo.
Altro gruppo montuoso del versante orientale della Ciociaria è quello delle Mainarde che raggiunge i 2000 metri nel monte Mare e nel monte Cavallo. E formato da montagne aspre e impervie, spoglie di vegetazione nelle parti più elevate ma con un fitto manto di conifere lungo le pendici. Al di sotto dei 100 metri sorgono pittoreschi villaggi (Acquafondata, San Biagio Saracinesco, Viticuso) legati ad un’economia pastorale arcaica, oggi in forte spopolamento. Più in basso è situato Borgo Sant’Elia che già alla fine deI ‘500 era dotato di una cartiera azionata dalle acque del fiume Rapido.
Estremo contrafforte delle Mainarde è il monte Cairo (metri 1669) che sorge isolato a nord di Cassino fra le valli del Melfa e del Rapido e il corso del Liri.
Alla catena dei monti Ernici si contrappone la barriera montana dei Lepini, un complesso di rilievi interposti fra la Pianura Pontina e la valle del Sacco, costituiti da estese stratificazioni di calcari cretacei. La fiancata orientale prospiciente la vallata del Sacco è ripidissima e scoscesa mentre quella occidentale, rivolta verso la Pianura Pontina presenta una serie di terrazzamenti che formano, nell’insieme, una specie di balconata aperta sulla sottostante pianura. Sono frequenti i fenomeni carsici che determinano un’immensa varietà di paesaggi che vanno dalle ampie conche pianeggianti intermontane, come quella della Faggeta (1500 metri di lunghezza e 500 di larghezza), alle brulle distese di rocce scannellate delle cime dei monti Semprevisa e Capreo.
Tra i monti Ernici, che degradano lentamente con un’ampia fascia collinare e i Lepini, che incombono invece con ripidi versanti, si estende la valle del Sacco denominata, al tempo dei romani, valle Latina poiché era attraversata dalla via omonima.
Il fiume Sacco, detto anticamente Trerus e conosciuto anche come Tolero, nasce dal versante orientale dei monti Prenestini. Lungo il suo corso di circa 87 chilometri riceve le acque da vari affluenti fra i quali il Savo e il Cosa; nei pressi di Ceprano, sbocca nel Liri, altro importante fiume della Ciociaria ricordato anche da Orazio che gli dedicava questi versi: “... rura quae Liris quieta mordet aqua taciturnus amnis” (... i campi che il Liri, fiume taciturno, blandisce con quieta onda) . Il Liri nasce con piccole vene fra le falde dei monti Camiciola e La Fossa, a poca distanza da Castellafiume (L’Aquila), e termina, come Liri, nella piana di Cassino dove, incrementato dalle acque del Gari e di numerosi altri fiumi, prende il nome Gari che muterà poi in Garigliano al confine con la Campania. Durante il suo percorso di circa 120 chilometri attraversa l’angusta e pittoresca valle di Roveto dove riceve le acque del canale artificiale Torlonia, emissario del vasto bacino dove si raccoglievano, prima della bonifica, le acque della conca del Fucino.
A Isola Liri le sue acque si uniscono a quelle del Fibreno, ritenuto il fiume di Cicerone poiché sembra che il suo corso attraversasse il podere del celebre oratore. Qui formano un’imponente cascata che un secolo fa destò l’ammirazione dello storico tedesco Gregorovius, qui giunto dopo un faticoso viaggio attraverso la campagna romana.
Il Fibreno ha un corso molto breve, circa 12 chilometri, ed è navigabile con caratteristiche barche di quercia a fondo piatto, adatte sia per la pesca che per i trasporti agricoli. A differenza degli altri fiumi, la sua portata aumenta nei mesi caldi da maggio ad agosto raggiungendo i 16 metri cubi al secondo per scendere a 6 nel periodo più freddo, da novembre a marzo. Il Fibreno è molto caro agli abitanti di Sora. Sulle sue sponde, secondo la tradizione, fu decapitata la vergine Restituta insieme a due cristiani; le loro teste vennero gettate in acqua in pasto ai pesci e i loro corpi lasciati sulle rive in preda alle fiere. Per volontà divina, però, sia gli uni che gli altri non vennero toccati. Appena scaturito da numerose sorgenti, anche subacquee, il Fibreno forma un lago che non è altro che il naturale bacino delle acque che non riescono interamente a defluire. Si tratta del lago di Posta Fibreno situato nella valle di Comino, conosciuto fin dai tempi antichi per una pittoresca isola galleggiante, formata da intrecci di piante e radici, che si sposta con la sola pressione del piede. L’isola, ricordata anche da Plinio, si può raggiungere dalla riva, serpeggiando fra incantevoli canneti, con una caratteristica imbarcazione a chiglia piatta di origine sannitica, in uso solo nella zona, detta la Naue.
Al lago sono legate moltissime leggende fra le quali quella del convento inghiottito dalle acque, la cui campana sembra suonare durante le notti di tempesta.
Nel territorio ciociaro sono presenti alcune sorgenti di acque minerali dotate di notevole efficacia terapeutica. Di rilevanza internazionale è la stazione termale di Fiuggi che con le due fonti, quella di Bonifacio VIII, indicata particolarmente per le cure antimeridiane, e quella di Fonte Anticolana, frequentata in particolare nel pomeriggio, è in grado di soddisfare molte esigenze terapeutiche.
Di notevole importanza sono anche le Terme di Pompeo, dette un tempo dell’Acquapuzza, situate a breve distanza da Ferentino e riedificate recentemente secondo modernissimi criteri estetici e funzionali.
Particolare importanza naturalistica riveste la Selva di Paliano, oasi faunistica all’interno della grande tenuta del Principe Antonello Ruffo di Calabria che ospita circa 200 specie di volatili provenienti da varie parti del mondo. All’inizio della frequentazione della Ciociaria da parte dell’uomo, buona parte del territorio era ricoperto da folte foreste, una delle quali fossilizzata, risalente presumibilmente a 700.000 anni fa, è stata localizzata nella zona di Villamagna, nei pressi di Anagni.
La Storia
Nel Paleolitico la presenza dell’uomo è scarsamente documentata. I pochi manufatti litici ricavati da ciottoli di selce e calcare con un solo bordo tagliente, rinvenuti a Castro dei Volsci e Ceprano, testimoniano stanziamenti occasionali di genti che, nell’ultima glaciazione, preferivano cacciare nelle zone pianeggianti delle valli del Sacco e del Liri. Recenti rinvenimenti nei dintorni di Frosinone e Roccagorga di frammenti di ossidiana risalenti al Neolitico attestano l’esistenza di una rotta dalla piana pontina fino all’area frusinate con probabili insediamenti nelle zone interne dei Lepini.
Al successivo Eneolitico risalgono alcuni resti relativi a sepolture e villaggi rinvenuti nella zona compresa fra la valle del Sacco e le pendici occidentali dei monti Ernici, in particolare ad Anagni, Ceccano, Aquino e Rocca d’Arce.
Si presume che possa farsi risalire al periodo di passaggio dall’Età del bronzo a quella del ferro la nascita dei primi villaggi legati ad un’economia incentrata essenzialmente sulla pastorizia e sull’agricoltura. Il rinvenimento, in questi ultimi decenni, di resti di abitazioni nelle vicinanze di Alatri e Frosinone sembrerebbe confermare questa ipotesi. Vari furono i popoli che si stabilirono nel corso dei secoli nelle terre ciociare: dagli ernici che si stanziarono nella parte orientale della regione ai volsci che si attestarono nella zona occidentale. Questi ultimi strinsero in seguito alleanza con gli equi che erano scesi fino a Palestrina e marciarono insieme contro Roma. Nel 493 a.C. gli ernici, per difendersi dai volsci e dagli equi, entrarono a far parte del Foedus Cassianum, un patto che li legava a Roma e ai latini del Latium Vetus col dovere di aiuto reciproco in caso di attacco nemico. L’alleanza fra romani ed ernici durò circa un secolo. Successivamente un nuovo popolo invase la Ciociaria: i sanniti. Essi minacciarono di sopraffare volsci ed ernici che si allearono con Roma per sottomettere gli invasori.
Con la seconda guerra punica tutti i popoli si unirono tra loro riuscendo in tal modo a sconfiggere il nemico. Roma, più potente per forza militare e più preparata nell’organizzazione di uno stato, ebbe il predominio sulle altre genti accomunando le al proprio destino ed espandendo il suo dominio su tutta l’Italia centro-meridionale. Fu allora che la regione, non compresa nel Latium Vetus, limitato dal Tevere ai Colli Albani, prese il nome di Latium Novum o Adiectum, nome che conservò fino alla caduta dell’Impero romano d’Occidente.
Durante il periodo delle invasioni barbariche venne costituito il Ducatus Romanus il cui territorio comprendeva a nord la valle del Tevere e a sud si estendeva “usque ad centesimum lapidem” cioè fino a Sora e Gaeta. Con l’invasione longobarda la zona compresa fra i Colli Albani e il Garigliano prese il nome di “Campagna” mentre la fascia costiera dal basso Tevere al Circeo assunse il nome di “Marittima”.
Dopo la fondazione del Sacro Romano Impero si ebbe l’unificazione delle due zone con la creazione della provincia di Campagna e Marittima alle dipendenze del pontefice e avente come capoluogo Frosinone. Nel 1836, Gregorio XVI (1831-1846) rese autonoma la zona Marittima assegnandole come capo luogo di circondano Velletri. Dal secolo XVIII entrò nell’uso comune la denominazione di Ciociaria il cui territorio, nel 1870, venne incorporato nella provincia di Roma.
Il 6 dicembre 1926 il Consiglio dei ministri deliberava la costituzione di 17 nuove province fra le quali Frosinone con 117 comuni ridotti a 86 con il regio decreto del 2 gennaio 1927. I comuni tolti alla nuova provincia di Frosinone passarono a quella di Roma e successivamente a quella di Latina.
Anche se la moderna critica archeologica definisce romani i lunghi tratti di mura ciclopiche o poligonali esistenti in varie località, la leggenda, avvalorata in parte dalla mitologia greca e in parte richiamata dagli scritti di antichi storici, attribuisce la fondazione di alcune città della Ciociaria al mitico popolo dei pelasgi.
Secondo una profezia dell’oracolo di Dodona, tramandataci dagli storici Varrone e Dionigi di Alicarnasso, il lungo peregrinare del mitico popolo dei pelasgi sarebbe terminato quando essi avessero trovato un’isola galleggiante. Quella sarebbe stata la loro terra. Lì avrebbero fondato le loro città.
L’archeologa Marianna Candidi Dionigi nel suo libro “Viaggio in alcune città del Lazio che diconsi fondate da re Saturno profugo” (Alatri, Arpino, Ferentino, Anagni ed Atina) ci offre un’accurata descrizione di queste città dette anche saturnie o ciclopiche perché circondate da mura che, per le loro gigantesche proporzioni e per le dimensioni dei blocchi di pie tra impiegati potevano essere state costruite, secondo l’immaginazione popolare, solo da esseri fortissimi come i ciclopi, figli del cielo e fratelli di Saturno.
Il monumento più imponente è l’acropoli di Alatri, la cui spettacolarità ha destato e continua a destare l’ammirazione di chiunque si rechi a visitarla. Gregorovius nelle sue “Passeggiate in Italia” non nascondeva la sua meraviglia. Meraviglia più che giustificata poiché gli enormi blocchi di pietra, levigati esternamente e sapientemente incastrati gli uni con gli altri, non presentano il minimo interstizio producendo l’effetto di un gigantesco mosaico lavorato con la massima precisione. I piani di posa dei monoliti, inoltre, sono sfalsati sia in orizzontale che in verticale, conferendo al la struttura un carattere essenzialmente antisismico.
Sull’architrave della porta minore dell’acropoli sono scolpiti tre falli che Erodoto, nel secondo libro delle sue “Storie”, afferma essere simboli dei pelasgi.
Ad Arpino, a circa 3 chilometri dal moderno centro abitato, sulla sommità di un alto colle, dal quale si gode uno splendido panorama sui campi sottostanti, sorgono i resti dell’acropoli alla quale si accede attraverso una porta ogivale, che stupisce per la tecnica costruttiva.
A Ferentino, nella poderosa cinta di mura poligonali, eseguite in parte addossando i blocchi al vivo taglio della roccia, si apre la Porta Sanguinaria nella quale, oltre l’opera poligonale, si evidenziano anche tecniche costruttive risalenti ai romani e al Medioevo.
Resti di mura poligonali sono visibili ad Atina e Anagni.
Le tradizioni
Rivivono attraverso i racconti dei più anziani, riti e culti che sono testimonianze di quelli più antichi, che trovano le loro origini in riti pagani che attraverso i secoli hanno lasciato un segno profondo nel popolo ciociaro e nelle sue tradizioni. Tali si possono annoverare i ritrovamenti avvenuti all’interno di santuari pagani d’era romana, testimonianza d’antichi culti sulla fecondità oppure antichi riti funerari.
Culti che si sono tramandati in diverse forme e in diversi modi nei secoli. Sono da attribuire a questi ad esempio, gli scambi di doni particolari tra fidanzati, che si effettuano in determinati periodi dell’anno, a simboleggiare in modo allusivo la femminilità e la virilità maschile, oppure i banchetti funebri che si tenevano in occasione delle veglie in onore del defunto.
Sono da attribuire, per la maggior parte a feste pagane d’origine romana, anche quelle che ancor oggi si tengono soprattutto d’estate e legate allo svolgimento di feste religiose, particolarmente vive e sentite, simbolo del profondo grado di religiosità e devozione del popolo ciociaro.
Culto e devozione che spesso uniti a riti pagani si svolgevano, in tempi antichissimi, per ottenere la protezione dei Santi contro le epidemie, le pestilenze ed i malanni, o per proteggere i raccolti e il bestiame e in ogni caso rivolti a scongiurare e fermare le forze ostili della natura.
Si possono ricordare, tra tanti, i festeggiamenti in onore di San Rocco e San Gerardo per invocare la protezione dalle epidemie di peste, o San Giovanni ricordato per combattere misteriose superstizioni, mediante veglie notturne, accompagnate da balli e canti e dall’accensione d’enormi fuochi (Faone) oppure di un fantoccio di legno (Pepatta).
Fanno inoltre parte del folclore e delle tradizioni ciociare, i canti popolari, sacri o profani, e le danze tipiche che si accompagnavano ad essi, come il “salterello”.
Canti o balli che si tenevano in occasione dei festeggiamenti religiosi, durante i matrimoni o dopo il raccolto nei campi.
A simboleggiare un intero territorio e il suo popolo, dal quale ha preso anche il nome, c’è una tipica ed antica calzatura, la “ciocia”. Essa era costituita da una suola di cuoio con punta rialzata, e da stringhe molto lunghe che si usavano attorcigliare attorno al polpaccio della gamba. Si possono ancora ammirare in occasione di manifestazioni e sfilate insieme al costume ciociaro, ed erano calzate sia dall’uomo sia dalla donna.
Tra le tante tradizioni giunte sino ai nostri tempi, merita un cenno particolare quella degli “Zampognari”, che suonando la "zampogna" per le strade dei paesi, ancor oggi annunciano a tutti con l’armonia del loro suono, l’imminente arrivo del Natale. La "zampogna", è composta da un sacco di pelle di montone e da due tubi sonori, uno per il suono fisso e l’altro per la melodia.
La Ciociara ancora oggi, vive di questi ricordi e di queste tradizioni, tipiche espressioni di un popolo e della sua cultura.
Tradizioni che, con molta difficoltà e tenacia, si cerca di riscoprire e tenere vive anche attraverso manifestazioni che, in maniera sempre più frequente, offrono motivi a tutti per un viaggio piacevole ed affascinante alla riscoperta di valori antichi.
Personaggi illustri della Ciociaria
Testimoni illustri, a volte inconsapevoli autori di epiche pagine di storia, protagonisti nelle più disparate attività umane, figli di una terra che hanno sempre onorato e rispettato.
Agrippa Vipsanio Marco: Generale romano
Alessandro IV: Papa
Angeloni Luigi: Patriota scrittore
Baronio Cesare: Cardinale
Bonifacio VIII: Papa
Bracaglia A. Giulio: Regista storico
Cagiano De Azevedo Antonio: Cardinale
Caio Mario: Condottiero
Cataldo Antonino: Scultore
Cesari Giuseppe: Pittore
Chiavone: Brigante
Cicerone Marco Tullio: Oratore
Carlo Conti: Musicista
Della Paglia Antonio: Umanista
De Sica Vittorio: Attore regista
Fazio Antonio: Gov. Bankitalia
Filonardi Ennio: Cardinale
Filonardi Filippo: Cardinale
Gazzelloni Severino: Musicista
Giovenale Giunio Decimo: Poeta latino
Gismondi Tommaso: Scultore
Gregorio IX: Papa
Guidoni Umberto: Astronauta fisico
Innocenzo III: Papa
Labriola Antonio: Filosofo
Landolfi Tommaso: Narratore
La Rocca Alberto: Carabiniere medaglia d'oro
Manfredi Nino: Attore
Mastroianni Marcello: Attore
Mastroianni Umberto: Scultore
Ormisda: Santo, papa
Parravano Nicola: Chimico
Regolo Attilio Marco: Console
Refice Licinio: Compositore
Riccardi Eleuterio: Scultore
Ricciotti Nicola:Patriota
Silverio: Papa
Simoncelli Vincenzo: Giurista
Sipari Erminio: deputato naturalista e ambientalista
Tommaso d'Aquino: Santo-filosofo
Valente Antonio: Architetto
I 91 comuni della Ciociaria
Acquafondata
Acuto
Alatri
Alvito
Amaseno
Anagni
Aquino
Arce
Arnara
Arpino
Atina
Ausonia
Belmonte Castello
Boville Ernica
Broccostella
Campoli Appennino
Casalattico
Casalvieri
Cassino
Castelliri
Castelnuovo Parano
Castro dei Volsci
Castrocielo
Ceccano
Ceprano
Cervaro
Colfelice
Colle S. Magno
Collepardo
Coreno Ausonio
Esperia
Falvaterra
Ferentino
Filettino
Fiuggi
Fontana Liri
Fontechiari
Frosinone
Fumone
Gallinaro
Giuliano di Roma
Guarcino
Isola del Liri
Monte San Giovanni Campano
Morolo
Paliano
Pastena
Patrica
Pescosolido
Picinisco
Pico
Piedimonte San Germano
Piglio
Pignataro Interamma
Pofi
Pontecorvo
Posta Fibreno
Ripi
Rocca d'Arce
Roccasecca
Sant' Elia Fiumerapido
San Giovanni Incarico
San Biagio Saracinisco
San Donato Valcomino
San Giorgio a Liri
San Vittore del Lazio
Sant'Ambrogio sul Garigliano
Sant'Andrea sul Garigliano
Sant'Apollinare
Santopadre
Serrone
Settefrati
Sgurgola
Sora
Strangolagalli
Supino
Terelle
Torre Cajetani
Torrice
Trevi nel Lazio
Trivigliano
Vallecorsa
Vallemaio
Vallerotonda
Veroli
Vicalvi
Vico nel Lazio
Villa Latina
Villa Santa Lucia
Villa Santo Stefano
Viticuso Fonti: laciociaria.it - laciociaria.it - menteantica.it - Edited by francesina63 - 14/8/2015, 02:06
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