Il gioco? Per il bambino è un’attività serissima, fondamentale per il suo sviluppo

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view post Posted on 17/8/2013, 17:02     +1   -1
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Insieme in Armonia

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I bambini, si sa, pensano sempre e solo al gioco. E un vecchio detto recitava “giocando s’impara”, ed è proprio così.
Giocando i bambini imparano a stare in comunità, imparano a rispettare le regole, imparano a vincere, ma anche a perdere. Crescono e sviluppano non solo il fisico, ma anche l’intelletto.
Insomma giocare per i bambini è una cosa seria.
Ma ci sono giochi migliori di altri? Ci spiega tutto la nostra Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli.

“Studi scientifici ed evidenze empiriche hanno da tempo portato a considerare il gioco non più come un’attività poco rilevante, ma come una occupazione serissima per i bambini, anzi lo si può addirittura paragonare a ciò che il lavoro rappresenta per gli adulti.

Il bambino considera labile il confine esistente tra realtà e fantasia, tra serietà e finzione e gioca per il puro piacere di farlo, perché lo fa star bene, ma in realtà così si allena a diventare adulto, si prepara alla vita, sperimentando la complessità della realtà in una dimensione semplificata e protetta.

Tutti i genitori hanno, prima o poi, provato lo stress del giocattolo che il bambino piccolo lancia ripetutamente dal seggiolone, ma nessun gioco, in fondo, è scelto a caso. Il bambino si diverte a vedere la madre che lo raccoglie e glielo restituisce e, nel frattempo, sta imparando ad affermare la propria volontà e a manipolare gli oggetti, acquisendo padronanza sul mondo esterno (e spesso anche su chi lo circonda…!). Anche il gioco del “cucù” è importantissimo, perché rassicura i più piccoli che ciò che scompare anche temporaneamente dalla vista non è andato via per sempre (e ciò vale anche quando la mamma si allontana).

Per i bambini, giocare è quasi istintivo, un modo naturale di entrare in contatto con gli altri fin dai primi mesi di vita, quando, con sorrisini e gridolini, il neonato si agita in risposta alle moine amorevoli di chi se ne prende cura.

Il gioco allena l’immaginazione, la creatività, l’abilità manuale, l’ingegno, l’attenzione e anche il linguaggio. Favorisce una crescita armoniosa, perché aiuta a sviluppare abilità motorie e fisiche, ma anche intellettive, oltre ad avere una funzione strutturante dell’intera personalità.

I più piccoli non sono in grado di giocare veramente insieme ad altre persone. Il primo strumento di gioco preferito dai bambini è il proprio corpo, che si divertono a muovere, scoprendo con entusiasmo com’è fatto e imparando a distinguere il proprio essere dal mondo esterno. Poi, man mano, iniziano ad interessarsi anche a chi li circonda e agli oggetti che con curiosità toccano e portano alla bocca, per una conoscenza che risulta essere multisensoriale.

Solo verso i due anni di età, un bambino abituato a stare con altri bambini può iniziare a passare da un gioco cosiddetto “parallelo” ad un’iniziale interazione, anche se un vero e proprio gioco collaborativo sarà di solito possibile solo dopo i sette anni. Giocare insieme ai coetanei dà la possibilità di imparare il valore delle regole e del rispetto del proprio turno e degli altri e l’esistenza di un codice di comportamento (che va rispettato, se non si vuole essere isolati dal gruppo). Giocando, si impara a perdere e a capire che non sempre si riesce a fare le cose al primo tentativo, perciò bisogna avere pazienza e costanza. Si impara anche a conoscere le proprie potenzialità e i propri limiti, ad avere fiducia nelle proprie capacità e ad essere l’autonomo, ma anche a collaborare e a fidarsi degli altri.

Osservando un bambino giocare, si può conoscerlo meglio, perché attraverso il gioco il bambino esprime sé stesso, riuscendo ad elaborare e tirar fuori emozioni e sentimenti meglio e prima che a parole (rabbia, paure, angosce, ma anche sentimenti positivi) e manifestando anche tendenze, preferenze e inclinazioni. Con la “terapia del gioco”, infatti, si aiutano i bambini a superare blocchi emotivi e traumi, sfruttando la forte valenza simbolica che può assumere l’attività ludica.

Le paure e le difficoltà vissute, per esempio, durante un ricovero ospedaliero, si elaborano meglio e si ridimensionano se il bambino si improvvisa dottore e fa alla sua bambola delle siringhe, sentendosi padrone della situazione e non angosciosamente dominato dagli eventi e da persone sconosciute. Il gioco assume, dunque, una funzione catartica, perché aiuta a scaricare ansie, aggressività, paure e aiuta anche a canalizzare eccessi di energie”.


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Fonte:
vivalamamma.tgcom24.it


Edited by francesina63 - 16/12/2018, 16:24
 
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view post Posted on 21/8/2013, 17:15     +1   -1
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Qual è il ruolo dell’adulto nel gioco del bambino?



La settimana scorsa abbiamo parlato del gioco e di quanto sia importante, anzi fondamentale, per il bambino. Il gioco, infatti, aiuta a crescere e a sviluppare al meglio fisico e intelletto e questo in ogni fascia di età.

Ma non abbiamo parlato degli adulti. O meglio del loro ruolo nel gioco.
Lo facciamo oggi sempre con l’aiuto della Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli:

“Fin dai primi mesi di vita, andrebbe promossa l’autonomia del gioco. A volte i bambini più piccoli possono intrattenersi piacevolmente diversi minuti anche solo fissando un raggio di sole o un orologio a pendolo, ma è possibile anche mettere a loro disposizione un gioco o qualsiasi oggetto sicuro che si trova in casa. L’importante è non intervenire né interferire se non ce n’è davvero bisogno e, in tal modo, dar loro la possibilità di esercitare la fantasia e la creatività, ma anche l’autostima, la capacità di organizzazione e l’indipendenza.

Saper giocare anche da solo, infatti, è per il bambino (e anche per il genitore) una grande conquista. Certo va bene un incoraggiamento ogni tanto, ma abituare il bambino a continue “imbeccate” e intromissioni non solo significa limitare la sua spontaneità e la sua fantasia.

Ci sono, comunque, bambini che amano giocare da soli fin da molto piccoli e altri che, invece, dimostrano maggiori insicurezze e indecisioni, ma, a parte una questione di carattere, è anche una questione di “allenamento”. 
Quanto appena detto, però, non significa che, comunque, un genitore non debba sempre far in modo di trovare del tempo per giocare con i propri figli, anche perché ciò infonde loro sicurezza e protezione, oltre che renderli felici. È importante, però, che il genitore non faccia finta di giocare con il proprio bambino, magari mentre pensa al lavoro o a cosa preparare per cena. Il bambino riesce a percepire il grado di coinvolgimento dell’adulto e merita, perciò, che egli gli si dedichi in maniera assoluta, anche se solo per mezz’ora Giocare con un bambino non deve significare sostituirsi a lui o intervenire se il gioco non procede come previsto. Il gioco del bambino, infatti, va dall’adulto promosso, stimolato e sostenuto con attenzione per sfruttarne a pieno le potenzialità, ma la spontaneità va assolutamente preservata.

Spesso fa comodo ai genitori sempre più acrobati tra mille impegni, sfruttare tv e videogiochi come babysitter e, spesso, capita di sentire i genitori ammettere di non sapere come giocare con i propri figli e sentirsi anche quasi a disagio nel farlo. Basterebbe liberare la mente da ogni pensiero e tornare a quando si era bambini, lasciandosi andare ed essendo spontanei. Giocare e ridere insieme fa sentire uniti come non mai e può regalare momenti di altissima qualità, anche se non si ha a disposizione molto tempo, perché in fondo anche cucinare o rassettare la casa possono diventare un’attività divertente!
”


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Fonte:
vivalamamma.tgcom24.it


Edited by francesina63 - 16/12/2018, 16:24
 
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