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Mondiali 2014 - Germania – Argentina:
l’atto conclusivo di Brasile 2014 È il giorno di Germania-Argentina, è il giorno della finale dei Mondiali di Brasile 2014. Il cuore e la “garra” dell’Albiceleste contro la perfezione calcistica dei tedeschi, l’eterna lotta fra difesa e attacco, fra due scuole che hanno già avuto modo di conoscersi, sfidarsi, regalarsi reciproci dispiaceri nel passato. Ma anche Cristina Kirchner contro Angela Merkel, un Paese sul baratro del fallimento al cospetto della novella grandeur teutonica. E ancora: la sobrietà mitteleuropea e la torcida dei tifosi sudamericani. Persino la sfida tra Papa Francesco e Benedetto XVI.
I temi di una partita di così profonda tradizione e importanza sono stati tutti sviscerati negli ultimi giorni. Ma continuano a ronzare nella testa dei protagonisti, dei tifosi, dei semplici appassionati. Perché se c’è un caso in cui davvero è possibile ricorrere alla definizione di “gara della vita”, è proprio questo. Prendete Leo Messi, ad esempio. In carriera ha vinto tutto. È stato baciato dagli dei del calcio, ha avuto in dono un talento sovrumano, di quelli che capitano ogni due-tre decadi. Il paragone (mai così fondato) con Maradona è sempre stato un enorme privilegio e al contempo un peso difficile da sostenere. Gli manca solo un tassello: vincere con la nazionale, trascinarla sul tetto del mondo come fece Diego in Messico nell’86, contro la Germania. Come sempre contro la Germania, quattro anni dopo, subì una delle più cocenti delusioni nella finale di Italia ’90.
Non può esser solo caso, allora, che stasera sarà ancora Germania-Argentina. Nella bella fra due nazionali che in bacheca hanno già cinque coppe del mondo (tre la prima, due la seconda), cambierà la storia di Messi: diventerà ufficialmente il più grande di sempre, insieme al suo mito, o resterà un gradino sotto. Non è questione da poco: parliamo dell’Olimpo del calcio, di quei due-tre nomi che vengono tramandati di generazione in generazione.
Ecco, a proposito di generazione. Dall’altra parte ce n’è una che probabilmente meriterebbe la consacrazione mondiale. La Germania non è in finale per caso. Avrebbe potuto vincere in casa nel 2006, se non avesse incontrato sulla sua strada l’Italia di Marcello Lippi. Allora c’erano già Lahm, Schweinsteiger e Klose, fenomeni intorno a cui sono cresciuti nuovi fenomeni. Sono stati a un passo dal trionfo anche nel 2010, quando proprio all’Argentina impartirono nei quarti una clamorosa lezione. O agli Europei del 2012. È mancato sempre qualcosa, un pizzico di concentrazione, di cattiveria, forse semplicemente di fortuna.
Ma questa nazionale è il frutto di un progetto partito da lontano, che rappresenta in questo momento l’eccellenza del calcio mondiale. Senza le vittorie, però, resterà un’incompiuta. E, pur avendo davanti un futuro roseo (l’età media è inferiore ai 26 anni), rischierebbe di appiccarsi addosso l’etichetta di perdente, se dovesse fallire stasera. In campo scenderà da favorita, forse un handicap. L’Argentina non li sfiderà solo con Messi. L’Albiceleste è una squadra nel pieno senso della parola. Nessuno vorrebbe mai incontrarla, tantomeno in finale. Perché ti fa giocare male, a volte non ti fa giocare proprio (l’Olanda di Van Gaal ne sa qualcosa): Romero non prende gol dalla partita contro la Nigeria nel girone, e il merito, più che suo, è della diga costruita dal ct Sabella, di cui Mascherano è il pilastro centrale e insuperabile. Arrivati in fondo, non si snatureranno.
Ritmi bassi, centrocampo folto, marcature ossessive: blindare lo 0-0 il più a lungo possibile, in attesa che quelli davanti (magari proprio Messi, o Di Maria se riuscirà a recuperare) inventino qualcosa. Fin qui ha funzionato. Hanno alle spalle una tifoseria infuocata, un popolo pazzo di calcio, che nel pallone ha trovato motivo di gioia e di riscatto in un momento difficile dal punto di vista sociale ed economico. L’esatto contrario della Germania, dove la nazionale è lo specchio fedele di un Paese che si sente forte almeno quanto lo è realmente. Anche per questo, forse, tanti tiferanno Albiceleste (ma non al Maracanà, dove i brasiliani saranno decisamente dalla parte dei tedeschi, nella speranza di evitare almeno l’umiliazione del trionfo degli eterni rivali argentini).
È una finale diversa dalle ultime. Dopo 12 anni di dominio esclusivo, il calcio europeo è di nuovo sfidato dal Sudamerica, come nel 2002 quando vinse il Brasile. Anche allora c’era la Germania e la capacità straordinaria che i tedeschi hanno dimostrato nel mantenersi in prima fila, arrivando nel frattempo a due semifinali, è tra i motivi per cui il Dio del pallone li dovrebbe premiare. Negli ultimi tre giorni Rede Globo, la tv più importante in Brasile, ha trasmesso almeno una dozzina di volte il servizio che aveva realizzato in Germania prima del Mondiale: ha spiegato ai brasiliani, ancora sotto choc, da cosa era nata la sconfitta più umiliante della loro storia. Quali sono le strutture. Qual è l’organizzazione. Quale è stata la cura dei tedeschi nel riformare la crescita dei giovani, addestrandoli a diventare i giocatori di qualità che vediamo. La descrizione di un calcio che punta tutto sulla forza fisica è l’ennesimo esempio di impigrimento mentale di chi viaggia per stereotipi. In Europa lo sapevamo da qualche anno.
I brasiliani lo hanno appreso adesso e potrebbe toccare agli argentini che sono gli outsider della finale nonostante non sia mai successo che il Mondiale giocato nel continente americano sia andato a chi americano non è. In un campionato lungo una stagione la Nazionale tedesca vincerebbe il titolo per distacco, ora che gli spagnoli devono ricostruire la squadra padrona dal 2008 a oggi: sono la squadra che gioca più da squadra, favorita dal blocco di un club, il Bayern, come lo fu il Barcellona vestito da Spagna in Sudafrica o l’Italia molto juventina del 2006. In una partita secca non c’è uguale certezza, l’atteggiamento e gli episodi possono cancellare per una sera le differenze. L’Argentina è il tipo di avversario che i tedeschi possono soffrire benché 4 anni fa l’abbiano battuto 4-0 nei quarti. La Germania aveva i giocatori che ha adesso (erano in campo 9 degli 11 titolari al Maracanà), era una squadra rampante che vedeva davanti a sè un grande futuro che oggi si può concretizzare. Anche nell’Argentina ci saranno molti reduci di quella partita, da Messi a Mascherano. L’esperienza li renderà più attenti, immaginiamo anche più cattivi e decisi. E Messi, nonostante il calo delle ultime prove, ha cavato in Nazionale i colpi che gli riuscivano nel Barcellona. Per la necessità di centrare una prova tosta non crediamo che Sabella risolva l’unico dubbio di formazione, affidandosi dall’inizio a Di Maria che una settimana fa si stirò. Un altro allenatore argentino, Simeone, rischiò il convalescente Diego Costa nell’ultima finale di Champions ma dopo 9’ dovette sostituirlo e l’Atletico perse un cambio che gli mancò nei supplementari. Qualcuno dovrebbe ricordarlo a Sabella.
Il mondo si fermerà per due ore. Fischio d’inizio (almeno questo azzurro, arbitra Rizzoli) alle 21 italiane, le 16 locali. Più di un miliardo di persone incollate davanti alla tv per una partita. Anche quelli che il pallone non lo seguono, o addirittura lo disprezzano. Ma è la finale del Mondiale dei Mondiali. Quello del Mineirazo e della fine del fútbol bailado brasiliano, della favola del Costa Rica e del calcio danzante della Colombia, della crisi profondissima di Italia ed Inghilterra. E di Germania-Argentina, atto terzo. Chi vince oggi fa la storia del calcio.
STATISTICHE PREPARTITA (Opta)
Ottava finale mondiale per la Germania – un record. Tre le vittorie tedesche finora.
La Germania ha vinto solo una delle ultime quattro finali mondiali giocate, proprio quella del 1990 contro l’Argentina.
Quinta finale invece per l’Argentina, vittoriosa in due precedenti finora.
Questa sarà la terza finale mondiale tra Germania e Argentina, dopo quelle del 1986 (vittoria dei sudamericani) e quella del 1990 (successo tedesco).
La sfida tra queste due Nazionali è la più frequente in una finale mondiale.
È la decima volta che la finale dei Mondiali vede di fronte una Nazionale europea e una sudamericana – sette volte finora ha avuto la meglio la squadra sudamericana.
I precedenti ai Mondiali vedono l’Argentina vittoriosa una sola volta contro la Germania, tre le vittorie tedesche e due i pareggi.
La Germania ha eliminato l’Argentina negli ultimi due Mondiali (ai rigori nei quarti di finale del 2006 dopo l’1-1 dei tempi regolamentari, e 4-0 nei quarti del 2010).
Quella sconfitta per 4-0 di quattro anni fa è la peggiore sconfitta dell’Argentina negli ultimi 40 anni ai Mondiali.
In generale, queste due Nazionali si sono affrontate 20 volte, con l’Argentina vittoriosa nove volte, cinque i pareggi e sei le vittorie tedesche.
L’Argentina è la squadra che ha terminato più partite senza subire gol in questo Mondiale (4).
La squadra di Sabella non ha ancora subito gol nella fase a eliminazione diretta.
Nelle ultime cinque occasioni in cui non ha segnato ai Mondiali, la Germania ha perso la partita.
La squadra di Low non perde da 17 partite ufficiali (12V, 5N).
L’Argentina non è ancora stata in svantaggio in questo Mondiale, la Germania è stata sotto nel punteggio solo per 8 minuti contro il Ghana.
L’Argentina ha vinto ai rigori quattro volte su cinque ai Mondiali, la Germania quattro volte su quattro.
Miroslav Klose è diventato il capocannoniere assoluto nella storia dei Mondiali di calcio, segnando contro il Brasile il suo sedicesimo gol.
Solo Lothar Matthäus (25) ha giocato più partite di Klose ai Mondiali (23).
Klose è l’unico tra gli attuali componenti delle rose di queste due Nazionali ad avere già giocato una finale dei Mondiali (nel 2002 contro il Brasile).
Thomas Müller ha messo lo zampino in 16 gol in 12 presenze ai Mondiali (10 marcature e sei assist).
Müller (2010 e 2014) e Klose (2002 e 2006) sono gli unici due giocatori ad avere fatto almeno cinque gol in due edizioni consecutive dei Mondiali.
Müller è il primo giocatore a laurearsi capocannoniere a un Mondiale e segnare lo stesso numero di gol in quello successivo.
Müller potrebbe anche essere il primo di sempre a vincere il titolo di capocannoniere per due Mondiali di fila.
Lionel Messi ha mandato al tiro un compagno di squadra 21 volte finora, più di ogni altro giocatore di questo Mondiale. Il migliore dei tedeschi in questa graduatoria è Mesut Özil (15).
Messi ha fatto 65 dribbling in questo torneo, un record.
Javier Mascherano è il giocatore che ha fatto finora più contrasti a Brasile 2014 (28).
Andre Schürrle ha fatto tre gol in soli 156 minuti in campo in questo torneo.
Solo Tim Howard (27) ha fatto più parate di Manuel Neuer (23).
Lionel Messi ha fatto cinque gol finora ai Mondiali, ma nessuno nella fase a eliminazione diretta.
Uno tra Angel di Maria o Sami Khedira diventerà il decimo giocatore a vincere Champions League e Mondiale nella stessa stagione.
Direzione di gara affidata al nostro Nicola Rizzoli, alla quarta partita in questo Mondiale, la terza con l’Argentina in campo.
Le gare da lui dirette finora hanno prodotto in tutto ben 12 gol: Spagna-Olanda 1-5, Nigeria-Argentina 2-3 e Argentina-Belgio 1-0.
Rizzoli ha concesso un solo calcio di rigore finora, a favore della Spagna nel remake della finale di Sudafrica 2010.
Il fischietto di Bologna ha ammonito nove volte finora, mentre non ha ancora mostrato cartellini rossi.
Lucas Biglia è stato l’unico argentino ammonito da Rizzoli finora in questo Mondiale.Fonte: Edited by francesina63 - 7/8/2015, 22:49
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