Addio allo scrittore Gabriel Garcia Marquez si è spento a 87 anni

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view post Posted on 18/4/2014, 16:50     +1   -1
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Si è spento a 87 anni Gabriel Garcia Marquez,
scrittore e premio Nobel per la letteratura nel 1982.
Il mondo lo omaggia: il Mandela della letteratura



CITTA' DEL MESSICO - E' morto lo scrittore e premio Nobel alla letteratura Gabriel Garcia Marquez. 'Gabo' era stato ricoverato in ospedale il 3 aprile scorso a Città del Messico, nella clinica Salvador Zubiran per l'aggravarsi di una polmonite. Successivamente era stato dimesso. L'autore di Cent'anni di solitudine, romanzo chiave del realismo magico ibero-americano, aveva compiuto 87 anni il 6 marzo scorso. Negli ultimi giorni, secondo quanto avevano riferito i medici, le sue condizioni di salute erano apparse particolarmente delicate. La sorella Aida, 83 anni, intervistata dall'emittente colombiana Caracol sulle condizioni di salute del premio Nobel colombiano, aveva detto: "Dobbiamo essere pronti alla volontà di Dio. Uno vorrebbe che la gente fosse eterna, che non morisse mai, ma dobbiamo essere pronti alla volontà di Dio". Per volontà dei familiari, l'ultimo saluto gli sarà reso lunedì, poi i suoi resti saranno cremati (video). Il quotidiano di Bogotà El Espectador sottolinea in un titolo a tutta pagina "Per sempre Gabriel".

La morte di Marquez è la notizia di apertura di tutti i siti online e dei notiziari tv in Brasile. Il premio Nobel colombiano è ricordato come "uno dei maggiori scrittori del XX secolo". Molti media brasiliani mostrano immagini di 'Gabo' a Cuba, al fianco del "suo amico Fidel Castro". Marquez è morto a casa, a Città del Messico, in calle Fuego 144, attorno a mezzogiorno, dove era assistito dalla moglie e dai figli Barcha Mercedes, Rodrigo e Gonzalo.

Considerato lo scrittore più popolare in lingua spagnola dopo Miguel de Cervantes nel 17esimo secolo, Marquez ha raggiunto una celebrità letteraria che ha generato confronti con Mark Twain e Charles Dickens.

Con lui la letteratura sudamericana ha trovato la reale coscienza della propria identità, saldando la tradizione culturale europea con il mondo e la tradizione locale in modo nuovo, risolto. Quel modo che sarà all'origine del boom dei narratori latinoamericani nel mondo negli anni '60. E l'emblema non può che essere l'esemplare realtà della sua fantastica Macondo, la provincia di fantasia creata dallo scrittore e in cui si svolgono quasi tutti i suoi racconti, riflettendo verità e storia della Colombia d'oggi.

Il romanzo del 1967 Cent'anni di solitudine ha venduto 50 milioni di copie in più di 25 lingue: nella memoria di chi lo ha amato risuonerà sempre uno degli incipit più celebri della storia della letteratura: quello in cui il colonnello Aureliano Buendia viene portato dal padre a conoscere il ghiaccio. Tra le sue pubblicazioni anche Cronaca di una morte annunciata, L'amore ai tempi del colera, Il generale nel suo labirinto, e L'autunno del patriarca. Marquez ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1982 (video), e i suoi libri sono stati venduti più di qualsiasi altra pubblicazione in spagnolo eccetto la Bibbia.

Il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, che ha proclamato 3 giorni di lutto nazionale in patria, ha scritto in un tweet:

"Mille anni di solitudine e tristezza per la morte del più grande dei colombiani di tutti i tempi. Solidarietà e condoglianze a Gabo e la famiglia".



Poi, alcuni minuti dopo, Santos torna a scrivere: "I giganti non muoiono mai". In un discorso alla nazione, Santos ha ricordato "lo scrittore che ha cambiato la vita dei suoi lettori". In un breve intervento a reti unificate, Santos ha "ringraziato" lo scrittore per aver ricordato al mondo che "la Colombia e l'America Latina non siamo, ne saremo, condannati ad altri 100 anni di solitudine e che sapremo avere una seconda opportunita'". "Per noi, i colombiani, 'Gabo' non ha inventato il realismo magico ma è il miglior esponente di un paese che è' in se' stesso realismo magico", ha aggiunto, ricordando che le bandiere colombiane saranno a mezz'asta quale omaggio "a chi ha dato voce ai nostri silenzi e alle leggende dei nostri nonni".

Negli ultimi anni Marquez aveva limitato le apparizioni pubbliche. Lo scorso mese per il suo compleanno era stato festeggiato davanti alla stampa da amici e sostenitori, che gli avevano portato torta e fiori fuori dalla sua abitazione in un quartiere nel sud di Città del Messico. Lo scrittore non aveva parlato in quell'occasione Ora davanti a quella stessa casa sono stati depositati mazzi di fiori e libri in omaggio alla memoria del Nobel (video).

L'amica di Garcia Marquez, Elena Poniatowska, giornalista e scrittrice messicana, ha detto di averlo visto l'ultima volta quando lui è andata a trovarla a casa sua lo scorso novembre con un bouquet di rose gialle. Il bouquet compare spesso nel romanzo di Marquez Cent'anni di solitudine. "Sembrava stare bene", aveva detto Poniatowska ad Associated Press.


"Con la morte di Gabriel Garcia Marquez, il mondo ha perso uno dei suoi più grandi scrittori visionari e uno dei miei preferiti sin da quando ero giovane"
.



Così Barack Obama piange lo scrittore colombiano.

"Chiamato affettuosamente 'Gabo' da milioni dei suoi fan - ricorda Obama - ha vinto il Nobel con il suo capolavoro Cent'anni di Solitudine. Una volta - prosegue - ho avuto il privilegio di incontrarlo in Messico, dove mi ha regalato una copia di questo capolavoro con dedica, un volume che oggi accarezzo con affetto".



"Fiero colombiano, rappresentante e voce del popolo delle Americhe, maestro del genere del 'realismo magico', che ha ispirato tanti altri a prendere in mano la penna. Il mio cordoglio - conclude il presidente degli Usa - va alla sua famiglia e a suoi amici, che spero abbiano conforto nel fatto che l'opera di Gabo continuerà a vivere per le generazioni a venire".



"E' morto un grande scrittore, le cui opere hanno dato una grande diffusione e un grande prestigio alla nostra lingua"

:

così ha reso omaggio a Gabriel Garcia Marquez il suo collega peruviano Mario Vargas Llosa.

In brevi dichiarazioni alla stampa ad Ayacucho, Vargas Llosa - che è stato amico di Garcia Marquez per anni, fino a una clamorosa rottura nel febbraio del 1976, segnata da un pugno in faccia con il quale il peruviano colpì 'Gabo' in un cinema di Città del Messico, per motivi mai chiariti - ha sottolineato che

"i suoi romanzi continueranno a vivere e a conquistare lettori ovunque" prima di concludere con "condoglianze alla sua famiglia".



"Ho appreso con tristezza la notizia della morte dello scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez",



ha twittato la presidente brasiliana Dilma Rousseff.

"Gabo conduceva i lettori nelle sue Macondo immaginarie come chi svela un mondo nuovo ad un bambino. I suoi singolari personaggi e la sua America latina esuberante rimarranno marcati nei cuori e nelle menti dei suoi milioni di lettori", ha aggiunto.



E Cristobal Pera, direttore editoriale della Penguin Random House in Messico, dice:

"E' come il Mandela della letteratura per via dell'impatto che ha avuto sui lettori di tutto il mondo. La sua influenza è universale ed è questa la cosa più rara".



"Caro Gabo, una volta mi hai detto che la vita non è quella che uno ha vissuto, bensì quella che uno ricorda e come la ricorda per raccontarla. La tua vita, caro Gabo, la ricorderemo come un regalo unico e irrepetibile, il più originale dei racconti":



è il messaggio postato da Shakira su Twitter a commento della morte dello scrittore.

Nato a Aracataca nel 1928, Marquez ha frequentato a Bogotà la facoltà di giurisprudenza, già scrivendo e pubblicando su riviste i primi racconti, prima di arrivare al giornalismo, chiamato a Cartaghena per lavorare a El Universal. Nella capitale torna nel 1954 per collaborare a El Espectador e l'anno dopo si reca in Europa, mentre esce il suo primo romanzo, 'Foglie morte'.
Un viaggio importante e in cui nasce, tra l'altro il forte legame con l'Italia e il nostro cinema, amato da sempre con quello francese, in opposizione alle produzioni americane. A Roma frequenta il Centro Sperimentale, conosce Cesare Zavattini e molti altri personaggi, come testimoniano le sue corrispondenze, ma anche un racconto intitolato 'La santa'. A Bogotà scriveva: "Una favola', girata però in un ambiente insolito, mescolando il reale e il fantastico in modo geniale, al punto che spesso non è possibile sapere dove finisce l'uno e dove comincia l'altro", non parlando, come potrebbe sembrare, della propria letteratura, ma recensendo 'Miracolo a Milano' di Vittorio De Sica.

Márquezè uno dei massimi esponenti della letteratura contemporanea e soprattutto della corrente del “realismo magico”. Nel 1967 pubblicò una delle sue opere più famose: “Cent’anni di solitudine”. E’ il romanzo che ha fatto la sua storia, ma anche quella della narrativa sudamericana. Le vicende della famiglia Buendia nel villaggio di Macondo si intrecciano attraverso i tempi e le generazioni, in un labirinto di emozioni e di realtà che hanno fatto scuola. Oltre ad emozionare centinaia di lettori attraverso le epoche. “Macondo” è diventato il nome per descrivere l’irrazionale del quotidiano, una dimensione reale ma assurda, così difficile da cogliere, ma che tutti vivono in un modo o nell’altro. E ha battezzato, anche in Italia, innumerevoli circoli, associazioni, collettivi e utopie varie.

Márquez cominciò la sua storia come giornalista. All’inizio fu redattore e poi reporter de “El Universal”, poi dal 1949 del quotidiano “El Heraldo” e infine nel 1954 si trasferì a Bogotà per lavorare a “El Espectador”. L’esordio letterario è nel 1955. Per due anni, dal 1973 al 1975, abbandona però la letteratura in segno di protesta per la dittatura di Pinochet e si dedica al giornalismo. I suoi articoli sono raccolti in numerose antologie, da “Scritti costieri” a “Taccuino di cinque anni”. Tornerà a scrivere con “L’autunno del patriarca”. In Italia le sue opere sono pubblicate da Mondadori.

La figura di Marquez non è però legata solo alla sua attività letteraria e la sua notorietà l'ha sempre usata anche come megafono per un un impegno in nome della libertà e giustizia, valori spesso dimenticati dalle dittature sudamericane ma anche dai paesi del 'socialismo reale', oltre che internazionalmente contro la pena di morte o per il disarmo. Amico di Fidel Castro, che ha definito "uno dei grandi idealisti del nostro tempo", ma cui ha sempre chiesto più democrazia, accanto a lui ha assistito all'Avana alla messa di Papa Giovanni Paolo II durante la storica visita pontificia del 1998. Anche per questo, tra tante polemiche, è sempre vissuto più all'estero che nel proprio Paese.

GLI INCIPIT PIU’ FAMOSI



Cent’anni di solitudine (1967). Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica cos truito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito.

Cronaca di una morte annunciata (1981). Il giorno che l’avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5,30 del mattino per andare ad aspettare il battello con cui arrivava il vescovo. Aveva sognato di attraversare un bosco di higuerones sotto una pioggerella tenera, e per un istante fu felice dentro il sogno, ma nel ridestarsi si sentì inzaccherato da capo a piedi di cacca d’uccelli. «Sognava sempre alberi, – mi disse Plácida Linero, sua madre, 27 anni dopo, nel rievocare i particolari di quel lunedì ingrato. – La settimana prima aveva sognato di trovarsi da solo su un aereo di carta stagnola che volava in mezzo ai mandorli senza mai trovare ostacoli», mi disse. Plácida Linero godeva di una ben meritata fama di sicura interprete dei sogni altrui, a patto che glieli raccontassero a digiuno, ma non aveva riscontrato il minimo segno di malaugurio in quei due sogni di suo figlio, né negli altri sogni con alberi che lui le aveva riferito nei giorni che precedettero la sua morte.

Dell’amore a altri demoni (1994). Un cane cenerognolo con una stella sulla fronte irruppe nei budelli del mercato la prima domenica di dicembre, travolse rivendite di fritture, scompigliò bancarelle di indios e chioschi della lotteria, e passando morse quattro persone che si trovavano sul suo percorso. Tre erano schiavi negri. L’altra fu Sierva Marìa de Todos los Angeles, figlia unica del marchese di Casalduero, che si era recata con una domestica mulatta a comprare una filza di sonagli per la festa dei suoi dodici anni.

Memoria delle mie puttane tristi (2004). L’anno dei miei novant’anni decisi di regalarmi una notte d’amore folle con un’adolescente vergine. Mi ricordai di Rosa Cabarcas, la proprietaria di una casa clandestina che era solita avvertire i suoi buoni clienti quando aveva una novità disponibile. Non avevo mai ceduto a questa né ad altre delle sue molte tentazioni oscene, ma lei non credeva nella purezza dei miei principi. Anche la morale è una questione di tempo, diceva, con un sorriso maligno, te ne accorgerai.


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Fonti:
repubblica.it


ilfattoquotidiano.it


Edited by francesina63 - 8/8/2015, 18:56
 
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