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Sanremo 2015 Dal preascolto delle canzoni: impressioni brano per brano
Sanremo 2015 sarà un Festival senza eccessi, nella norma. Questo verrebbe da pensare, dopo il preascolto della 20 canzoni selezionate per entrare a far parte del “novero” dei big. E non è che una conferma.
Non c’è grande impegno, né ottimismo, né pessimismo, nei testi selezionati. E se bisogna credere a Carlo Conti quando dice che, semplicemente, il livello delle canzoni è quello (e non solo il livello: anche la tipologia), allora è altamente probabile che questo Festival nella norma sia lo specchio di quel che si aspetta la “norma” del pubblico italiano. Non solo dal Festival o dalla televisione in generale, ma dal proprio futuro. Dal paese tutto. A meno che non si voglia pensare che la massa della produzione culturale (in questo caso, musicale) di un paese non sia svincolata dalla realtà del paese stesso.
Forse è voglia di normalità. Forse è rassegnazione. Di certo, non assistiamo ad alcun afflato rivoluzionario e il "cambiamento" (veicolato per forza come un valore positivo) è solo uno slogan. Non ci si può aspettare che la canzone italiana nel suo teatro più tradizionale e pop(olare) si comporti diversamente.
Sappiamo bene come il panorama musicale cosiddetto “underground” esista, anche in Italia come altrove. E sappiamo come ci siano nicchie di pubblico e di artisti che ne fruiscono, ne fanno parte. Ma, nonostante gli sforzi degli anni passati (che pure spesso si sono tradotti nella normalizzazione dell’eccezione), oggi, fatti salvi alcuni picchi che però non sono di eccellenza, questo è quel che ci si deve aspettare dai brani proposti per uno show che si pensa di massa.
Il disimpegno diventa quasi necessario, per stare nella “norma”.
E così, di cosa vuoi parlare, allora, se non d’amore? Per lui, per lei, per la coppia. Per il mondo intero. Che cambi, sì, ma solo nel privato: il pubblico, i grandi temi lasciamoli lì dove sono.
Le due canzoni più "impegnate" sono quelle proposte da personaggi che non vengono dal mondo della musica ma da quello più generale dello spettacolo.
Mauro Coruzzi (con Grazia Di Michele, che “regge” tutto il brano) e “I soliti idioti” presentano pezzi quasi “politici”, se confrontati al resto. Il primo senz’altro, perché parla di un tema scomodo: l’identità di genere. Lo fa in maniera delicata e corretta, addirittura sorprendente. Il secondo palesa, nella sua leggerezza cochirenatesca che per fare l’amore si usano i preservativi e che possono esistere gravidanze non desiderate. Il tutto con leggerezza e arrangiamento da banda folk di paese, come da tradizione. E la rima Champions League - Peppa Pig mi ha fatto sorridere.
Concetti quasi rivoluzionari, se paragonato a «entra nell’anima mia», «ora lo sai che sei il mio unico grande amore», «niente è per sempre», «sei tutto quello che voglio», «solo se mi baci te». In questo senso, persino un paio di versi di Grignani sembrano esserlo: «Guardo con freddezza e con distanza l’informazione e lo show che fan la stessa danza». Se non altro, mi ha stupito per averci provato.
Poi ci sono Malika e Nina Zilli, che almeno alzano l’asticella del livello qualitativo dell'esecuzione e del brano in generale, senza grosse perle nei testi. E anche Chiara Galiazzo, che continua a non essere una sorpresa: il suo brano si fa fischiettare, ma attenzione a farlo, ché c’è l’embargo.
Già, l’embargo. Mentre commentavo “live” quel che sentivo mi sentivo osservato con sospetto. Eppure era stato detto chiaramente che si poteva commentare, persino citare qualche verso. Ebbene, per citarli ho dovuto per forza di cose annotarmeli. Mi si perdonerà l’ardire metagiornalistico: quel che mi sorprende, ancora una volta, è che non fosse la prassi, commentare per le proprie testate online ciò che si ascoltava, ma anche ciò che che veniva raccontato nel preludio e nel finale da Carlo Conti.
Dovessi scommettere (ma da tempo, questo), penso che sarà un Sanremo normale. Il che non è un male, si capisce. E non è critica preventiva augurarsi che la “norma” non diventi calma piatta e quindi noia, la stessa noia del pensiero unico. Perché la norma, come quella belliniana, a volte finisce male.
ANNALISA
Uno dei tre brani dei Campioni firmati da Kekko Silvestre dei Modà, Una finestra tra le stelle è un brano che esprime un amore in grado di dare ossigeno al cuore con un solo bacio, cantato da Annalisa con trasporto e intensità. Anche questa firmata da Francesco Silvestre, è assolutamente “la più Modà” dei brani in gara a Sanremo. La ascolti e ti sembra di sentirla cantare proprio da Kekko. Ma sul palco non c’è lui, e l’effetto alla fine è quello di un bel vestito cucito però per qualcun altro.
BIANCA ATZEI
La melodrammatica Il solo al mondo porta anch’essa la firma di Kekko dei Modà ed è il brano dove si sente di più la sua impronta stilistica. Accompagnata da archi e chitarre, Bianca racconta il tentativo di riconquistare un amore. Un duetto con Alex Britti l’ha catapultata fra i Big. Poco conosciuta al grande pubblico, porta in gara (e non è l’unica) una canzone scritta da Francesco Silvestre dei Modà. Il risultato è quasi scontato: un messaggio d’amore diretto a un uomo che “non può capire” ma è “l’unico al mondo con cui voglio stare”.
MALIKA AYANE
Il testo della ballata Adesso e qui (scritto a quattro mani con Pacifico) parla della fine di un amore in cui il presente è già intriso di nostalgia. La musica è co-firmata da Giovanni Caccamo, che gareggia tra le Nuove proposte. Malika è una garanzia. Doppia, in questo caso, visto che il coautore è Pacifico. Un amore in difficoltà, un po’ appannato, fra ricordi, nostalgie e una quotidianità non proprio sempre poetica. Bello il testo, la voce di lei non ha bisogno di essere raccontata, di certo anche quest’anno spopolerà fra i critici. Difficile pensare però che possa convincere a pieno il pubblico.
BIGGIO E MANDELLI
I due «Soliti idioti» portano a Sanremo un brano goliardico con un ritornello circense sulla Vita d’inferno dell’italiano medio di oggi, alle prese con tablet, parcheggi, conti salati e Peppa Pig. Sembrano emuli di Cochi e Renato. Chi voleva un po’ di divertimento anche quest’anno, sarà accontentato. La canzone de I soliti idioti è esattamente quello che ci si poteva aspettare da loro: un brano denso di ironia e un ritratto della vita di un “uomo medio”. Tra disavventure, nuovi tablet e Peppa Pig. Si ispirano in modo assolutamente palese a Cochi e Renato, e infatti li omageranno nella serata dedicata alle cover. Per farsi quattro risate, e uscire per qualche minuto dall’atmosfera, la musica e i testi tipicamente sanremesi.
ALEX BRITTI
Non poteva che esserci la chitarra al centro di Un attimo importante, canzone che è un invito ad amarsi il più possibile. Le prime strofe, quasi parlate, introducono una seconda parte in cui vengono introdotte ritmiche elettroniche. Anche per Alex ritorno a Sanremo, e con chitarra blues. Anche per lui classica canzone d’amore, vista con gli occhi di un 46enne, che non è più il ragazzo scanzonato di Oggi sono io. In realtà sorprende meno di quello che ci si aspettava, visto che da subito c’è chi l’ha indicato fra i favoriti. In realtà quello che manca è forse un ritornello d’impatto che resti scolpito in testa. E di solito Britti è maestro in questo.
CHIARA
Brano romanticissimo, Straordinario contiene all’interno del suo testo una domanda che è un dubbio sulla reciprocità dell’amore. Il pezzo porta la firma di Ermal Meta, autore molto richiesto (ha scritto per Mengoni, Giusy Ferreri, Annalisa). Piace, conquista al primo ascolto, resta subito impressa in testa. La sua voce è una garanzia, e la canzone di Chiara Galiazzo è fatta apposta per piacere a un pubblico come quello di Sanremo, e c’è da scommettere che piacerà. Anche per lei un brano d’amore, ma con quel tocco di conflitto e “ci siamo presi a pugni e baci fino a ridere”.
DEAR JACK
La band lanciata da «Amici» debutta a Sanremo con Il mondo esplode, una delle canzoni più radiofoniche in gara, un brano pop rock che sfrutta i suoni tipici del gruppo ma anche la dimensione orchestrale. C’è chi li ha ribattezzati “i nuovi Modà” e l’effetto che fanno è proprio quello. E d’altronde già il titolo rende l’idea: un brano per una donna che rappresenta “una scoperta che non passa, che muove cielo e terra”. Il risultato è un brano che si fa ascoltare, con un motivo che funziona e che non è difficile immaginare funzionerà anche in radio, e conquisterà una certa fetta di giovani e non solo. Ma per il successo di pubblico in stile Modà, è ancora presto.
GRAZIA DI MICHELE E MAURO CORUZZI
Pezzo dall’impronta quasi jazz, Io sono una finestra ha un testo ricercatissimo e un tema impegnativo: parla di scoperta di sé e di identità di genere. «Non c’è una donna o un uomo, solo un essere umano». Il testo è senza dubbio il più “impegnato” fra quelli in gara. E porta sul palco dell’Ariston tutto il conflitto e il disagio di un un uomo, o forse una donna, imprigionato in un corpo che non sente suo. Una “crisalide perenne” che rivendica il diritto di essere considerato, al di là dei pregiudizi, soprattutto un essere umano. E le voci che si sovrappongono, quella femminile di Grazia e quella di Mauro, rappresentano a pieno il conflitto non solo interno ma anche con il mondo.
LARA FABIAN
Ricorda quasi lo stile teatrale di un musical il brano portato a Sanremo dalla popstar belga. Ricco di cori e di virtuosismi vocali, Voce è un omaggio alla musica che «non smette mai di dare un senso a questo tempo». L’esperienza con le colonne sonore e i doppiaggi cartoon c’è e si vede. Il brano andrebbe benissimo fosse appunto la colonna sonora di un film d’animazione. Meno sul palco dell’Ariston.
LORENZO FRAGOLA
Una storia d’amore che finisce è al centro del testo (autobiografico?) scritto dal vincitore di «X Factor» e co-firmato dal rapper Fedez: Siamo uguali è un brano pop molto attuale con accenni di soul e di elettronica. Il giovanissimo trionfatore di X Factor si prepara ad essere il favorito anche a Sanremo. E non solo perchè il pubblico impazzisce per lui, ma anche perchè la canzone, scritta con Fedez, resta subito impressa. La ascolti e dopo qualche secondo puoi già canticchiarla “forse arriverà domani e forse cercherai le mie mani”. Insomma, piaccia o non piaccia il fatto che è fresco fresco di talent, sta di fatto che, se vincesse, non ci sarebbe nulla di sorprendente.
IRENE GRANDI
«Non sei più tornata, sei stata di parola» canta Irene in Un vento senza nome. Ma la persona di cui parla è se stessa: il brano, una ballata malinconica, è in realtà un’analisi della propria voglia di ricominciare da capo. Irene è forse una delle grandi sorprese che non ti aspetti. Nel senso che pensi a lei e pensi alla ragazza rock, e ti ritrovi invece con un brano che racconta una svolta, un cambio di direzione. Non a caso il testo non è immediatamente “leggibile”, ma di certo fotografa un cambiamento profondo, che è quello che attraversa la stessa Irene e ogni donna.
GIANLUCA GRIGNANI
La bellezza degli occhi che ci salvano dalle rovine del mondo: Gianluca in Sogni infranti mescola riflessioni molto personali a una critica dell’informazione e dello spettacolo in un brano orchestrale dal sapore pop rock. Arriva all’Ariston dopo un anno complicato da qualche guaio personale, e nelle intenzioni del cantante vuole essere una ballata sociale che segna un nuovo cambio di passo. In realtà a un primo ascolto il pezzo sfugge, non resta impresso, le parole si rincorrono senza che si riesca a coglierne davvero il messaggio.
IL VOLO
Come si intuisce dal titolo stesso, Grande amore è un inno al sentimento più intenso e totalizzante («Quando vivo, vivo solo in te»). Il trio interpreta il brano mescolando l’indole più pop a improvvisi slanci di lirica. I tre tenorini che hanno conquistato dopo il pubblico di Ti lascio una canzone anche quello d’Oltreoceano scivolano sulla prova per eccellenza con il Festival della canzone italiana. Il brano, virtuosismi vocali a parte, non è adatto a Sanremo. Ma forse neanche a qualsiasi altro palco.
MARCO MASINI
Non una canzone d’amore: Che giorno è esprime la voglia di vivere a pieno la vita rialzandosi dopo ogni avversità. Firmato con Federica Camba e Daniele Coro, il brano è caratterizzato dalla cadenza trascinante del suo ritornello. Settima volta a Sanremo e ritorno molto atteso, quello di Masini. Che a 25 anni da quando cantò l’amore Disperato si ritrova 50enne tra bilanci a la voglia di ripartire. “Vivere cadere vivere e rialzarsi, vivere ricominciare” canta Marco, e se la rabbia dei 20 anni è sparita, resta un po’ il male di vivere. Può piacere, ma non sconvolge né sorprende.
MORENO
L’unico brano rap dei Campioni di Sanremo è Oggi ti parlo così, pezzo dal testo ricco di rime, assonanze e riferimenti, dal Telepass alla serie tv «Heroes». Tra gli autori Roberto Casalino (quello di «L’essenziale» di Marco Mengoni). Il primo rapper trionfatore ad Amici resta fedele a se stesso anche a Sanremo. Il risultato però fa un po’ l’effetto parole in libertà. Assolutamente rap, e quindi per niente pop. Difficile pensare che possa avere successo in quella vetrina.
NEK
È uno dei pezzi più ritmati di Sanremo, con sonorità pop rock elettroniche che ricordano gli U2 e i Coldplay di «A sky full of stars». Fatti avanti amore è un invito aperto: i nostri corpi e le nostre anime sono «fatti per amare». Dici Nek e ti aspetti un certo tipo di canzone. E ti ritrovi invece un ritmo assolutamente inedito o quasi, tanto che quasi ti immagini che da un momento all’altro sul palco arrivi Avicii. Scelta audace, per uno che all’Ariston non ci va certo tutto gli anni. Ma forse un po’ troppo.
NESLI
Un augurio per una persona che inizia una nuova vita alla fine di una grande storia, Buona fortuna amore diventa anche l’invito per stare insieme un’ultima volta prima di dirsi addio. La canzone è emozionale e molto diretta. Il Nesli più pop di sempre. Una canzone per un amore che forse sta finendo, ma che si vuole trattenere ancora per un po’, per un momento di “morsi sulla carne” e di “vita che si slaccia”. Una bella sorpresa, per un giovane che piace tanto al mondo dei social network e che è pronto per piacere anche al grande pubblico.
RAF
Pianoforte e archi introducono la voce inimitabile di Raf che ci guida fino al crescendo del ritornello: Come una favola ha un testo molto immediato e romantico ed è un vero inno all’amore che «esiste anche al di là dei nostri limiti». Per il suo ritorno a Sanremo dopo 24 anni, Raf sceglie un brano che racconta anche la sua evoluzione personale. Aveva 31 anni, oggi ne ha 55 anni, e sceglie una ballad moderna che racconta di un amore “al di là dei nostri limiti”. Un sentimento che sfida il tempo, e i cambiamenti. E vince, come in una favola appunto. Un bel testo, una bella melodia. Un ritorno che insomma non delude le aspettative.
ANNA TATANGELO
Terzo brano scritto da Kekko dei Modà, Libera («Come una nuvole nel vento» dice) è una ballata in cui Anna canta la pace e la libertà che tutti noi possiamo ritrovare con un abbraccio. Il suono è classico ma si macchia di elettronica. Anche il brano di Anna porta la firma di Kekko Silvestre, e anche in questo caso si tratta di un brano d’amore, di una donna che si sente libera sì, ma fra le braccia di un uomo. La melodia e il ritornello sono di quelli che funzionano, la Tatangelo è alla sua settima volta sul palco dell’Ariston: insomma, gli ingredienti sono quelli giusti…
NINA ZILLI
Con uno stile soul che ricorda Alicia Keys e Amy Winehouse, Nina riporta a Sanremo le sonorità rétro che le stanno più a cuore. Sola è un blues in cui la Zilli riflette sulla necessità di essere felice anche dopo la fine di una relazione. Vuole essere diversa, e finisce per essere uguale. Un brano dall’atmosfera blues, con un tocco alla Amy Winehouse ma che finisce per sembrare un miscuglio di cose già ascoltate. E non convince.Fonti: http://www.sorrisi.com/musica/sanremo-2015...o-ascolto-gara/www.tvblog.it/post/723296/canzoni-sanremo-2015http://www.oggi.it/people/programmi-tv-spe...la-il-favorito/
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