Caccia: quali sono gli animali nel mirino dei cacciatori?

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view post Posted on 28/9/2015, 13:04     +1   -1
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Caccia:

quali sono gli animali nel mirino dei cacciatori?


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Come accade ogni anno con l' arrivo dell' autunno si apre anche la stagione venatoria che si chiuderà a fine gennaio. Vediamo quali sono gli animali che saranno inevitabilmente nel mirino dei cacciatori.

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Il Fagiano

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Ordine: Galliformi

Famiglia: Fasianidi

Sottofamiglia:
Fasianini

Genere:
Phasianus

Specie: P. colchicus

Nome Scientifico: Phasianus colchicus



Descrizione: è un uccello di buone dimensioni; raggiunge infatti nel maschio i 1.200 - 1.600 gr. mentre nella femmina i 900-1.200 gr. Ha forme abbastanza massicce e becco robusto con ali brevi e coda lunga. Ha un accentuato dimorfismo sessuale. La femmina è di color marrone chiaro maculato mentre il maschio è molto appariscente con testa e collo verdi, mentre il piumaggio del corpo è rossiccio con alcuni riflessi metallici.

Habitat: è una specie stanziale molto legata al territorio nel quale nasce. I cacciatori dicono che il fagiano "muore dove nasce". Predilige ambienti vari, ma vive bene anche nelle monocolture. In ampie zone delle pianure coltivate e delle colline, in aree boscose come in quelle a coltura intensiva, presso fiumi, in ambienti palustri, in risaie e anche in ambienti più asciutti, purché non lontani da un fiume o uno stagno, i fagiani si trovano perfettamente a loro agio.

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Riproduzione: in aprile iniziano gli accoppiamenti; la specie è poligama e generalmente un maschio si crea un harem di 3-10 femmine. In una fossetta del terreno ben celata fra la vegetazione, magari fra i rovi del sottobosco di una macchia di robinie o all'ombra di un altrettanto americano cespuglio di fitolacca, la femmina depone 8-12 uova di colore oliva-brunastro, che cova con assiduità per 23-28 giorni. Nel giro di due o tre mesi al massimo il loro sviluppo è completo, ma fino all’autunno rimangono comunque sotto la protezione dei genitori. I piccoli, non meno precoci dei pulcini di un qualsiasi pollaio, seguono subito la madre alla ricerca del cibo e già a una dozzina di giorni di età tentano i primi incerti voletti. L'attaccamento alla famiglia è però piuttosto forte per cui passeranno almeno altri due mesi prima di abbandonare la guida della genitrice. In questo periodo i fagianotti divorano una gran quantità di larve di formica, e inoltre larve di coleotteri, cimici, afidi. Anche per gli adulti il periodo estivo è caratterizzato da una prevalenza di artropodi nella dieta, che però nel complesso risulta onnivora.

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Alimentazione: l'alimentazione del fagiano è varia. Si ciba di erbe, germogli, legumi, ragni, lombrichi, larve ed insetti. I fagiani si nutrono di una gran varietà di semi, granaglie, radici, frutta, bacche, invertebrati e anche di piccoli vertebrati. Fra questi ultimi è accertato come siano compresi anche piccoli rettili quali natrici dal collare e persino giovani vipere.

Caccia: cacciabile.

Tra tutti i gallinacei, certamente i fagiani sono quelli più affini ai famosi galli selvatici. Fagiano, in realtà, è però un nome generico usato per indicare un gruppo di uccelli, appartenenti alla famiglia dei Phasianidae, che oggi non si trova quasi più allo stato 'puro' ma, bensì, è frutto di incroci ed ibridi tra uccelli di varia provenienza.

Alcune specie animali e vegetali, a causa del loro interesse economico, estetico, venatorio, alieutico, sono state di proposito introdotte in molte aree geografiche lontane da quelle originarie; altre hanno inconsapevolmente sfruttato i mezzi di trasporto umano e il gran viaggiare per il mondo tipico della nostra specie, ampliando rapidamente e talvolta in modo consistente la loro distribuzione. L'uomo è dunque, di fatto, un non trascurabile agente della diffusione degli organismi su scala mondiale. La specie che viene subito in mente non può che essere il variopinto fagiano {Phasianus colchicus), la "selvaggina" per eccellenza della gran moltitudine dei cacciatori nostrani.

La storia del fagiano inizia in Oriente, dove, fra l'Asia Minore e la Cina, sono distribuite una trentina di sottospecie di questo magnifico uccello. Ed è certamente per motivi estetici che i Romani per primi introdussero in Europa i fagiani colchici, provenienti cioè dalla mitica regione della Colchide, nome che ancora è richiamato nella denominazione scientifica della specie.

Dapprima quindi il fagiano fu un ornamento per parchi e giardini di ville patrizie e forse, fuggendo da questi luoghi, qualche individuo si riprodusse anche in libertà. Successivamente venne introdotto in riserve di caccia di nobili e re, ma solo dalla metà di questo secolo in forma tanto generalizzata e massiccia da far scadere nella banalità questa "nobile" selvaggina; cosicché ora gli stessi cacciatori hanno affibbiato al fagiano l'appellativo poco nobilitante di "pollo colorato".

Questi uccelli sono stati introdotti in Europa molti secoli addietro ed, ancora oggi, popolano tranquillamente le nostre terre ed i nostri campi dipingendoli con i colori del loro fantastico piumaggio. Infatti, mentre le femmine hanno un piumaggio marrone, striato e piuttosto 'ordinario', i maschi sono dotati di un piumaggio veramente magnifico, caratterizzato principalmente da colori sgargianti e dai riflessi metallizzati. A causa dei vari incroci naturali che si sono susseguiti nel corso degli anni, il piumaggio dei maschi è particolarmente variabile e può cambiare, anche di molto, da soggetto a soggetto, persino nella stessa zona. In ogni caso però, la colorazione più comune consiste in: testa verde scuro o blù, ricca di riflessi; contorno degli occhi color rosso acceso; corpo marrone con piccole macchie scure; ed una lunga coda solitamente striata. Alcuni esemplari poi, presentano un collarino bianco. Una caratteristica che però accomuna tutti gli esemplari è certamente la gradazione dei colori della testa: elegante e mai scontata, comprende i colori dal verde scuro al viola, passando per il blù notte.

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Se ci si dovesse imbattere in un fagiano maschio quindi, non sarebbe assolutamente difficile riconoscerlo. Anche le caratteristiche fisiche, che ovviamente non sono specifiche della razza, in quanto il 'fagiano' non costituisce una vera e propria razza, possono aiutarci a capire quale animale abbiamo di fronte. Il corpo slanciato, la testa piccola su un collo piuttosto breve: sono altri tre ottimi indizi. Il fagiano è riconoscibile anche dalla coda molto lunga e delle ali piuttosto corte ed arrotondate che, comunque, gli permettono di volare per brevi tratti. Il becco snello, arcuato, provvisto di uncino nella sua parte più estrema, costituisce una buona arma di difesa e di attacco, mentre i piedi, snelli e di media altezza, nei maschi presentano un temibile sperone.

Se riconoscere il maschio è piuttosto semplice, il riconoscimento della femmina diviene invece una sfida per intenditori: le femmine sono infatti più piccole, tozze e dalle forme meno eleganti. La coda è più corta ed il colore del piumaggio è estremamente più semplice: varia dal marrone scuro al marrone-rossiccio. Nonostante la mancanza di altri colori però, tutte le femmine presentano delle tinteggiature, come piccole macchioline, sul dorso.

Se però le femmine sono accompagnate dai pulcini, riconoscerle diventa un gioco da ragazzi: i pulcini infatti, piccole palline di piume vispe e davvero dolcissime, non sono molto differenti dai normali pulcini, se non per le striature marroni che si rincorrono sopra al loro dorso.

E proprio come gli altri pulcini, i piccoli di fagiano possono essere allevati qualora si abbia a disposizione un ampio terreno, dal momento che quando crescono necessitano di larghi spazi in cui muoversi, maggiori di quelli indispensabili per polli e galline. Il fagiano manifesta, infatti, tratti più selvatici rispetto ai polli, aspirando a correre libero tra l'erba e la sabbia, elemento particolarmente amato dai fagiani come ben sanno gli allevatori abituati a vederli scavare nella terra per ricavarsi un giaciglio.

Per i giorni freddi è, inoltre, necessario costruire loro un riparo costruito ad arte in modo da consentire ai fagiani di ripararsi senza però sentirsi in gabbia.

Non dimentichiamo, infatti, che ai fagiani piace spiccare in volo anche se ad altezze ridotte, quindi circondiamo il loro ambiente con un'alta rete che gli consenta di volare, correre e giocare in libertà.

In inverno, i fagiani che sono riusciti a passare incolumi la stagione venatoria si riuniscono in gruppi, spesso approfittando del cibo che viene loro messo a disposizione nelle riserve di caccia per aiutarli a superare la cattiva stagione al fine di conservare buoni riproduttori per l'anno successivo. Questi uccelli sono infatti sensibili agli inverni molto freddi e nevosi, così come ad estati troppo siccitose.

Altra causa di mortalità, che tocca il 60-80% della popolazione al primo anno di vita, è dovuta alla predazione di pulcini e femmine in cova da parte di volpi, mustelidi e anche cani randagi. È quindi ovvio che, in seguito a una gestione venatoria non particolarmente oculata (da parte di alcuni cacciatori), l'unico rimedio per riportare la popolazione a livelli accettabili sia la pratica del ripopolamento.

E' comunque anche vero che se, in alcune zone d'Italia, ancora regge il grande proliferarsi di detto volatile - per esempio la Provincia di Siena - il merito, in gran parte, vada attribuito ai cacciatori che, "con grandi sacrifici e gratis", si accollano il lavoro di cattura e ripopolamento.


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Fonte:
fagiano.it - amiaterradisiena.it


Edited by francesina63 - 28/9/2015, 17:46
 
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Il Cinghiale

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Regno: Animali

Phylum: Cordata (perché hanno la spina dorsale)

Classe: mammiferi (perché allattano i loro piccoli con il latte delle mammelle)

Ordine: Artiodattili (perché hanno arti le cui estremità, le dita, sono ricoperte da zoccoli)

Sottordine: Suiformi (una forma di maiale)

Famiglia: Suide

Genere: Sus

Specie: Sus scrofa

Ambiente: foresta e boschi

peso alla nascita: 0.4-0.8 kg

peso alla maturità sessuale: 40 kg

età della maturità sessuale delle femmine: 8-15 mesi

età della maturità sessuale dei maschi: 7-10 mesi

durata della gestazione: 112-120 giorni

numero di cinghialotti: 3-8

numero di nascite per anno: 1 (raramente 2)

età alla prima nascita: dai 13 a 18 mesi

durata del ciclo di estro: 21 giorni

durata del tempo in estro: 53 ore

durata del travaglio: 3ore e 30 minuti

anni medi di fertilità: dai 5 ai 6 anni

peso delle femmine: 80-120 kg

peso dei maschi: 100-175 kg

temperatura del corpo: 39.3°C

numero di capezzoli: 8


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Descrizione: una corporatura massiccia e tozza con grosso capo a forma di cuneo e un pelame setoloso, d'inverno ricoperto da una fitta lanugine bruna, caratterizzano il cinghiale, un grosso mammifero che può essere lungo da 1,10 a 1,80 m, alto da 1 a 1,5 m e pesare da 50 a 175 kg. Il maschio è più grande e pesante della femmina e, quando è adulto, ha lunghi canini visibili dall'esterno, che crescono fino a diventare zanne e rappresentano un'arma pericolosa durante i combattimenti.

Questo possente antenato del maiale domestico presenta una testa sviluppata e inconfondibile, caratterizzata dal tipico profilo a cuneo e da un grugno pronunciato, appuntito e privo di peli; gli occhi sono piccoli e seminascosti tra le setole, le orecchie ovali, diritte e pelose. Il corpo è tozzo e robusto, con zampe brevi e solide (le posteriori più corte delle anteriori), ma nello stesso tempo in grado di conferirgli straordinarie doti di velocità e agilità, sfruttate per penetrare e muoversi agevolmente nell'intricata vegetazione. Il cinghiale è un ungulato tetradattilo: lo zoccolo è costituito dal terzo e quarto dito, mentre il secondo e il quinto sono regrediti (speroni) e sfiorano appena il terreno.

Il mantello di questo suide è costituito dal pelo di borra e pelo di giarra; la borra, ossia il sottopelo, è presente in quantità ridotta, con conseguente bassa capacità di isolamento termico. La colorazione varia a seconda della classe di età dell’animale; il mantello degli adulti è bruno più o meno scuro caratterizzato da un’alta variabilità individuale e con tonalità diverse in funzione della popolazione di provenienza, quello dei giovani individui al di sotto dell’anno di età, è caratterizzato da un colore rossiccio, e infine il pelame dei piccoli o striati presenta una livrea a strisce longitudinali chiare e scure, che viene mantenuto fino a circa quattro mesi di vita.

Il mantello invernale è caratterizzato da setole molto spesse e scure, soprattutto nella zona della criniera ai lati del muso e sulle zampe, con la presenza di una fitta lanugine; viene sostituito in primavera per lasciar posto ad un pelame più corto, sottile e chiaro, per cui l’animale appare più snello.

Habitat: ama i boschi di latifoglie e misti con prati e zone paludose. In montagna si spinge fino al limite della vegetazione arborea, mentre al seguito degli insediamenti umani anche in territori rimboscati.

Il cinghiale è diffuso in un'area vastissima: dall'Europa all'Asia centrale e meridionale ed all'Africa settentrionale. In passato questo suide si trovava in tutta l'Europa, soprattutto in quella centrale e meridionale; oggi è scomparso in molte regioni, ma si continua ad introdurre in molti territori a scopo di caccia.

Il cinghiale è attualmente molto diffuso in America settentrionale e meridionale, dove causa grandi danni alle faune originarie. L'alimentazione onnivora e le abitudini predatorie del cinghiale hanno causato enormi danni alla fauna dell'Australia e della Nuova Zelanda ed a quella di molte isole dell'oceania.

Anche nel nostro paese la recente proliferazione del cinghiale sta determinando squilibri ecologici, infatti sembra che a questa specie si debba attribuire la progressiva rarefazione delle specie di uccelli nidificanti a terra, di varie specie di rettili e di coleotteri rari.

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Riproduzione: le femmine, dopo un lungo periodo di gestazione di quattro-cinque mesi, danno alla luce da quattro a sei piccoli (massimo fino a 8) e li proteggono dal freddo e dalla neve, costruendo nidi a cupola foderati di muschio e rami e tenendoli sotto il proprio corpo; in questo modo, i parti possono avvenire in qualsiasi periodo dell'anno. I piccoli, dopo una settimana, abbandonano il luogo del parto e seguono la madre in cerca di cibo, ma vengono allattati per almeno tre mesi prima di essere autosufficienti ed essere in grado di procurarsi da soli il cibo. A poco a poco cambiano anche il manto a strisce dei primi mesi di vita con quello uniforme di setole, tipico degli adulti.

Il cinghiale presenta una struttura sociale tipicamente gregaria, in cui la femmina adulta o scrofa è l’unità fondamentale del gruppo costituito dai suoi cuccioli e da altre femmine con i piccoli legate generalmente da vincoli di parentela; a questa struttura sono estranei solo i maschi adulti con più di tre anni di età che vivono solitari oppure accompagnati da un altro maschio giovane detto “scudiero”.

I maschi giovani rimangono assieme al branco fino a circa 18 mesi di età e poi lo abbandonano per costituire piccole bande non gerarchiche. Durante la fase degli estri i maschi adulti solitari ricercano olfattivamente le femmine e solamente il vero dominante potrà unirsi al branco e coprire le femmine.

Durante il periodo dei parti le femmine gravide si separano dal branco, diventano ostili anche verso i piccoli della loro ultima figliolata e allestiscono un giaciglio, detto “lestra”, dove partorire; poi a circa due settimane dal parto il branco si ricostituisce.

In anni di normale disponibilità alimentare i cinghiali si riproducono una sola volta l’anno, ma in anni di abbondanza e con buone condizioni climatiche si possono registrare anche due stagioni riproduttive.

Il numero dei piccoli partoriti per ogni cucciolata varia in funzione di due fattori principali: età della scrofa e disponibilità alimentare. Può variare da 2 piccoli nelle scrofe giovani in normali condizioni nutrizionali, fino ad oltre 8 per scrofe adulte in ottime condizioni.

Alimentazione: L'alimentazione del cinghiale si diversifica a seconda delle zone in cui è diffuso ed in base alle stagioni. Tramite analisi compiute sul contenuto dello stomaco di esemplari dell'Europa centrale, si è osservato che i cinghiali mangiano, oltre a notevoli quantità di ghiande e faggiole, felci aquiline (Pteridium aquilinum), epilobi (Epilobium), branca orsina (Heraclum phondylium), sambuchella (Aegopodium podagraria) e piantaggine (Plantago), nonché numerose qualità di erbe e funghi. Accanto all'alimentazione vegetale, non disdegnano cibi di origine animale: carogne di lepri, caprioli o cervi, varie specie di roditori, uova e piccoli uccelli covati a terra, aironi e cormorani caduti dal nido, lucertole, serpenti, ranocchi, pesci vivi e morti, chiocciole, tutte le varietà possibili di insetti e loro larve; si cibano inoltre di granchi e di vermi e, secondo osservazioni compiute da H. B. Oloff, alcuni cinghiali sono molto abili nel cacciare i topi. Nelle zone densamente coltivate il cinghiale può arrecare gravi danni, sia per quello che divora, sia per la sua attività di scavatore.

Il cinghiale viene definito monogastrico, in quanto presenta uno stomaco caratterizzato da un unico sacco. La struttura della dentatura è un chiaro adattamento al tipo di dieta, con una funzione specifica dei vari denti: incisivi atti allo scavo, canini alla lacerazione, premolari ad una prima grossolana masticazione e infine i molari con un’ampia superficie di triturazione.

La dentatura è poco evoluta ma ugualmente specializzata, soprattutto per quanto riguarda i lunghi e taglienti canini mandibolari, due vere e proprie lame ricurve che sporgono in su per vari centimetri e vengono manovrate con un movimento del capo dal basso verso l'alto. Questi poderosi canini (i superiori si affilano continuamente su quelli inferiori) servono all'animale come arma di difesa (e di offesa) e per rimuovere il terreno durante la sua infaticabile opera di scavo effettuata a scopo alimentare.

Caccia: cacciabile. La caccia al cinghiale è sempre stata considerata un'attività cavalleresca. In passato si andava a caccia con la balestra o con il cosiddetto "pugnale dei cinghiali", che consisteva in un'asta con una punta d'acciaio a doppio taglio, dotata di un uncino lungo otto centimetri e collocato all'estremità della punta, lunga trenta.

Quest'arma serviva a colpire i cinghiali quando si precipitavano verso i cacciatori, i quali si ponevano frontalmente all'animale cercando di indirizzare il ferro in modo da colpirlo sopra lo sterno, in modo da raggiungere il cuore. Attualmente la caccia viene esercitata come selezione, nei tempi e con le modalità consentite.

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Caccia al cinghiale

Come si svolge

e cosa occorre portare con sé


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Pensare alla caccia al cinghiale porta quasi inevitabilmente ad immaginare la braccata alla toscana, anche perchè è qui tra Toscana e Lazio che il re della macchia ha visto il suo maggiore punto di irradiamento, sia come diffusione della specie verso il resto della penisola, che come cultura venatoria ad esso legata dalla notte dei tempi.

Difficile per la maggior parte dei veri cinghialai pensare ad un abbattimento di cinghiale lontano dalle poste allineate al fianco dei propri compagni di squadra in trepidante attesa dell'avvicinarsi della canizza; infatti è così che finiscono la maggior parte dei capi abbattuti durante la stagione di caccia.

Da quando però la diffusione esponenziale del cinghiale ha portato il selvatico ad appropriarsi di nuovi ambiti territoriali, per di più profondamente diversi rispetto a quelli originari, inevitabilmente anche i cacciatori, specialmente coloro che non avevano questa cultura venatoria, hanno dovuto rivisitare ed adattare alle proprie esigenze le tecniche di caccia.

La caccia in battuta al cinghiale ha le sue antiche origini nel territorio Toscano. La caccia al cinghiale viene praticata ormai in molte regioni, ma i maestri di questo tipo di caccia si trovano indubbiamente in Toscana, regione in cui questo tipo di caccia ha avuto origine.

La caccia in battuta al Cinghiale inizia col classico “raduno” dei partecipanti fissato al mattino di buon ora. I “tracciatori”, ossia coloro che hanno il compito di trovare i cinghiali ed individuarli nel bosco, scelgono la zona dove andarli a cercare; questo procedimento è abbastanza complesso, poiché richiede molta esperienza e bisogna conoscere molto bene le zone di pastura, che variano a secondo degli spostamenti che i branchi dei cinghiali fanno, in base alle loro esigenze alimentari.

Dopo la scelta del territorio di caccia, i “tracciatori” partono e vanno alla ricerca delle impronte lasciate dal cinghiale durante la pastura notturna. Spesso i segni del suo passaggio sono evidenti e l’operazione di tracciatura consiste nel rilevare le impronte presenti nella zona di battuta facendo buona attenzione che il branco dei cinghiali od il singolo selvatico non escano da tale perimetro.

Certe volte vengono presi in esame i così detti grufolati, cioè i segni che il cinghiale lascia col grifio (muso) alla ricerca delle ghiande, delle radici o dei lombrichi, a seconda della forma di detti grufolati si suppone che il cinghiale o il branco di cinghiali, si sia rimesso nelle vicinanze. Questo è solo la parte più semplice delle operazioni di tracciatura che il tracciatore comunemente fa prima di poter affermare, con una buona approssimazione, che i cinghiali sono nella zona di battuta. Ovviamente come ben saprà chi è abituato ad alzarsi di buon ora per andare a caccia tutte queste operazioni preliminari consentono solo con una buona approssimazione di prevedere la presenza dei cinghiali, ma non ne danno la certezza assoluta e può succedere anche di avere la sfortuna di non incontrare nessun Cinghiale.

A questo punto si procede al sorteggio delle poste. Ogni “postaiolo” si vedrà assegnato un numero che corrisponde alla sua posizione nel perimetro della battuta, che si intende cacciare. Ovviamente le poste sono collocate in corrispondenza dei cosiddetti “trattoi” che si individuano facilmente nel bosco. I “trattoi” non sono altro che le vie di transito dei cinghiali.

I partecipanti alla caccia in battuta al cinghiale vengono quindi accompagnati alle poste da un addetto che provvederà a posizionarli secondo il proprio numero di sorteggio. Qualora la battuta interessi un area piuttosto vasta nel perimetro non coperto dalle poste vengono posizionati i cosiddetti scaccioni o braccali, i quali hanno il compito di scacciare gli animali che intendano passare per quella direzione indirizzandoli verso la linea delle poste.

Posizionate le poste, entrano in scena gli scaccioni e i cani coadiuvati dai propri conduttori, detti canai, provvedono a scovare il cinghiale nelle “rimesse” nel folto dei roveti dove la macchia normalmente è più fitta e dove sta allestrato il cinghiale nelle ore di luce.

La fase più emozionante della battuta è l’abbaio a fermo dei cani e cioè quando il cinghiale viene scovato dai cani ma poiché normalmente è all’interno di una zona di bosco particolarmente folta non intende muoversi cosicché i segugi iniziano ad abbaiare a fermo all’animale. Normalmente i canai avvisano le poste che i cani stanno abbaiando a fermo e che siamo nell’imminenza della fuga del cinghiale e della successiva canizza. Queste due fasi possono durare alcuni minuti come alcune ore poiché il comportamento del selvatico è imprevedibile.

Tuttavia, con la numerosa partecipazione, aumentano anche le possibilità d'errore e accade spesso che per qualche distrazione o malinteso qualcosa non vada come previsto.

Inoltre già dopo poche settimane dall'apertura della caccia capita spesso che i cinghiali già insospettiti dai primi insoliti rumori e movimenti del mattino inizino a defilarsi ed abbandonare le rimesse ancor prima che la battuta abbia inizio.

Per la caccia in battuta: ovviamente necessita il regolare porto d’armi, uso caccia, provvisto del tesserino venatorio e di tutti i bollettini e assicurazione pagati regolarmente.

Si consiglia il cacciatore di equipaggiarsi con uno sgabello portatile per sedersi e un ombrello in caso di minaccia di pioggia.

Fucile e cartucce a palla per le armi a canna liscia oppure carabina a canna rigata.

La radio WHF non è indispensabile, ma sicuramente utile.

La caccia da singolo. Questi cacciatori svolgono solitamente una caccia di appostamento, più raramente alla cerca con l'ausilio di un cane.

La caccia di appostamento è la classica all'aspetto in cui è fondamentale conoscere le abitudini del selvatico e i luoghi che frequenta, in quali momenti della giornata e persino in base a quali condizioni atmosferiche segue determinati comportamenti e tragitti. Questa caccia, soprattutto nelle aziende faunistiche o nella caccia selettiva viene svolta da altana, nello stesso modo in cui si cacciano gli altri ungulati.

L'altana
viene costruita ai limiti del bosco e di solito raggiunge un'altezza di 3 o 4 metri.

L'altana è preferibile ad altri tipi di appostamento al suolo, specie in territorio libero a mio avviso per diversi motivi, si di sicurezza che di opportunità venatoria.

La presenza di un'altana è facilmente individuabile da altri cacciatori che, se corretti, si manterranno a debita distanza, sia per motivi di sicurezza che per non recare disturbo.

Il tiro effettuato da un'altana inoltre è da ritenersi più sicuro di altri, effettuandosi dall'alto verso i basso con un impatto rapido del proiettile contro il terreno.

Per quanto riguarda l'aspetto venatorio, dall'altana si hanno sicuramente maggiori garanzie di non essere visti né sentiti dai selvatici. Nella caccia all'aspetto è fondamentale giungere sul luogo di caccia con largo anticipo rispetto al presunto orario di uscita del selvatico. Per arrivare al posto dell'appostamento senza il minimo rumore è consigliabile mantenere almeno due sentieri costantemente puliti, liberi da rami o altri ingombri che potrebbero se calpestati tradire la nostra presenza. Diverse vie di accesso ci garantiranno inoltre sempre la possibilità di muoverci con il vento a favore.

Il tiro della caccia all'aspetto sarà del tutto simile a quello della caccia selettiva, quindi fondamentale è la valutazione della distanza che si separa dal bersaglio, magari attraverso l'uso di un telemetro e tenere in considerazione l'uso di ottiche di puntamento idonee a tiri effettuati in condizioni di semioscurità in cui i selvatici sono soliti muoversi.

La caccia da singolo con l'ausilio del cane invece, può considerarsi una caccia alla cerca. Intendiamoci cercare davvero un cinghiale da soli, non significa imbattersi in un cinghiale, magari anche nel corso di altri tipi di caccia.

Cacciare un cinghiale significa sempre svolgere un lavoro di tracciatura e in questo caso avvalendosi di un cane da seguita o un limiere tenuto a guinzaglio. (un jagterrier o un bassotto sono ideali, ma ci si può servire anche di altre razze).

Occorre un cane estremamente collegato al conduttore, che dia la possibilità al cacciatore di tirare a fermo o almeno di posizionarsi sulla probabile via di fuga dell'animale dopo la levata.

All'inizio della caccia si deve procedere sempre cercando la passata notturna dei selvatici, in cui il silenzio e la conoscenza profonda del territorio saranno i principali alleati.


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Fonti:
lamiaterradisiena.it - fulgionegroup.com - ittiofauna.org - cacciaungulati.it - all4shooters.com
 
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