Mi rimproveravi perché ero dislessico. Guarda, maestro, chi sono diventato

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Danny Daniell
view post Posted on 29/1/2016, 10:49     +1   -1




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Il suo nome è Anthony Hamilton, vive ad Hayward, in California ed è uno scrittore di successo. Tra i suoi libri più famosi "The Autobiography of Strong Child". Sul sito Ozy, Hamilton ha voluto aprire la scatola dei ricordi: quando era piccolo, soffriva di dislessia, il disturbo dell'apprendimento che rende i bambini incapaci di leggere bene. Un giorno, in classe, uno dei suoi professori decise di deriderlo pubblicamente davanti ai compagni di scuola. Dopo molto tempo, quel professore e il suo ex alunno si rincontrano di nuovo: uno scambio di parole fortuito in un bar, ad anni di distanza da quello sconveniente rimprovero:

“Da piccolo non mi è stata mai insegnata l’importanza dell’educazione, figuriamoci come usare un aggettivo. Non ho mai pensato che la scuola fosse il biglietto da visita per il futuro. La vera scuola, per me, non era fatta di compiti in classe. Non riuscivo a formulare verbalmente ciò che sentivo dentro e questo mi innervosiva. Quando toccava a me leggere, volevo sempre nascondermi. Ero sempre pronto a vomitare. Piangevo costantemente, ma senza darlo a vedere: le mie lacrime cadevano dentro di me. Avevo 13 anni, e già mi odiavo per come ero”.
Durante il suo racconto, Anthony collega la paura di mostrarsi al mondo a una persona precisa, il suo professore di inglese:

"Il mio insegnante d’inglese, il Sig. Creech, era al centro del mio incubo. Lo sapeva che non ero in grado di leggere. E decise di rivelare il mio segreto. Un giorno mi disse: “Anthony”- diceva- “perché non ci leggi il prossimo paragrafo?” Non sapevo nemmeno cosa volesse dire “paragrafo”. Avrei voluto provare a decifrare quello che c’era di fronte a me. Ma il solo suono della mia voce faceva ridere tutti gli altri."
Il rapporto di Anthony con la scuola lo porta a essere riluttante e, all'inizio, ad arrendersi. Sulle pagine di Ozy, si racconta così:

“Per anni ho soffocato dentro di me tutte le mie inadeguatezze, cercando di combatterle una dopo l’altra. Ma sapendo da dove proveniva tutto quel disagio, ero riluttante. Era un circolo da cui non sarei uscito molto facilmente. Come ho fatto a superare tutto questo?”.
Gli anni passano, la scuola finisce, Anthony non è più un bambino ma un uomo. In un viaggio di ritorno nella sua terra natale, il Texas, lo scrittore incontra di nuovo il professore che molti anni prima lo rimproverò sui banchi di scuola:

“All'età di 41 anni sono tornato in Texas. Per la strada, il mio migliore amico propose di fermarsi a prendere qualcosa in un bar. Mi sono seduto e ho notato una persona nella sala per fumatori. Era il Sig. Creech, che stava comprando da bere. Sono corso verso di lui con le mani in tasca per offrirgli da bere: “Ti conosco?”- mi chiese-. Io risposi: “Si, lei mi conosce. Mi chiamo Anthony Hamilton, frequentavo la classe quarta."
I ricordi di Hamilton proseguono:

L’espressione sul suo volto mi fece capire che si ricordava di me, “il ragazzo che provava vergogna”. “Sono contento di averti visto”- gli dissi. Poi continuai: “Sig. Creech, voglio condividere con lei una bella notizia. Non solo ho imparato a leggere. C’è di più: sono diventato uno scrittore e un oratore motivazionale. Gli chiesi di farmi un favore, mi chiese di cosa si trattasse: “La prossima volta che avrà in classe un altro Anthony Hamilton, gli insegni a leggere”.
Concludendo il racconto della sua esperienza, Hamilton parla del suo disturbo e del senso che ha oggi la scrittura nella sua vita:

“Gli esperti dicono che quello che provavo aveva un nome: dislessia. Ma vi assicuro che c’era dell’altro. Si trattava della mancanza di desiderio per l'educazione. Ora questa cosa non mi appartiene più: adesso ho fame di verbi e aggettivi, sinonimi e paragrafi. Sono io l’autore della mia stessa vita. Scrivo per restituire qualcosa: al ragazzo seduto in classe nel college qui ad Hayvard, in California, che sta leggendo il mio libro, per l’insegnante che ha inserito il mio libro nel programma scolastico e per tutte quelle persone che hanno parlato con me, mi hanno umiliato, e hanno trovato un senso alle parole che ho scritto”.


huffingtonpost


Edited by francesina63 - 21/4/2018, 17:54
 
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