San Rocco

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view post Posted on 16/8/2016, 14:30     +1   -1
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16 Agosto - San Rocco

Patrono degli Invalidi

Notizie Biografiche


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San Rocco è nato a Montpellier capoluogo della Linguadoca in Francia, nel XIV° secolo, fra il 1345 e il 1350. Vive in un mondo segnato dal flagello della peste (in due anni muoiono in Europa 20 milioni di persone) e nel quale la Chiesa attraversa un grande momento di crisi, ed è morto a Voghera fra il 1376 ed il 1379 molto giovane a non più di trentadue anni di età.

Secondo tutte le biografie i genitori Jean e Libère De La Croix erano una coppia di esemplari virtù cristiane, ricchi e benestanti ma dediti ad opere di carità. Rattristati dalla mancanza di un figlio rivolsero continue preghiere alla Vergine Maria dell’antica Chiesa di Notre-Dame des Tables fino ad ottenere la grazia richiesta. Secondo la pia devozione il neonato, a cui fu dato il nome di Rocco (da Rog o Rotch), nacque con una croce vermiglia impressa sul petto. Intorno ai vent’anni di età perse entrambi i genitori e decise di seguire Cristo fino in fondo: vendette tutti i suoi beni, si affiliò al Terz’ordine francescano e, indossato l’abito del pellegrino, fece voto di recarsi a Roma a pregare sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo. Bastone, mantello, cappello, borraccia e conchiglia sono i suoi ornamenti; la preghiera e la carità la sua forza. Partì senza armi perché i pellegrini erano uomini di pace e viaggiavano disarmati. Il suo viaggio durò due anni, perché ogni volta che arrivava in una città si fermava per conoscere, aiutare la gente e pregare.

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Dalla Francia all'Italia

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Non è possibile ricostruire il percorso prescelto per arrivare dalla Francia nel nostro Paese: forse attraverso le Alpi per poi dirigersi verso l’Emilia e l’Umbria, o lungo la Costa Azzurra per scendere dalla Liguria il litorale tirrenico. Certo è che nel luglio 1367 era ad Acquapendente, una cittadina in provincia di Viterbo, dove ignorando i consigli della gente in fuga per la peste, il nostro Santo chiese di prestare servizio nel locale ospedale mettendosi al servizio di tutti. Tracciando il segno di croce sui malati, invocando la Trinità di Dio per la guarigione degli appestati, San Rocco diventò lo strumento di Dio per operare miracolose guarigioni. Ad Acquapendente San Rocco si fermò per circa tre mesi fino al diradarsi dell’epidemia, per poi dirigersi verso l’Emilia Romagna dove il morbo infuriava con maggiore violenza, al fine di poter prestare il proprio soccorso alle sventurate vittime della peste.

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Il miracolo di Roma

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L’arrivo a Roma è databile fra il 1367 e l’inizio del 1368, quando Papa Urbano V è da poco ritornato da Avignone. È del tutto probabile che il nostro Santo si sia recato all’ospedale del Santo Spirito, ed è qui che sarebbe avvenuto il più famoso miracolo di San Rocco: la guarigione di un cardinale, liberato dalla peste dopo aver tracciato sulla sua fronte il segno di Croce. Fu proprio questo cardinale a presentare San Rocco al pontefice: l’incontro con il Papa fu il momento culminante del soggiorno romano di San Rocco. La partenza da Roma avvenne tra il 1370 ed il 1371. Varie tradizioni segnalano la presenza del Santo a Rimini, Forlì, Cesena, Parma, Bologna.

Certo è che nel luglio 1371 è a Piacenza presso l’ospedale di Nostra Signora di Betlemme. Qui proseguì la sua opera di conforto e di assistenza ai malati, finché scoprì di essere stato colpito dalla peste. Di sua iniziativa si allontanò dalla città ma si dice anche che tormentato da un dolorosissimo bubbone all’inguine, non solo non trovò nessuno disposto a curarlo, ma addirittura si ritrovò cacciato dagli altri ammalati, stanchi dei suoi lamenti, e si rifugiò in un bosco vicino Sarmato, in una capanna vicino al fiume Trebbia.

Qui un cane lo trovò e lo salvò dalla morte per fame portandogli ogni giorno un tozzo di pane. Il padrone del cane, Patrizio Gottardo Pallastrelli signore del castello di Sarmato, incuriosito dal suo comportamento, lo seguì e così lo conobbe e ne diventò poi il suo unico discepolo.

Soccorso e curato dal nobile signore, Rocco riprese il suo cammino. Gottardo voleva seguirlo nella vita di penitenza ma Rocco glielo sconsigliò. Nonostante ciò, talmente commosso alla vista di quel mendico e affascinato dalle sue parole, cedette anch'egli ai poveri il suo patrimonio e si ritirò da pellegrino in quella capanna. Gottardo divenne il primo biografo del santo pellegrino e (secondo la tradizione) ne dipinse il primo ritratto, tuttora visibile, affrescato nella chiesa di Sant'Anna di Piacenza. Tuttavia il più antico simulacro che lo raffigura sembra proprio essere la statuetta ora conservata a Grenoble (Francia).

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In prigione a Voghera

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La Provvidenza non permise che il giovane pellegrino morisse di peste perché doveva curare e lenire le sofferenze del suo popolo. Intanto in tutti i posti dove Rocco era passato e aveva guarito col segno di croce, il suo nome diventò famoso. Tutti raccontarono del giovane pellegrino che portava la carità di Cristo e la potenza miracolosa di Dio.

Dopo la guarigione San Rocco riprese il viaggio per tornare in patria. Le antiche ipotesi che riguardano gli ultimi anni della vita del Santo non sono verificabili. La leggenda ritiene che San Rocco sia morto a Montpellier, dove era ritornato o ad Angera sul Lago Maggiore. È invece certo che si sia trovato, sulla via del ritorno a casa, implicato nelle complicate vicende politiche del tempo: San Rocco è arrestato come persona sospetta e condotto a Voghera davanti al governatore. Interrogato, per adempiere il voto non volle rivelare il suo nome dicendo solo di essere “un umile servitore di Gesù Cristo”. Gettato in prigione, vi trascorse cinque anni, vivendo questa nuova dura prova come un “purgatorio” per l’espiazione dei peccati.

Quando la morte era ormai vicina, chiese al carceriere di condurgli un sacerdote; si verificarono allora alcuni eventi prodigiosi, che indussero i presenti ad avvisare il Governatore. Le voci si sparsero in fretta, ma quando la porta della cella venne riaperta, San Rocco era già morto: era il 16 agosto di un anno compreso tra il 1376 ed il 1379.

Solo dopo la sua morte, grazie ad una voglia sulla pelle, si accorsero che era figlio di un grande personaggio francese e di una nobildonna lombarda. Per possedere le sue reliquie e godere dei favori della sua protezione, non si farà scrupolo di trafugare il corpo del Santo dalla chiesa di Voghera e portarle a Venezia dove è presente anche una pinacoteca, cioè una raccolta di quadri che hanno per soggetto il Santo. In seguito, una reliquia del santo verrà donata a Montpellier. In Italia quasi 60 località portano il suo nome e a lui sono dedicate oltre tremila tra chiese, oratori e luoghi di culto.

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Patrono degli appestati

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Prima di spirare, il Santo aveva ottenuto da Dio il dono di diventare l’intercessore di tutti i malati di peste che avessero invocato il suo nome, nome che venne scoperto dall’anziana madre del Governatore o dalla sua nutrice, che dal particolare della croce vermiglia sul petto, riconobbe in lui il Rocco di Montpellier.

San Rocco fu sepolto con tutti gli onori. Sulla sua tomba a Voghera cominciò subito a fiorire il culto al giovane Rocco, pellegrino di Montpellier, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri. Il Concilio di Costanza nel 1414 lo invocò santo per la liberazione dall'epidemia di peste ivi propagatasi durante i lavori conciliari.

La notizia delle guarigioni miracolose dalla peste effettuate in vita e quelle dovute alla sua intercessione dopo la morte accrescono il culto del santo, che viene invocato come protettore contro la peste e le piaghe e come patrono degli invalidi.

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La canonizzazione

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La scarsa storiografia su San Rocco si estende anche alla sua canonizzazione. Non solo non si conosce con esattezza la data ma addirittura c'è ancora oggi chi nega che ci sia stata per il Santo una vera e propria elevazione alla gloria degli altari.

L'ipotesi più credibile è che sia avvenuta per opera del Concilio di Costanza nel 1414, durante il quale, secondo la tradizione, la cittadina fu colpita dalla pestilenza e mentre i Padri conciliari stavano discutendo se convenisse lasciare la città, un giovane cardinale propose in assemblea come unica soluzione il ricorso ad un uomo di Dio, San Rocco.

La proposta fu accolta e dopo aver portato in processione per la città l'immagine del Santo, la città fu in breve tempo liberata dal morbo. Fu quella, quindi, una canonizzazione avvenuta per acclamazione di popolo e ufficialmente riconosciuta dal concilio. La prima ufficializzazione del culto di San Rocco è comunque avvenuta in un periodo tribolato per la Chiesa, il cosiddetto scisma d'Occidente, con più papi eletti contemporaneamente al soglio pontificio, il primo fra i quali, Papa Gregorio XIII ne fissò la sua festa al 16 agosto.

Infine, Papa Urbano VIII approvò solennemente il suo culto nel 1629 e la Congregazione dei riti concesse un ufficio e una messa proprie alle chiese costruite in onore del Santo. Nel 1694, Papa Innocenzo XII prescrisse ai francescani di celebrarlo con il rito doppio maggiore. Così la gerarchia ecclesiastica seguì l'entusiasmo espresso dai fedeli nei confronti di Rocco diventato santo grazie ai suoi miracoli piuttosto che al favore del clero.

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Diffusione del culto

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Come citato, venne ricordato con Ufficiatura Liturgica propria quale appartenente ai Terziari francescani, anche se alcune non ancora provate tesi sulla sua "francescanità" pare affermino che essa sia dovuta all'azione dei religiosi francescani, appunto, che ne diffusero il culto sia su richiesta della Corte del Regno delle Due Sicilie (alcuni Borboni furono guariti per sua intercessione) che per mandato di Pontefici provenienti dall'Ordine dei Minori.

Nella zona di Montpellier il suo culto arrivò dopo (la prima processione rilevante in suo onore fu celebrata nel 1505), per propagazione dal nord della Francia dove era stato diffuso a seguito dello zelo della famiglia di commercianti germanico-veneziani Imhoff. Ivi chi fu maggiormente investito di far conoscere questa carismatica figura di santità furono:

i Domenicani (la prima cappella dedicatagli fu eretta nel convento cosiddetto "dei Giacobini", casa domenicana del centro storico di Montpellier, tuttora attiva)

i Trinitari (la casa religiosa più importante della zona era quella di Arles, dove si custodivano le reliquie di san Rocco di Autun, in seguito fu aperta quella di Montpellier dove la famiglia De Castries fece giungere la reliquia - tuttora conservata e venerata - di una tibia di san Rocco di Montpellier, appunto); questi religiosi guidavano la processione che la sera del 15 agosto si recava dinanzi alla casa del santo per cantarvi l'inno Ave Roche; dopo le soppressioni la loro chiesa fu riconsacrata nel 1830 come santuario - tuttora esistente - del santo

i Francescani, come indicano chiaramente ad esempio le "Fonti Francescane", che sono una preziosa raccolta di documenti sulla storia del francescanesimo in generale, che riportano tutta la documentazione coeva a San Francesco ed oltre, proprio relativamente alla diffusione del suo Ordine da poco approvato, e che in Francia, così come in tantissime altre nazioni, avrà una diffusione capillare.[19]

Le confraternite intitolate a San Rocco (a cominciare dall'Arciconfraternita Scuola Grande di Venezia, che ne custodisce il corpo), iniziarono ad essere istituite dalla seconda metà del '400 e si occuparono tra l'altro anche della sepoltura dei cadaveri abbandonati durante le epidemie. Quella di Roma dal 1556 ha il titolo di Arciconfraternita (decreto di Papa Paolo IV) con la facoltà di aggregare altre confraternite omonime. Nella sua chiesa, per volontà di Papa Clemente VIII, dal 1575 è custodita l'Insigne Reliquia di una porzione d'osso del braccio destro di San Rocco, reliquia oggi pellegrina al pari di altre reliquie conservate in altre località e che vengono recate, su richiesta, presso le comunità che venerano San Rocco ed intendono onorarne i resti.

La principale reliquia insigne di san Rocco resta quella custodita nella chiesa parrocchiale di San Rocco di Voghera, che ne custodì il corpo fino alla fine del '400 quando fu portato a Venezia. Voghera rimane comunque il centro da cui si sviluppò il culto del santo pellegrino di Montpellier, la cui celebrazione è attestata a partire dalla fine del '300 (il primo e più antico documento al mondo, attualmente disponibile, in cui se ne parli, è lo statuto comunale vogherese di quel tempo).

A Genova nel 1467 in località Lo Vigo, in quel d'Albaro, zona di lussureggianti vigneti in seguito chiamata Vernazza, gli abitanti vedono avvicinarsi alle loro case il tremendo morbo della peste e riuniti in preghiera fanno un voto a San Rocco affinché li salvi dalla dilagante epidemia. La loro preghiera è ascoltata: nella zona di Vigo tutti i suoi abitanti sono risparmiati dalla grande pestilenza, questi con un atto d'amore e riconoscenza pongono presto la prima pietra di un pilone votivo a Lui consacrato. L'anno successivo come si può leggere su di un atto notarile, un benestante abitante della zona d'Albaro concede una sua casa diroccata ed il terreno adiacente nelle immediate vicinanze del pilone votivo, affinché si edifichi al più presto un Oratorio votivo in onore di San Rocco. Qui il 29 giugno 1468 nasce il primo gruppo dei Confratelli di San Rocco che daranno poi origine all'Arciconfraternita San Rocco di Vernazza Morte e Orazione di Genova. [1]

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Iconografia

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Numerosissime sono le sue raffigurazioni, da quelle più semplici e popolari fino a quelle dei grandi maestri dell'arte. In esse il santo viene presentato in abito da pellegrino, con una serie di caratteristiche e simboli che si ripetono in modo più o meno costante e che comunque permettono di riconoscerlo abbastanza agevolmente e prontamente anche quando non ci sono altri dati che permettono di individuare chi è raffigurato sul simulacro di cui si tratta:

Il vestito caratteristico del pellegrino: consistente in tabarro (mantello a 360°) e relativo tabarrino (mantellina di dimensioni ridotte, posta sopra il lungo tabarro vero e proprio, con funzione protettiva del tronco e delle spalle, specie quando si trasportava bagaglio ecc.) che da lui ha poi preso il nome (sanrocchino), un cappello a larga tesa, un bastone, una zucca per contenere l'acqua (spesso appesa al bastone), conchiglie (da usarsi per attingere appunto l'acqua) fissate, a seconda dell'immagine, sul mantello o sul cappello oppure appese a mo' di collana, bisaccia a tracolla, in alcuni casi pure una piccola fiaschetta attaccata alla cintola (nella rappresentazione dell'artista, sarebbe il contenitore del medicamento recato con sé da questo ex studente di medicina presso la prestigiosa Facoltà della sua città natale) e nelle mani la "lancette" ossia il piccolo bisturi che si iniziava ad usare all'epoca per incidere i bubboni, favorendo la fuoriuscita del pus;

Alcuni artisti mettono anche la corona del Rosario: (in effetti il santo era molto devoto della Madonna "delle Tavole", tuttora venerata nella sua città natale, e questa raffigurazione mariana appare anche in qualche icona rocchiana); qualcuno, pure, sostituisce la cintura ai fianchi con un cordone francescano; esiste addirittura qualche rara raffigurazione che lo presenta rivestito dello scapolare trinitario;

Segni della peste: l'elemento distintivo per eccellenza è una piaga, solitamente sulla coscia, ma gli "addetti ai lavori" (di solito i medici) fanno notare che anche le mani e gli arti vengono raffigurati con le deformazioni derivanti dai postumi del contagio. La lesione ha solitamente la forma di una piaga verticale, lineare ed ovale e somiglia alla ferita provocata da una freccia (simbolo della peste) oppure all'incisione che il chirurgo praticava per cercare di porvi rimedio. Alcuni artisti aggiungono perfino gocce di sangue mentre in tempi moderni il realismo si attenua e la piaga è nascosta da una benda.[20]

Croce rossa sugli abiti, sul lato del cuore: per indicare l'angioma a forma di croce che egli aveva sul petto dalla nascita e che costituirà l'elemento in base al quale verrà riconosciuto (da suo zio materno Bartolomeo) quando dopo il decesso sarà preparato per la sepoltura;

L'angelo: (che fu il primo "elemento" a comparire nelle più antiche immagini rocchiane), ossia il messaggero di Dio che conforta Rocco durante la malattia, gli annuncia la guarigione, lo avverte di prepararsi alla morte e di chiedere al Signore una grazia e la manifesta dopo il decesso del pellegrino, facendo trovare la tavoletta che reca: "Chi invocherà il mio servo sarà guarito";

Il cane: soprattutto a partire da Quattro e Cinquecento compare anche questo animale, talvolta raffigurato mentre lecca le piaghe dell'appestato ma il più delle volte è accucciato ai suoi piedi e reca in bocca il tozzo di pane sottratto alla mensa di Gottardo Pallastrelli, con cui avrebbe provvidenzialmente nutrito il santo durante la malattia. La frequente associazione tra San Rocco e il cane ha dato origine in francese alla parola roquet per indicare un bastardino.

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Spiritualità

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La santità di Rocco si sviluppa autonomamente rispetto alla Chiesa, che occupa un posto marginale nella sua esistenza; si parla dunque di "individualismo religioso". Rocco è un laico che riceve una buona istruzione elementare e prosegue con le proprie attitudini. Gli accenni a pratiche sacramentali reperibili nella sua biografia sono assai rari: l'incontro con il papa, che gli concesse l'indulgenza plenaria, grazie alla frequentazione per tre anni di un cardinale che il Santo guarì a Roma; le visite di un sacerdote, durante il periodo di prigionia, a cui si confessò e si comunicò.

Sebbene i testi agiografici e le immagini di San Rocco non trasmettono un messaggio anticlericale o eretico, altrimenti non avrebbero goduto del successo che registrarono nella cristianità del Quattrocento e Cinquecento, sebbene non ci sia traccia di critiche agli abusi del Clero né alcuna allusione alle difficoltà affrontate dall'istituzione ecclesiastica né alla loro insufficienza nel prestare conforto agli appestati tramite la preghiera, quello che caratterizza San Rocco è un percorso puramente individuale e discreto, durante il quale, il rapporto con il sovrannaturale lo colloca al di fuori di qualsiasi mediazione clericale e gli assegna il dono divino di guarire gli appestati con il segno della croce e convertire con il suo esempio di carità, povertà e servizio ai malati.


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Fonti:
famigliacristiana.it - enrosadira.it


Edited by francesina63 - 10/9/2017, 15:13
 
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