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Domande e Risposte
sul Nuovo Coronavirus
Donazione Sangue
e Trasfusioni
1. Quali misure di prevenzione sono state introdotte verso i donatori di sangue per questo virus a livello nazionale?
Il Centro nazionale sangue ha disposto misure specifiche volte all’applicazione, da parte dei sanitari, dei criteri di sospensione temporanea dei donatori provenienti dalle aree interessate.
2. Sono un donatore di sangue. Come mi devo comportare?
Il sangue si può donare solo se si è in buone condizioni di salute, quindi anche un semplice raffreddore o mal di gola, senza alcun collegamento al Coronavirus, sarebbe causa di esclusione temporanea.
Prima di recarti a donare contatta il Centro trasfusionale o l'Associazione di riferimento e verifica direttamente la possibilità di prenotare la donazione
Ricorda che è bene aspettare almeno 14 giorni prima di andare a donare se:
- sei rientrato di recente da un viaggio da qualsiasi territorio internazionale, ivi inclusa la Repubblica Popolare Cinese, o anche per spostamenti in ambito nazionale
- pensi di essere stato esposto al rischio di infezione da Coronavirus per contatto con una persona con infezione documentata da coronavirus o hai dovuto rispettare l’obbligo dell’isolamento domiciliare fiduciario e, in tal caso, sarai riammesso alla donazione in assenza di altre condizioni che possono prolungare l'isolamento
- hai avuto comparsa di sintomatologia compatibile con infezione da SARS-CoV-2 o hai effettuato la terapia per l’infezione da SARS-CoV-2 per infezione documentata. In tal caso sarai riammesso alla donazione solo dopo documentata guarigione (negatività test Covid 19 ripetuto a distanza di 24 ore).
Quando vai a donare avverti sempre il medico selezionatore dei tuoi spostamenti.
Comunica, inoltre, se ti è stata diagnosticata l'infezione o se hai avuto sintomi associabili a quelli causati dal Coronavirus (febbre, tosse, difficoltà respiratorie) anche quando i sintomi in questione siano già stati risolti a seguito, o meno, di una terapia; il medico addetto alla selezione, che ti visiterà, potrà decidere di sospenderti temporaneamente dalla donazione.
Se hai già donato, ricordati di contattare il tuo Servizio Trasfusionale in caso di comparsa di sintomi associabili a quelli causati dal Coronavirus.
3. Ci sono limitazioni agli spostamenti per chi va a donare il sangue, il plasma o le piastrine?
La donazione del sangue e degli emocomponenti è considerata inclusa tra le motivazioni di "assoluta urgenza”, e sono quindi consentiti gli spostamenti dei donatori che si recano presso le sedi di raccolta pubbliche e associative.
Una specifica circolare del Ministero della Salute ricorda anche che, analogamente, è necessario consentire gli spostamenti del personale associativo presso le unità di raccolta.
Sono state fornite dal Centro Nazionale Sangue anche specifiche raccomandazioni per evitare l’aggregazione dei donatori nei locali di attesa, richiamando l'obbligo del mantenimento della distanza interpersonale di almeno 1 metro e raccomandando la prenotazione on line da parte dei donatori al fine di favorire la continuità dell'attività di raccolta di sangue ed emocomponenti. Il Centro nazionale sangue con l'appello "Si può donare in sicurezza" invitata a continuare ad andare a donare sangue.
Donazione e trapianto
di organi,
tessuti e cellule
1. Quali misure di prevenzione sono state adottate per la donazione di organi e tessuti?
Il Centro Nazionale Trapianti ha disposto sin dai primi giorni dell’emergenza il rafforzamento della sorveglianza infettivologica per evitare la trasmissione del nuovo Coronavirus da donatore a ricevente. Ad oggi, le indicazioni prevedono di eseguire test specifici (come la ricerca del virus nel broncolavaggio alveolare) su tutti i donatori deceduti segnalati nelle rianimazioni e terapie intensive del nostro Paese.
Anche l’attività di donazione e trapianto da vivente continua ad essere operativa; per questa tipologia di donazione è stata disposta la ricerca del SARS-CoV-2 su tampone oro-faringeo o rino-faringeo da eseguire nei 7 giorni prima del prelievo dell'organo.
In particolare:
Nei riceventi asintomatici il tampone per la ricerca di SARS-CoV-2 sulle secrezioni respiratorie è suggerito, in via precauzionale, entro 72 ore dalla data prevista del trapianto di organo da donatore vivente. Per i riceventi in attesa di trapianto di organo da donatore deceduto, asintomatici o per i quali si possa escludere contatti con soggetti affetti da COVID19, la decisione sull’esecuzione del tampone per la ricerca di SARS-CoV-2 sulle secrezioni respiratorie è lasciata al curante. Per tutti i riceventi, sintomatici o paucisintomatici per COVID-19 o che abbiamo avuto contatti con soggetti positivi per SARS-CoV-2, è necessario effettuare il tampone rinofaringeo per la ricerca di SARS-CoV-2 sulle secrezioni respiratorie prima del trapianto.
2. Come si deve comportare chi ha ricevuto un trapianto?
In aggiunta alle "Raccomandazioni per la prevenzione", il CNT raccomanda di adottare comportamenti simili a quelli consigliati nelle fasi precoci del post-trapianto e di evitare luoghi di grande assembramento di persone (qualora questo non fosse possibile, utilizzare dispositivi di protezione come le mascherine). Il paziente trapiantato può sempre fare riferimento al centro che lo ha in cura e rivolgersi al proprio medico in caso di necessità.
3. Le donazioni di cellule staminali emopoietiche sono sospese?
No. le donazioni non si fermano durante l'emergenza Coronavirus. Se si è già iscritti al Registro IBMDR e si è stati selezionati per passare ai successivi screening, i centri hanno organizzato un percorso protetto per i donatori di midollo osseo, separato dalle zone dedicate alla cura dei pazienti Covid. Quindi, si può andare in ospedale in tutta sicurezza. Anche chi vuole iscriversi al Registro IBMDR e risponde ai primi requisiti necessari (avere un'età compresa tra i 18 e i 35 anni, pesare più di 50 kg ed essere in buona salute) lo può fare. Si ricorda che sono attivi dei servizi di pre-registrazione online e che quando si verrà chiamati in ospedale per il prelievo di sangue (necessario per ricavare il profilo genetico) sono stati previsti dei percorsi protetti all'interno delle strutture ospedaliere. Per approfondire, si può consultare la pagina del Registro IBMDR. Ovviamente, il donatore (sia volontario, iscritto al Registro IBMDR, che familiare) che risulti positivo al Covid-19 in seguito a tampone non può procedere al prelievo di cellule staminali emopoietiche.
4. Quali tutele per i pazienti in attesa di ricevere un trapianto di cellule staminali emopoietiche?
Su tutti i pazienti in attesa di un trapianto (autologo e allogenico), anche se asintomatici, viene eseguito il tampone rinofaringeo per la ricerca di SARS‐CoV‐2 sulle secrezioni respiratorie entro le 72 ore prima dell'inizio del regime di condizionamento (procedura necessaria al trapianto).
5. Cosa devono sapere sull'emergenza Covid-19 pazienti, operatori sanitari e cittadini?
Il Centro Nazionale trapianti ha elaborato una pagina in costante aggiornamento dove si possono trovare notizie e informazioni utili su Coronavirus e trapianti
Malattie rare
1. Ho una malattia rara, sono più a rischio di contrarre il virus da COVID -19?
Non tutte le malattie rare presentano condizioni cliniche che aumentano il rischio di contrarre il virus o una maggiore probabilità di andare incontro a un decorso clinico più grave rispetto al resto della popolazione.
Ci sono però alcuni gruppi di malati rari che presentano un rischio aumentato, in particolare, i bambini e adulti con deficit immunitari, disabilità neuromotoria, patologie respiratorie croniche, cardiopatie, con malattie ematologiche, con patologie metaboliche ereditarie a rischio di scompenso acuto o portatori di dispositivi medici, i malati oncologici o onco-ematologici, per le quali il Ministero della Salute, su iniziativa del Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile, ha redatto le Raccomandazioni, in relazione all'emergenza da COVID-19.
2. Non riesco contattare il mio medico di riferimento, chi posso contattare?
In presenza di quesiti strettamente correlati a specifiche malattie rare, si consiglia di contattare telefonicamente il proprio medico specialista di riferimento o in alternativa, qualora non sia reperibile, i punti informativi regionali dedicati alle malattie rare. L’Istituto Superiore di Sanità, e in particolare il Centro Nazionale Malattie Rare rimane vicino ai malati rari e alle loro famiglie, ed è disponibile ad accogliere tutte le richieste attraverso il Telefono Verde Malattie Rare 800 89 69 49 – [email protected] – email dedicata a persone sorde [email protected]. Il servizio di counseling telefonico attivo dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00.
Persone con tumori
e malattie croniche
1. Quali servizi sono a disposizione per le persone fragili?
Sul territorio sono disponibili:
Il servizio di consegna dei farmaci a domicilio: può contattare il numero verde 800 06 55 10 (attivo h24, 7 giorni su 7), che a sua volta contatta il comitato della Croce rossa più vicino. I volontari, riconoscibili in uniforme, ritirano la ricetta presso lo studio medico o acquisiscono il numero NRE e il codice fiscale del destinatario e si recano in farmacia. I medicinali vengono poi consegnati in busta chiusa all’utente, che provvede a corrispondere l’eventuale costo del medicinale anticipato al farmacista dai volontari. Il servizio è completamente gratuito. Attraverso la consegna a domicilio è inoltre possibile richiedere lo scontrino fiscale da utilizzare per le detrazioni fiscali.
Il servizio di spesa a domicilio: a favore degli anziani soli e delle persone immunodepresse. È sufficiente anche in questo caso contattare il numero verde 800 06 55 10.
Gli operatori rispondono anche per informazioni sui comportamenti corretti da rispettare e l’iter da seguire in caso di contatto stretto con soggetti positivi. Le richieste prevedono l’intervento dei medici per una prima assistenza telefonica e per l’attivazione delle strutture ospedaliere. È disponibile un servizio di supporto psicologico per affrontare le emozioni durante il momento difficile di questa emergenza.
2. Cosa è stato fatto per le persone con malattie renali?
La Fondazione italiana del rene (Fir), in collaborazione con la Società italiana di nefrologia (Sin) e il patrocinio del Centro nazionale trapianti, ha attivato il numero verde 800 822 515, per rispondere alle domande e ai dubbi dei pazienti nefropatici sull’emergenza coronavirus (come devono proteggersi e cosa fare in presenza di sintomi sospetti).
3. Le persone con neoplasie sono a maggior rischio di contrarre COVID-19?
Anche se i dati attualmente disponibili sono estremamente limitati, sembra che tali pazienti presentino un maggior rischio di contrarre l’infezione e possano andare incontro ad una forma più severa della malattia. Il documento Raccomandazioni per la gestione dei pazienti oncologici e onco-ematologici in corso di emergenza da COVID-19 fornisce indicazioni sia per i pazienti che hanno completato il percorso terapeutico sia per i pazienti ancora in trattamento.
4. Quali sono i consigli per le persone con neoplasie?
Ai pazienti oncologici si raccomanda di:
- osservare un’accurata e frequente igiene delle mani
- evitare, ove possibile, luoghi affollati
- indossare la mascherina chirurgica fuori dal domicilio, in particolare quando si rende necessario recarsi in ospedale per visite, esami e/o trattamenti
- ridurre al minimo, per quanto possibile, il tempo trascorso in strutture ospedaliere, favorendo le consultazioni a distanza nel caso si presenti una sintomatologia che possa far sospettare di aver contratto l’infezione da Covid-19, si raccomanda di contattare telefonicamente il proprio medico curante e/o lo specialista che valuterà se apportare eventuali modifiche al trattamento
- le terapie in corso non devono mai essere sospese autonomamente.
5. Le persone con neoplasie possono recarsi al lavoro?
Si, è possibile recarsi al lavoro ma si raccomanda che venga garantita una distanza sociale di almeno un metro.
6. Cosa prevede il Decreto Legge 17 marzo 2020?
Il DL 17 marzo 2020 per i lavoratori pubblici o privati con patologie oncologiche o sottoposti a terapie salvavita, con disabilità grave, o immunodepressi, se in possesso di idonea certificazione prevede:
- il diritto a svolgere la prestazione di lavoro in modalità agile a condizione che tale modalità sia compatibile con le caratteristiche della prestazione
- estensione dei giorni di permesso retribuito ex lege 104/1992 da 12 a 18 giorni complessivi fruibili a scelta nei mesi di marzo o aprile 2020 la possibilità di assentarsi dal lavoro fino al 30 aprile 2020.
- L'assenza dal servizio sarà equiparata al ricovero ospedaliero.
- Per ulteriori quesiti e richieste di chiarimenti su aspetti normativi o procedimentali o richieste di informazioni relative a servizi su singole pratiche è possibile consultare il sito dell’INPS alla pagina dedicata: Inps risponde
7. Le persone immunodepresse sono più a rischio di contrarre l'infezione da COVID-19?
Sì, i soggetti affetti da immunodeficienze (congenite o secondarie, riceventi un trapianto di organo solido o cellule staminali emopoietiche, affetti da malattie autoimmuni in trattamento con farmaci ad azione immuno-soppressiva), così come quelli affetti da patologie oncologiche o onco-ematologiche, sono soggetti particolarmente a rischio in caso d'infezione da virus respiratori, sia per quanto riguarda la morbilità (sviluppo di quadri d'infezione gravi, inclusi polmonite e rischio di insufficienza respiratoria) che la mortalità.
8. Quali sono le raccomandazioni per le persone immunodepresse?
Le raccomandazioni elencate di seguito vanno considerate per le seguenti classi di pazienti:
a) Pazienti sottoposti a trapianto di organo solido o a trapianto di cellule staminali emopoietiche (TCSE);
b) Pazienti con immunodeficienza primitiva (compresi immunodeficienza comune variabile, CVID);
c) Pazienti con infezione connatale o acquisita da HIV;
d) Pazienti che per qualsiasi condizione (es. patologie autoimmuni o, più in generale, immunomediate) stiano assumendo cronicamente trattamenti immunosoppressivi (es. farmaci inibitori della calcineurina, micofenolato, azatioprina, ciclofosfamide, methotrexate, steroidi a dose ≥1 mg/Kg, modificatori della risposta biologica come anticorpi monoclonali inducenti alterazioni di numero e funzione delle cellule dell'immunità innata o adattiva).
Raccomandazioni di carattere generale:
- Evitare la presenza-frequenza in luoghi affollati;
- Indossare la mascherina (di comune uso, quali quelle chirurgiche) fuori dal domicilio, in particolare quando si rendano necessarie visite in ospedale per visite, esami e/o trattamenti;
- Eseguire un'accurata e frequente igiene delle mani (si vedano anche le indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sul lavaggio delle mani);
- Evitare di toccarsi con le mani il viso, gli occhi, il naso e la bocca;
- Evitare le visite al proprio domicilio da parte di familiari o amici con sintomi respiratori e/o provenienti da aree a rischio;
- Contattare il medico curante non appena compaiono sintomi riconducibili a infezioni delle vie respiratorie (febbre, tosse, rinite);
- Attivare, ogni qualvolta possibile, visite in telemedicina per evitare il più possibile, salvo necessità cliniche e/o terapeutiche, gli accessi ai pronto soccorso degli ospedali;
- Non sospendere la terapia immunosoppressiva in atto, salvo diversa indicazione formulata da parte del medico curante;
- Monitorare i livelli sierici d'immunoglobuline e praticare terapia sostitutiva in caso di valori di lgG ridotti rispetto ai range di normalità;
- Al fine di evitare contagi in ambito lavorativo si raccomanda di attivare quanto più possibile procedure di smart working e di evitare assolutamente attività lavorative in ambienti affollati;
- In caso di situazioni per le quali è, imprescindibilmente, necessario partecipare di persona a incontri di lavoro mantenere una distanza di almeno un metro (meglio due) dai colleghi, invitandoli a indossare una mascherina e a eseguire le corrette norme igieniche prima del contatto, compresa la sanificazione degli ambienti.
Dal punto di vista organizzativo/logistico:
- Si raccomanda fortemente alle strutture sanitarie presenti nel Paese di identificare e istituire percorsi e spazi (es. sale di attesa) dedicati ai pazienti in oggetto e preordinare gli accessi attraverso contatto telefonico e prenotazioni.
- Si raccomanda a tutto il personale sanitario adibito alla cura di questi pazienti d'indossare gli appositi dispositivi di protezione individuale (DPI) (es. mascherine chirurgiche o quelle specificamente indicate per procedure speciali).
- Si raccomanda di posticipare, laddove possibile e in accordo con gli specialisti del settore che hanno in carico il paziente, i controlli di follow-up per i pazienti: sottoposti a TCSE da più di 1 anno in assenza di complicanze, con HIV in trattamento e conta CD4+>500/mcl e, più in generale, per tutti i pazienti con stabilità del quadro clinico da >6 mesi, in modo da limitare al massimo la frequentazione delle strutture sanitarie (sia per limitare il rischio di esposizione a SARS-CoV-2, sia per ridurre la mole di lavoro di strutture già in parte sovraccariche).
Dal punto di vista terapeutico:
Considerare precocemente, per i pazienti sintomatici, l'utilizzo di farmaci antivirali in studio (es. lopinavir/ritonavir; remdesivir). Pur ribadendo l'incertezza attualmente esistente del beneficio clinico derivante da questo approccio, nei pazienti con deficit dell'immunità umorale che sviluppino un quadro di COVID-19 si può prendere in considerazione (ottimalmente nell'ambito di triaI clinici autorizzati) la possibilità di procedere all'infusione di plasma di soggetti convalescenti che abbiano superato l'infezione da SARS-CoV-2. Ovviamente, il soggetto donatore dovrà compiutamente rispondere ai requisiti previsti dalla normativa vigente per la donazione di emocomponenti.
Categorie speciali:
Particolari precauzioni devono inoltre essere considerate per i pazienti con malattie neuromuscolari immunodepressi: recenti evidenze documentano il potenziale neuro-invasivo del SARS-CoV-2, che potrebbe peggiorare i sintomi pre-esistenti.
E', inoltre, noto che, alcuni farmaci (quali la clorochina) sono proibiti in pazienti affetti da alcune malattie neuromuscolari (es. miastenia gravis).
Per ulteriori informazioni consulta la Circolare del Ministero della Salute “Raccomandazioni per la gestione dei pazienti immunodepressi residenti nel nostro Paese in corso di emergenza da COVID-19” pubblicata il 27 marzo 2020:
9. I fumatori e i consumatori di tabacco sono più a rischio di infezione da COVID-19?
È probabile che i fumatori siano più vulnerabili al virus SARS-CoV-2 in quanto l'atto del fumo fa sì che le dita (ed eventualmente le sigarette contaminate) siano a contatto con le labbra, il che aumenta la possibilità di trasmissione del virus dalla mano alla bocca. I fumatori possono anche avere già una malattia polmonare sottostante o una ridotta capacità polmonare che aumenterebbe notevolmente il rischio di sviluppare forme di malattia gravi, come la polmonite.
10. Le persone che soffrono di allergia ai pollini o di allergie in generale hanno un rischio maggiore di sviluppare una forma grave di COVID-19?
Un'ampia percentuale della popolazione (fino al 15-20%) riferisce sintomi stagionali legati ai pollini, i più comuni dei quali includono congiuntivite, congestione nasale, naso che cola ed a volte starnuti ed eruzioni cutanee. Tutti questi sintomi sono solitamente indicati come raffreddore da fieno, allergia al polline o più appropriatamente rinite allergica. La rinite allergica è comunemente associata all'asma allergica sia nei bambini che negli adulti.
Le forme allergiche più lievi, tra cui anche l'asma allergica lieve, non sono state identificate come uno dei principali fattori di rischio per l'infezione da SARS-CoV-2 o per un esito più sfavorevole negli studi finora disponibili. L'asma da moderata a grave, invece, in cui i pazienti hanno bisogno di cure giornaliere, è inclusa nelle condizioni polmonari croniche che predispongono a malattie gravi.
11. Cosa deve fare chi soffre di allergia ed in particolare di asma allergica in questo periodo dell’anno?
I bambini e gli adulti che assumono farmaci di mantenimento per l’asma (ad es. inibitori leucotrienici, corticosteroidi e/o broncodilatatori per via inalatoria) devono continuare il trattamento come prescritto dal medico e non devono interrompere il trattamento a causa del timore di COVID-19. Se sviluppano sintomi compatibili con COVID-19 (come febbre, tosse, mal di gola) dovranno auto-isolarsi, informare il medico e monitorare la loro salute come tutti gli altri. Se si sviluppa una progressiva difficoltà respiratoria, devono richiedere una pronta assistenza medica.
12. Le persone che soffrono di allergia al polline devono auto-isolarsi se sviluppano i sintomi tipici della rinite allergica?
No, non c'è ragione per le persone che soffrono di allergia ai pollini di auto-isolarsi se sviluppano i sintomi tipici della rinite allergica (congiuntivite, congestione nasale, naso che cola, starnuti). Dovrebbero continuare a seguire le indicazioni generali di distanziamento sociale e consultare un medico se i sintomi peggiorano o se sviluppano febbre o difficoltà respiratorie progressive.
HIV
1. Le persone con HIV (PLWHIV) sono più a rischio di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2?
Ad oggi non ci sono sufficienti dati per affermare che una persona con HIV presenti un maggior rischio di contrarre l’infezione da nuovo coronavirus.
2. Le persone con Hiv sono più a rischio di sviluppare la COVID-19?
Le persone con HIV in trattamento antiretrovirale efficace, con un numero di CD4 maggiore di 500 e con viremia controllata, per i dati oggi a disposizione, non hanno un rischio di peggior decorso rispetto a una persona HIV-negativa. Però, come per la popolazione generale, hanno maggiori probabilità di sviluppare forme gravi di malattia, le persone anziane e quelle con patologie sottostanti, quali ipertensione, problemi cardiaci o diabete e i pazienti immunodepressi (per patologia congenita o acquisita o in trattamento con farmaci immunosoppressori, trapiantati).
Sono da considerarsi immunodepresse e quindi teoricamente potrebbero essere più esposte a complicanze e ad un decorso più severo di COVID-19, le persone con HIV con un numero di CD4 minore di 500, indipendentemente dal trattamento antiretrovirale, anche se al momento non ci sono casi che lo confermino. A queste persone si applica in modo particolarmente stringente l’indicazione di rimanere in casa.
3. I farmaci antiretrovirali assunti dalle persone con HIV possono proteggere dal SARS - CoV-2 e impedire che si sviluppi la malattia COVID-19?
Al momento non esistono evidenze che gli antiretrovirali utilizzati nella terapia di COVID-19 (inibitori delle proteasi) possano fornire protezione efficace contro il contagio da SARS-Cov-2 nelle persone che li assumono per l’infezione da HIV.
4. Le persone con HIV quali comportamenti devono adottare?
Non ci sono indicazioni specifiche per le persone con HIV, occorre attenersi alle misure igienico sanitarie indicate dal Ministero della Salute e alla indicazione di rimanere il più possibile in casa e uscire solo in caso di comprovata necessità. Ciò si applica con maggior forza alle persone con HIV immunodepresse (CD4<500).
5. Le persone con HIV si possono recare presso i centri clinici per visite programmate, prelievi o per ritirare i farmaci?
I centri di Malattie Infettive, che generalmente curano le persone con HIV, oggi sono in prima linea nel fronteggiare la pandemia. Per questo molti centri hanno modificato la loro operatività e adottato procedure locali per l’assistenza ordinaria, la consegna dei farmaci antiretrovirali, i prelievi e la gestione delle urgenze delle persone con HIV. Verificate con il vostro medico/centro come comportarvi. Per tutto ciò che non riveste carattere di urgenza, molti centri hanno provveduto a posticipare gli appuntamenti. Le modifiche delle normali procedure sono state adottate al fine di ridurre l’afflusso di persone presso gli ospedali,come da indicazioni di sanità pubblica diramate a tutta la popolazione. Naturalmente, se avete concordato la necessità di recarvi al centro clinico, ricordate di portare con voi l’autocertificazione necessaria per ogni spostamento.
Informazioni più specifiche su alcuni centri italiani.
6. A chi rivolgersi in caso di sintomatologia riferita a una possibile malattia COVID-19?
Le persone con HIV in caso di sintomatologia sospetta da COVID-19 devono rivolgersi telefonicamente al proprio medico di medicina generale o ai numeri di pubblica utilità messi in campo dalle Regioni per ottenere consulenza specifica sulle procedure da seguire.Fonte: Direzione generale della Prevenzione sanitaria, con la collaborazione di Centro nazionale sangue, Centro nazionale trapianti e delle Sezioni per la lotta all’AIDS del Comitato Tecnico Sanitario - salute.gov.it Edited by francesina63 - 28/4/2020, 15:41
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